Anno: 2011
Distribuzione: Zip Films
Durata: 80’
Genere: Documenatrio
Nazionalità: Spagna
Regia: Jo Sol
Il termine transgender implica in sé il concetto della transitorietà.
Attraversare un periodo di transizione vuol dire essere in una fase in cui si cerca di rimodellarsi, di arrivare a una nuova definizione di se stessi.
Questa è la strada percorsa da Laszlo Pearlman, il protagonista del documentario Fake Orgasm, diretto dall’anarchico spagnolo Jo Sol.
Durante il suo spettacolo, in cui invita donne e uomini a simulare orgasmi, Laszlo inizia con i concorrenti un interessante discorso sulle finte costruzioni sociali in cui ci imbattiamo tutti i giorni: grazie a esempi stimolanti – gli atteggiamenti imitatori che assumono i bambini (i maschi fingono di essere coraggiosi, le femmine fingono di essere gentili) – e ad altri più comuni come il semplice vestirsi o truccarsi, riesce a portare il pubblico a un livello di attenzione critica non indifferente: cos’è la finzione, cos’è la realtà?
È in questo momento che si spoglia, mostrando il suo corpo semi-operato.
C’è un attimo di silenzio totale. Sia nella sala dove si svolge lo spettacolo che in quella cinematografica.
Durante quei pochi minuti in cui tutti guardano il corpo di Laszlo il nostro cervello si blocca, si libera dalle immagini consuete a cui è abituato e inizia a creare sinapsi nuove. Per un momento tutti guardano quel corpo, sconvolti.
Questo lavoro entra a pieno merito nella definizione di documentario: il suo interesse è quello di traumatizzare, di destabilizzare una mente che si è adagiata all’interno di confini prestabiliti, di portare le persone a farsi delle domande.
Ci sono almeno due scene molto belle, degne di essere descritte: l’unione, in un’unica forma, di due corpi transgender semi operati, in cui tutti i sessi sono possibili e il momento in cui Laszlo nudo, su un letto bianco, si circonda di chi è interessato a fargli\farsi delle domande. «Are you happy?». « Yes, thank you, this is a beautiful question. My happiness is about life, not about gender».
È questo il nostro errore.
Forse dovremmo riuscire a rompere quella struttura binaria che applichiamo a qualsiasi livello di interpretazione della realtà.
In una società che sta soccombendo, dovremmo avere il coraggio e l’intelligenza di vivere nuove strade, nuove possibilità, che sono molteplici e diverse per ognuno di noi.
Angelo Cavaliere