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In blu-ray Wolf hunter e Martyrs lane

Wolf hunter e Martyrs lane sono le novità in alta definizione di Midnight Factory.

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Midnight Factory, collana di Koch Media dedicata all’horror, aggiunge al proprio catalogo, in limited edition blu-ray, Wolf hunter e Martyrs lane. Entrambi disponibili nello store FanFactory, sono corredati di trailer italiano nella sezione extra e di booklet incluso nella confezione.

 

Wolf hunter (2020)

Ricordate il Devon Sawa di Giovani diavoli e del primo Final destination? Superati i quarant’anni lo troviamo a capo di una famiglia che vive in una remota regione selvaggia. Una famiglia di cui, oltre a lui, fanno parte la moglie e la figlia, dai volti di Camille Sullivan e Summer H. Howell. Una famiglia che si guadagna da vivere cacciando pellicce e che crede le proprie trappole vengano compromesse dal ritorno di un lupo solitario. Co-produzione tra Canada e Stati Uniti, infatti, il film di Shawn Linden ci spinge inizialmente a pensare che rientri nel cosiddetto filone eco-vengeance.

Filone costituito da pellicole incentrate su animali assassini, per intenderci; tanto più che l’uomo si getta da solo alla ricerca della bestia.

Ma, man mano che le due donne avvertono la sua sempre più lunga assenza, Wolf hunter prende tutt’altra piega. In quanto la minaccia a quattro zampe in questione viene mostrata soltanto fugacemente e vanno via via sfumando le premesse iniziali da survival movie. Perché, in fin dei conti, è un racconto per immagini riguardante l’inconciliabilità tra l’essere umano e la natura quello che scorre sullo schermo. Un racconto per immagini destinato ad evolversi con l’entrata in scena di un individuo gravemente ferito, interpretato dal Nick Stahl di Terminator 3 – Le macchine ribelli. Con la tensione che sale progressivamente e la carta vincente identificabile nell’inaspettata scelta di ribaltare di continuo i concetti di preda e predatore. Fino ad uno shockante epilogo sanguinolento manifestante, a suo modo, echi dalle violenze tipiche del Leatherface di Non aprite quella porta.

 

Martyrs lane (2021)

Da un suo omonimo cortometraggio datato 2019, la britannica Ruth Platt deriva questa vicenda che vede protagonista la piccola Leah alias Kiera Thompson. Ma chi è Leah? Nient’altro che una bambina di dieci anni che vive in una casa canonica insieme a mamma, papà e sorella maggiore. Un luogo impregnato di religiosità e fede, ma che la notte porta con sé un’atmosfera inquietante in cui dominano le ombre. Atmosfera di cui lei risente più di tutti, tanto da ritrovarsi una presenza che comincia a farle visita. Una presenza che si presenta in qualità di sua coetanea di nome Rachel, incarnata da Sienna Sayer. Una presenza angelica con cui instaura quello che si può tranquillamente definire un rapporto d’amicizia.

All’insegna di oltre un’ora e mezza di visione che, immersa in angoscianti lenti ritmi di narrazione, sarebbe riduttivo relegare nel cinema dell’orrore.

Un’operazione a proposito di cui la regista osserva: “Martyrs lane è germogliato dai miei ricordi d’infanzia. Non è un film autobiografico, ma parte dal seme dell’idea di essere un bambino in un mondo adulto, e di non sapere. Di non capire bene quel che ci accade intorno. Quindi, anche dalla possibilità di avere incubi violenti viscerali, ma non essere in grado di dargli un senso o di parlarne. È qualcosa che si adatta perfettamente al genere horror, ma è più implicito e sottile che esplicito”. Un’operazione le cui dichiarate influenze letterarie sono Cime tempestose di Emily Brontë e Jane Eyre di Charlotte Brontë. Oltre al mondo in cui abitava Mary Shelley, autrice di Fankenstein, in quanto lo scrisse come metafora dopo aver perso il suo bambino. Dunque, un film facilmente riassumibile come sorta di versione inglese delle ghost story spagnole.

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