
Anno: 2011
Durata: 90’
Genere: Documentario
Nazionalità: USA
Regia: David Weissman/Bill Weber
Commovente, intenso, necessario: We Were Here di David Weissman e Bill Weber, documentario candidato agli Oscar, presentato alla prima edizione di Agender – Cinema Queer/Future Arts, è una preziosa testimonianza di un periodo esaltante e amaro, gioioso e triste. Siamo a San Francisco, durante la metà degli anni settanta, quando la città divenne il primo avamposto delle comunità LGBT americane, dove migliaia di giovani si riversavano per poter vivere liberamente il proprio orientamento sessuale, sperimentando nuove forme identitarie e relazionali. Questa esplosione di libertà, successiva alla diffusione della cultura hippie, aveva trovato una zona franca, uno spazio desaturato, dove poter far circolare modelli antropologici inediti, rinnovando in maniera consistente la cultura comunitaria preesistente.
Purtroppo, questa gioiosa deterritorializzazione, che vide tra i propri protagonisti anche il famoso attivista Milk (figura resa celebre dall’omonimo film di Gus Van Sant), fu funestata dalla prima diffusione del virus dell’HIV, che trovò – e non poteva essere diversamente – completamente impreparati tutti coloro (soprattutto gli omosessuali maschi) che ne vennero contagiati.
Cinque superstiti, miracolosamente scampati, raccontano quel periodo, rievocando la storia di tutte quelle persone che vennero travolte e, in un batter d’occhio, spazzate via da un flagello inarrestabile. È chiaro che la diffusione della malattia divenne uno strumento assai efficace per demonizzare un fenomeno che aveva non poco destabilizzato l’ultra puritana società americana.
Sarcomi, piaghe su tutto il corpo, dimagrimenti istantanei, infezioni che provocano rapidamente cecità: tutti i sintomi da immunodeficienza colpirono improvvisamente migliaia di individui; gli ospedali che li accoglievano erano divenuti campi di concentramento, e tutto ciò che si poteva fare era rendere meno doloroso possibile il breve tragitto verso la morte.
Ma ciò che ancor più sgomenta è la sensazione di terrore vissuta da coloro che non erano stati ancora contagiati, o da chi avendo già contratto il virus, e vedendone gli sviluppi sulla pelle dei propri amici, attendeva atterrito il compimento del proprio destino.
L’arco di storia documentato va dalla fine degli anni settanta fino ai nostri giorni: si assiste alla comparsa delle prime cure mediche, come l’AZT, fino al famoso cocktail di farmaci che rallentava il decorso della malattia, ma provocava effetti collaterali devastanti.
Oggi l’HIV è stata fortemente contrastata e la sua diffusione si è assai ridotta, anche se non si può abbassare la guardia. Ma, quello che più conta, è che San Francisco (Frisco diceva Kerouac) è tornata a sorridere.
Luca Biscontini