Samaritan è un film diretto da Julius Avery e disponibile su Amazon Prime Video dal 26 agosto 2022.
Samaritan il trailer del nuovo film di Sylvester Stallone da agosto su Prime Video
La trama
Il tredicenne Sam Cleary (Javon “Wanna” Walton) sospetta che il suo misterioso e solitario vicino Mr. Smith (Sylvester Stallone) sia in realtà una leggenda sotto copertura. Vent’anni fa, il vigilante con superpoteri di Granite City, Samaritan, è stato dichiarato morto dopo una battaglia contro il suo rivale, Nemesis, in un magazzino andato a fuoco. In molti credono che Samaritan sia morto nell’incendio, ma altri in città, come Sam, sperano che sia ancora vivo. Con l’aumentare delle azioni criminali e la città sull’orlo del caos, Sam decide di convincere il suo vicino a uscire allo scoperto per salvarli dalla rovina.
La recensione
Samaritan è un film altamente consigliato a chi critica i cinecomics dell’universo condiviso Marvel.
C’erano i presupposti perché fosse esplosivo l’esordio da protagonista nel superhero world (aveva già fatto un gustosissimo cameo in Guardians Of The Galaxy di Gunn) di Sylvester Stallone, vera e propria colonna portante del cinema action anni ’80, ovvero l’unico e inconsapevole precursore dei cinecomics e del loro predominio: e sembrava anche facile, giocando la carta della sua naturale propensione per un certo tipo di atmosfera e mood vintage e da appassionati e la sua aria d’altri tempi con la quale riesce a dare una personalità precisa a progetti sul grande schermo che non avrebbero avuto neanche una chance senza di lui (su tutti, The Expandebles ed Escape Plane).
La storia di Samaritan è di quelle che possono stare sul retro di un francobollo, un chiaro esempio -però fallito- di high concept (storie basate interamente su una premessa chiara, facilmente comunicabili, talvolta assurde e che aprono scenari interessanti). L’impatto di questo tipo di architettura narrativa però può essere grande ma non è certo facile da sviluppare, perché va mantenuto il controllo nella scrittura in modo che ci sia tensione dall’inizio alla fine.
E qui crolla tutto.
Se le premesse di Samaritan erano ottime, lo svolgimento non regge alle aspettative. Quello che esce fuori è un film spento e senza voglia, dove l’artificiosità di tutto si rivela nella povertà della messa in scena: non basta stavolta rispettare i capisaldi del genere (una tragedia avvolta dal mistero che ha segnato la vita del protagonista, dei poteri che ne segnano il destino, la volontà di fare del bene nonostante tutto), perché manca il collante e la storia non ha nessun tipo di coerenza interna.
Una delle carte vincenti dell’MCU e dei suoi film, anche a dispetto di quelli della DC Comics/Warner in costante ricerca d’ossigeno, è quella di aver saputo, proprio come nei fumetti, rispettare le regole base del supereroe classico ma inserire l’avventura in un contesto narrativo più ampio che giustifichi anche vuoti ed ellissi narrative.
In Samaritan non c’è nulla di tutto questo (essendo ovviamente uno stand alone su un personaggio anche nuovo e inventato appositamente, nonostante l’assonanza del nome con il supereroe del serial Astro City di Kurt Busiek).
Non c’è il lirismo della decostruzione dell’eroe nietzschiano come nel Watchmen di Snyder, non c’è l’autoironia corrosiva di Hancock o la seria irriverenza di Ant-Boy di Aski Hasselbalch, né tantomeno il dolore revisionista del Unbreakable di Shyamalan.
Quel fascino vintage di cui sopra non giova neanche, visto che programmaticamente il film dovrebbe essere un controcanto ai supereroi di oggi: l’opera di Avery è a cavallo tra due decenni e due epoche, una zona grigia dove le caratteristiche tipiche del cinema di una decade non sono sparite e le innovazioni sembrano qualcosa di innaturale e di là da venire. Samaritan è inconsapevole di collocarsi proprio lì, tra la New Hollywood e l’edonismo reaganiano: tra un cinema molto urban e action (dove appunto Stallone regnava incontrastato) e quello invece di un presidente che ispirava i film dei grandi studios, un cinema fantastico per ragazzi smaliziati ma non troppo.
Il superuomo dello Stallone di 76 anni, insomma, sembra essere invecchiato maluccio e non certo con la consapevolezza tragica di Bruce Willis nel capolavoro di Shyamalan; sicuramente, perde il confronto con il superuomo che già era in nuce di Cobra, Rambo e Rocky.
E per una sceneggiatura che non resiste ai colpi del tempo e della concorrenza, troviamo enormi fragilità anche nella scrittura, l’imbarazzo di un montaggio grossolano specialmente nelle sequenze dove era più importante (le scene di lotta), il miscasting per un grande interprete che fu e che inizia forse ad accusare i colpi in ruoli dove la sua pesante fisicità non è controbilanciata da una scrittura più brillante.
Se Samaritan personaggio dunque non è né buono né cattivo, Samaritan film non è né carne né pesce.