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Rome Independent Film Festival

D’Annunzio, l’uomo che inventò se stesso

Con la consulenza di Giordano Bruno Guerri a certificare lo spessore dell’operazione, il documentario di Francesca Pirani & Stefano Viali sorprende per le accurate ricerche e la freschezza del linguaggio filmico

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In concorso al Rome Independent Film Festival, D’Annunzio, l’uomo che inventò se stesso è stato proiettato domenica 20 novembre al Nuovo Cinema Aquila. L’accoglienza assai favorevole e l’interesse destato nel pubblico hanno rappresentato una piacevole sorpresa per tutti i presenti. Molti, infatti, gli interventi dalla platea al termine della proiezione, a testimoniare la bontà del lavoro svolto dai registi Francesca Pirani & Stefano Viali, un duo che del resto al RIFF (dove nel 2017 arrivò anche un premio come Miglior Documentario per Beo) è ormai di casa. Ma chi avesse perso tale occasione non si deve disperare. Il loro nuovo documentario, che ha già beneficiato di qualche passaggio televisivo, è ora disponibile su RaiPlay.

La riscoperta del Vate

Da elogiare vi è intanto quella riscoperta del Vate che per fortuna sta avvenendo su vari fronti. Basti pensare che appena un anno fa usciva nelle sale Il cattivo poeta, ottimo lungometraggio diretto da Gianluca Jodice e con un Sergio Castellitto a dir poco ispirato quale protagonista. Anche lì di Gabriele D’Annunzio veniva offerto un ritratto credibile e al contempo insolito, sorprendente, se rapportato ai parametri pecorecci e stantii coi quali, nel Dopoguerra, lo si è spesso raffigurato, complice la pigrizia (per non dire l’ottusità) di una cultura italiana imbavagliata negli anni della Repubblica da troppi, miseri pregiudizi ideologici.
Sebbene parziale, tale “rimozione” ha senz’altro pesato sul sedimentarsi nell’immaginario collettivo di un’immagine monca di colui che non è stato soltanto uno dei più importanti letterati del Novecento o, detto senza retorica e per mera constatazione dei fatti, un ardente patriota, ma anche e soprattutto un uomo d’azione e di pensiero estremamente poliedrico, sfaccettato, difficile da rinchiudere in qualsiasi gabbia concettuale proprio per la straordinaria ricchezza e complessità del proprio percorso esistenziale. “Bigger than Life“, come si usa dire oggigiorno. Con tutte le contradizioni del caso: se è lecito dire che D’Annunzio dalle tradizioni italiche, dai più o meno antichi retaggi letterari e dalla lingua stessa ha saputo tirare fuori gemme rare, non è ugualmente sbagliato vederlo come un innovatore, un rivoluzionario, un precursore.

Giordano Bruno Guerri: il deus ex machina

Intellettuale oltremodo raffinato, da anni Presidente del Vittoriale degli Italiani (per la salvaguardia e valorizzazione del quale si è prodigato con ottimi risultati), storico e saggista non allineato, meticoloso esegeta delle opere e della biografia di D’Annunzio (come pure di altre voci importanti della letteratura italiana, vedi ad esempio Curzio Malaparte), è stato Giordano Bruno Guerri uno degli artefici di questa ardita operazione filmica. Ci viene spontaneo elogiarlo per due motivi. Da un lato la sua presenza, preponderante nelle interviste, ha assicurato al film un background storiografico e filologico di prim’ordine. Dagli anni della formazione scolastica all’emulazione dell’ispiratore Giosuè Carducci, poeta vate prima di lui, dalla turbolenta vita sentimentale alla cosiddetta “beffa di Buccari“, dal volo su Vienna all’esaltante ma sfortunata esperienza di Fiume, i vari temi vengono passati al setaccio con assoluta cognizione di causa e col supporto di validi materiali di repertorio.
Ma è l’aver accettato e a tratti persino spinto la provocatoria idea di un D’Annunzio primo “influencer” della Storia contemporanea un merito forse addirittura maggiore, poiché magari da uno studioso del calibro di Giordano Bruno Guerri ci si poteva aspettare la difesa di chiavi di lettura più ortodosse, in linea con la tradizione; mentre aver voluto dialogare con l’approccio situazionista dei due cineasti coinvolti nel progetto, abili a far respirare sia i filmati d’archivio che i segmenti più creativi del racconto, ha prodotto frutti. Una bella intuizione, insomma, e non soltanto un vezzo fine a se stesso, aver portato la biografia dello scrittore fuori dalle traiettorie prestabilite così da assecondare prospettive parzialmente inedite e di sicuro molto, molto stimolanti.

 

L’anima pop del documentario

Accade così che Francesca Pirani & Stefano Viali, confrontandosi dialetticamente con Giordano Bruno Guerri, riescano a immettere linfa vitale nella traccia prescelta evidenziando anche un certo humour, allorché le doti particolari di D’Annunzio nel promuovere le proprie iniziative culturali e la sua stessa immagine vengono repentinamente accostate all’ancor più fitto dialogo che hanno coi media le celebrità della nostra epoca. L’effetto è senz’altro straniante. Ma la riflessione che ne deriva tutt’altro che peregrina.
Altrettanto funzionale, calibrata e creativa una componente, la docu-fiction, che in prodotti simili vediamo spesso trattata con maggior approssimazione, in modo grezzo e scolastico. Al contrario in D’Annunzio, l’uomo che inventò se stesso le scene di finzione, oltre a valorizzare una location straordinaria come il Vittoriale, aiutano ad affrescare tratti significativi della personalità del Vate. Dal rapporto con la Duse alle discussioni davvero vibranti durante la Reggenza italiana del Carnaro. E a tal proposito notevole carisma ha rivelato qui l’attore scelto per impersonare D’Annunzio, l’ottimo Fausto Cabra, il quale forte anche delle sue esperienze teatrali ha saputo affrontare una simile sfida col giusto vigore.

D'Annunzio, l'uomo che inventò se stesso

  • Anno: 2022
  • Durata: 92'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Francesca Pirani & Stefano Viali