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Biennale del Cinema di Venezia

‘Three nights a week’ Incontro esclusivo con regista e cast

Durante la 79esima Mostra del Cinema di Roma, abbiamo incontrato il regista Florent Gouëlou e gli interpreti principali, Pablo Pauly e Romain Eck, del film di apertura della Settimana della Critica, Three nights a week, presentato come evento speciale.

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Three nights a week incontro

Durante la 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, abbiamo avuto il piacere e il privilegio di organizzare un incontro esclusivo con il regista e i protagonisti di Three nights a weekIl film, diretto da Florent Gouëlou, è stato presentato come evento speciale, fuori concorso, in apertura alla Settimana della Critica.

‘Three nights a week’ apre a Venezia la Settimana della Critica

Nell’incantevole cornice della Casa della Critica, al Lido di Venezia, abbiamo quindi incontrato Pablo PaulyRomain Eck, rispettivamente interpreti di Baptiste e Quentin/Cookie Kunty, e colui che ha dato inizio a tutto, che risponde al nome di Gouëlou. Disponibili, cordiali e appassionati, gli intervistati si sono concessi alle domande e alle curiosità, svelando imperdibili retroscena e aneddoti. Ed ecco il resoconto della nostra chiacchierata…

Three nights a week | Incontro con i protagonisti Pablo Pauly e Romain Eck

«La partecipazione de La Grand Dame (tra le più famose Drag Queen e una delle concorrenti di Drag Race France, ndr.) è stata una coincidenza, non era ancora stata annunciata in Drag Race, addirittura non c’erano nemmeno rumours a tal proposito».

Eck è il primo a prendere parola, entrando nel vivo del discorso Drag, al quale è evidentemente molto legato. Cookie Kunty è infatti il suo alter-ego Drag Queen, al quale si ispira l’omonimo personaggio della pellicola.

«Il reale me è sempre lì, il make up aiuta a esprimere più autencità. – prosegue l’attore francese – Quando sono in Drag, sono Cookie Kunty, e sono completo, quando esco mi riconosco lo stesso, ma è come fossero due differenti persone che si cercano a vicenda. Ma il make up aiuta a trasformarti, a creare qualcosa di nuovo ed è emozionante, perché puoi sempre reinventarti.

Il make up non ha a che fa fare con il genere o le età, in fondo se guardiamo ai tempi antichi anche gli uomini portavano il trucco, era uno strumento di potere. Ai giorni d’oggi è superato pensare che possa essere una cosa solo per donne.

Tutti indossiamo dei costumi, che sia sul viso o sul corpo. In fondo la vita è un gioco di ruolo. – Romain Eck

La danza può essere catartica, ma anche molti altri aspetti dell’essere in Drag, che è come un’estensione di te stesso».

Il vero senso dell’amore

Aggiunge Pauly: «È come se fossi realmente connesso con l’altro te stesso, lo trovo molto puro, molto onesto. Usi il corpo in maniera molto più onesta. All’inizio, mi domandavo cosa potessi fare e mi hanno chiesto di provare qualche mossa. Il mio personaggio non sa cosa sta facendo, così tenta, si mette in gioco». E va detto, il risultato è più che convincente, e molto sexy!

«Nel film la mia ragazza non è stupita del fatto che io vada con un altro uomo, mi chiede solo a che punto siamo io e lei come coppia. Lo trovo molto puro. L’amore è puro. Mi innamoro della tua anima, non c’è da discuterne. Non c’è alcun giudizio circa l’amore». – conclude Pauly, riguardo al suo ruolo nel film.

L’amore è amore. – Pablo Pauly

«Ci sono due persone che si amano con la più pura forma d’amore, e la scena del loro addio è bellissima. È una chiusura della loro relazione, molto onesta». Ci tiene a sottolinearlo Eck, prima di addentrarsi nel vivo di ciò che significa essere Drag o Queer, e del valore che ha una simile scelta.

Responsabilità e orgoglio Queer

«Se sei Queer è importante che ne parli e ne sia orgoglioso. Viviamo in un mondo in cui la diversità esiste, può essere una forza e va abbracciata. E c’è una sorta di sollievo nel farlo. 

Credo che il grosso problema nella nostra società moderna sia la misoginia, perciò la nostra femminilità è sempre un problema, una debolezza. Noi uomini gay siamo spesso criticati per questo, per il nostro lato femminile.

Si ripete il trauma, forzando gli standard di normalità, e la mascolinità tossica esiste anche nella comunità gay. Non vivo nella paura e nessuno dovrebbe farlo. Ecco perché dobbiamo continuare a lottare. Noi speriamo in un futuro migliore».

Pauly si definisce «un alleato della comunità LGBTQ+. Sono nato e cresciuto a Parigi. I miei genitori sono sempre stati molto aperti circa la vita e l’amore, perciò non ho mai realmente capito questo odio».

Riguardo alla questione alleati, Eck spiega come «Baptiste compia un suo personale viaggio di scoperta e credo che tutti gli esseri umani debbano essere liberi di esplorare. Io non ho scelto di essere gay, non lo cambierei per niente al mondo, ma mi ha reso chi sono. Non è una cosa che si sceglie, come la razza, per cui non c’è da biasimarsi.

Sono felice di vivere in un tempo in cui posso stare abbastanza al sicuro ed esprimere me stesso, ma non è ancora finita, c’è ancora da lottare. Per questo sono fondamentali gli alleati. Perché loro hanno l’attenzione, il potere di parlare per gli altri».

La scoperta del mondo Drag

Alla domanda su come sono approdati al mondo Drag e quali sono i loro primi ricordi, Eck ha raccontato del ruolo che la sorella ha avuto in tal senso. «Ho scoperto il mondo Drag grazie a mia sorella, ero affascinato da lei e dai suoi amici. Quando sono andato a Parigi, ho iniziato a frequentare le Drag e i locali. Dopo tre mesi ho vinto una gara e da lì è iniziato il mio percorso. Ora lei non lo fa più, mi ha lasciato i suoi abiti. Ma il film non è la mia storia, è solo ispirato al mio personaggio».

«Io non sapevo nulla di questo mondo – interviene Pauly – ma questo ha aiutato per il mio personaggio, a costruirlo. Ho dovuto smettere di imparare, perché altrimenti mi sarei portato troppo avanti. Ho cercato di capire con gli occhi di Baptiste, e non con i miei, senza avere troppe informazioni. Ho sbucciato Cookie come una banana (ride, citando una battuta del film, ndr.)».

Acting is reacting. – Pablo Pauly

Three nights a week | Incontro con il regista Florent Gouëlou

«L’amore nel film è genuino, non volevo rendere l’omosessualità una questione. Volevo anche mostrare come la nostra traiettoria personale può cambiare drasticamente. – esordisce così Gouëlou – Baptiste è capace di accettare e abbracciare l’amore così com’è. Così come Sania riesce a confrontarsi e a capire cosa vuole davvero il suo compagno.

Si parla di amore vero. – Florent Gouëlou

Il film è romanzato, ma ci sono reali persone a interpretarlo. Cookie Cunty mi ha permesso di entrare nel suo mondo e metterci un po’ di finzione. Ho nutrito la mia immaginazione. C’è autenticità nel racconto, proprio come recita il tatuaggio di Kiara».

Parlando poi dei riferimenti cinematografici – nel film si nominano Jessica Rabbit, Voldemort e Carrie – il cineasta dice di essersi in parte rifatto sì all’immaginario collettivo, ma anche a una delle sue prime opere, il cortometraggio Beauty Boys, sempre con Cookie Cunty.

La scelta degli attori e il messaggio del film

«Volevo essere molto etico nella scelta degli attori, e che tutti si sentissero rappresentati. Perciò sono stato meticoloso. E il personaggio Baptiste è generoso nel mostrare un ragazzo eterosessuale che si innamora di un altro ragazzo. Mi sono ispirato a Louise Garrel nel film Les Chansons d’amour di Christophe Honoré.

La comunità accoglie Baptiste, spesso è l’opposto. Loro decidono di adottarlo, non di normalizzarlo. – prosegue Gouëlou, ricordando le prime esperienze nel mondo Drag – Anche a me è capitato di sentirmi subito accolto.

All’inizio venivo bullizzato per essere troppo effeminato, prima di rendermi conto e capire me stesso. Poi mi sono sentito adottato e legittimato di esistere. Ho iniziato a celebrare quelle stesse cose per cui mi bullizzavano.

È stato un processo di guarigione. Drag è qualcosa che riguarda anche il potere e la libertà. Ora, confrontandomi con il mio alter-ego, ho trovato il modo di accettare il mio potere come persona anche out of Drag.

L’arte Drag è attivismo e piacere. – Florent Gouëlou

Credo che il messaggio del film sia come costruire una società con spazi sicuri, in cui tutti possiamo essere differenti insieme».

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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