Un Nemico Invisibile è un documentario diretto da Riccardo Campagna e Federico Savonitto, prodotto da Takaità Film, Purple Neon Lights, Kublai Film, con il supporto di Friuli Venezia Giulia Film Commission e distribuito da Lo Scrittoio.
Raccontato con piani strettissimi e una colonna sonora di qualità, la storia dei Rasman rivela vite impotenti e maltrattate, che vacillano tra l’oblio e la solitudine nel tentativo di trovare consolazione e giustizia.
Un Nemico Invisibile, la trama
Un Nemico Invisibile è la disperata ricerca delle verità portata avanti dalla famiglia Rasman, dopo che il figlio Riccardo viene assassinato dalle forze dell’ordine. La sorella Giuliana e i genitori si dimostreranno capaci di portare il fatto fino al tribunale Internazionale, convinti che alla morte del ragazzo innocente, soggiaccia un complotto politico di più ampia natura.
Un Nemico Invisibile, la recensione
I primi dieci minuti che la coppia Campagna-Savonitto ci offrono, sono cinema documentario veramente raffinato. Ciò che muove l’imprinting emotivo è senz’altro la musica (firmata da Corberi, Fanutti e Cisilino). C’è una traccia audio di una registrazione, ma nulla sarebbe senza l’accostamento ermetico della traccia musicale. E così si veicola l’attenzione verso la back story, con una registrazione dalla TV che sembra fiction lontana, quando invece è realtà ancora sanguinante.
Nei 75 minuti di creazione, Un Nemico Invisibile esplicita la desolazione delle vecchie generazioni che hanno perso il vincolo con la vita dal momento che hanno visto la morte del figlio. Lo scollamento emotivo che ne consegue ha tramutato la loro ragione di esistere, dall’amore alla guerra (per la verità e la giustizia).
Dalla morte infame di un familiare a un complotto di più alta scala, in una trama politica tecnica e disumana.
Non ci si rende conto di scivolare nella follia.
Eppure, lentamente si arriva all’ossessione. Per quanto si simpatizzi con queste vite torturate dall’ingiustizia, a un certo punto non ci si capacita di come venga a mancare del tutto la lucidità. E così anche la visione diventa frastornante.
La battaglia si trova ad un bivio quando il tribunale italiano non riconosce il danno fisico e morale a Riccardo e si pensa alla Corte Europea.
Il passaggio dalla battaglia legale all’arrivo del COVID e poi alla morte del padre Duilio, è davvero vicino. Non è chiaro se sia stato il COVID a consumare l’uomo o l’estenuante percorso legale. Che alla fine non ha colmato il vuoto lasciato dal figlio scomparso e non ha fatto che rendere queste vite una infelice storpiatura della vendetta.
– Uno è stato ammazzato, l’altro è ammalato, restiamo noi due sole.
– Come sole? Abbiamo tanti assassini intorno, mam. Non hanno intenzione di lasciarmi in pace, non saremo mai sole.
E su questa storia assillante, visivamente raccolta con colori freddi, si alternano immagini di umile lavoro di campagna. Tale è l’apparente pochezza di mezzi, che questa agricoltura così primordiale ci riporta dalla provincia di Trieste all’est Europa dell’era comunista.