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È reale? di Gianfranco Pannone

L’Italia vista dai paesi

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L’Italia vista dai paesi è un’altra cosa che vederla da Roma, da Milano o da Napoli. Faccio fatica a spiegarlo ai miei amici metropolitani, che la provincia la vivono solo in certi week end di riposo. Io, invece, che da bambino e ragazzo ho anche vissuto in provincia, da più di vent’anni posseggo una piccola casa a Barbarano Romano, paese-bomboniera della Tuscia, e da lì, nei periodi in cui vado a scrivere o a leccarmi le ferite del trantran quotidiano, mi sembra di vederci più chiaro.

Prima di tutto a Barbarano, che conta circa mille abitanti, sai chi è nato (pochi, a dire il vero, com’è un po’ in tutta Italia) e chi è morto, cosa che nella grande città accade di rado. A Roma, quando vivevo nella popolosa San Giovanni, una volta mi è capitato che solo due mesi dopo ho saputo dei due anziani e veraci coniugi residenti al pianoterra morti in silenzio uno dietro l’altro, e ancora oggi mi vergogno di questa mia… disattenzione.

Certo, in un paese c’è pure molto controllo sociale e chi vive in città non sempre sopporta il salutarsi più volte in una sola mattinata piuttosto che la vecchia comare fin troppo occhiuta, ma è l’umanità la vera pietra preziosa di un piccolo centro abitato.

Questa condizione mi ha talmente coinvolto, che insieme ad un gruppo di amici “de fora e de dentro” Barbarano, mi sono inventato un piccolo e volutamente semplice, quasi francescano, festival sociale e antropologico, che nel primo week end di novembre sarà giunto alla quarta edizione. Lo abbiamo chiamato Il senso di un paese; si tratta di una tre giorni in cui, tra cultura “alta” e cultura “bassa”, si vedono film, di finzione e documentari, che riguardano il territorio e la sua tutela, si ascolta buona musica popolare, si dibatte sulle potenzialità turistiche e culturali di Barbarano e della Tuscia e, non ultimo, si mangia e si beve. Fa un po’ Pro loco, lo ammetto, ma devo aggiungere che a Barbarano si gode sia di un Parco Regionale, detto di Marturanum, in cui il paese è immerso, che di una preziosa area archeologica etrusca e romana, San Giuliano, luoghi di meditazione oltre che di svago.

A cosa serve Il senso di un paese? Serve, oltre che a riflettere sullo spopolamento dei piccoli centri e sulle loro potenzialità seminascoste, a fare comunità e a vivere con gli altri ad altezza d’uomo, proprio come da più di trent’anni provo a insistere con i miei documentari. Per me fare politica è anche questo; politica di respiro largo, fuori dagli slogan ideologici. E mi piace pensare con affetto e gratitudine a chi il proprio paese come i territori limitrofi li vive da dentro, con gioia e talvolta anche con dolore.

Il poeta e “paesologo” Franco Arminio, per esempio, che nella sua Bisaccia, in Irpinia d’oriente, ci vive da sempre, e che ad Aliano, il paese lucano in cui fu confinato Carlo Levi, l’autore di Cristo si è fermato ad Eboli, per intenderci, ha creato un festival utopico e concreto al tempo stesso, che si tiene ogni agosto. E penso a un altro mio amico e fratello, Ambrogio Sparagna, maestro di organetto, musicista ed etnomusicologo, “albero di canto” che vive ostinatamente nella sua Maranola, villaggio di collina chiuso tra Formia e i Monti Aurunci. E ancora, un pensiero va a Franco Piavoli (ricordate quel bellissimo poema sonoro e visivo che è Il pianeta azzurro?), che vive nel bresciano e che alla sua terra ha dedicato gran parte dei propri film; e a Giuseppe Morandi, che insieme a Il micio, figura mitica nella lombarda Piadena, nella bassa tra Cremona e Mantova, si muove tra musica di tradizione orale e cinema documentaristico con una grazia che non ha uguali in Italia. E mi piace, infine, ricordare il grande Cesare Zavattini, che negli ultimi anni della sua vita tornava spesso a Luzzara, nella sua Bassa reggiana, al punto che volle ricomprare la casa dei genitori emigrati decenni prima dal paese.

Insomma, di resistenti – così mi piace chiamare le persone che non soccombono alle sirene della grande città – ce ne sono tanti in Italia. Ho amici in Calabria, in Toscana,  in Puglia, in Campania, in Friuli…, che considero veri e propri punti di riferimento: direttori di piccoli e preziosi festival cinematografici e musicali, produttori di vini naturali e biologici, attenti mediatori culturali, tutti dotati di un acume e di una sensibilità che a mio parere si sviluppano più facilmente nei piccoli paesi di cui è disseminata l’Italia, dove il tempo si dilata e i silenzi restituiscono pace e spazi vitali per riflettere su sé stessi e sul mondo.

Vi aspetto, dunque, nella mia Barbarano il 4, 5 e 6 novembre prossimo. Non è solo pubblicità (a proposito, l’ingresso alle manifestazioni è gratuito), credetemi, è un invito a riprendervi il vostro tempo, che, a dirla tutta, rivolgendomi agli “addetti ai lavori”, è anche un modo per meglio coltivare l’idea documentaria.