Si parte dal Roter Salon, locale nel quartiere Mitte della Capitale tedesca che, per l’occasione, si trasforma nel cuore logistico di uno dei festival di cortometraggi più importanti al mondo: l’Interfilm festival di Berlino. Giunto quest’anno alla sua ventisettesima edizione, e forte di essere sopravvissuto a quasi trent’anni di cambi radicali che hanno attraversato la città che lo ospita, il festival è un vero e proprio palcoscenico di corti di qualità provenienti da tutto il mondo e selezionati per essere proiettati durante i cinque giorni della durata della manifestazione in tre differenti cinema, per un totale di 5 sale. Quest’anno i numeri raggiunti non hanno precedenti. Si parla di una preselezione tra 7000 opere per giungere alla scelta di 22 cortometraggi in competizione, provenienti da 17 paesi diversi.
L’atmosfera che si respira è di grande professionalità e passione, il che permette anche ad un pubblico neofita d’immergersi in un mondo fin troppo poco visibile come quello dei cortometraggi. Oltre ai film in concorso, suddivisi in categorie, vengono proiettati lavori storici, di carattere sperimentale e rassegne specifiche, per solleticare ogni tipo di interesse. La cornice del festival è meravigliosa: la location di punta, Il Babylon, che si trova a Rosa-Luxemburg-Platz a pochi passi dal Roter Salon, è un teatro e cinema d’essai già di per sé interessante, come lo sono anche gli altri due cinema, promotori di opere che, altrimenti, sarebbero destinate all’oblio.
Entrando nel vivo del festival non possiamo che iniziare con i due corti italiani in concorso quest’anno. Il primo, per la regia di Andrea Zaccariello, Il Cane, parla di un uomo in procinto di togliersi la vita ma che viene messo in fuga da un rottweiler, e, terrorizzato, finirà per nascondersi in un cimitero dando luogo a un gioco tra la morte, la vita, il desiderio e la paura. La seconda opera italiana è Al Servizio del Cliente, girata da Giuseppe Tufarulo: si tratta di un simpatico corto che mette in scena, in maniera paradossale, le attenzioni che lo staff di un supermercato dedica al cliente. Il regista riesce ad esprimere al meglio l’italianità attraverso i personaggi e un’ottima direzione artistica degli attori.
Nella sezione del concorso Strange Worlds, merita di essere segnalato The Extraordinary Life of Rocky De Vlaeminck, girato dal belga Kevin Meul, in cui assistiamo alle vicende di un uomo che fa morire inavvertitamente chiunque gli sia vicino e venga da lui amato. Ogni riferimento al cinema di Wes Anderson non è casuale.
Nella sezione Love & Confusion risaltano invece Nu, del francese Alexandre Tisseyre, che segue le vicende di una coppia e un loro amico; quest’ultimo viene visto perennemente nudo dalla donna, suscitando imbarazzo e spingendola a ‘vederci chiaro’ nello strano fenomeno. Sempre nelle stessa sezione brilla per originalità e per aura grottesca Léo l’impassible del francese Nicolas Apicella, in cui un ragazzo inventa una strana macchina per sorridere in un mondo privo d’ilarità.
Nella sezione Of Man and Beasts spiccano i due corti preferiti da chi scrive. Deerfall della regista inglese Kate McLaughlin, che analizza un dissidio tra un padre e figlio in una famiglia dell’alta borghesia inglese, in cui l’amore diventa materiale di scambio e fonte di dolore. Il secondo è Animal Control del canadese Kire Paputts, una riflessione sulla tassidermia e l’amore per gli animali vivi, con protagonista il conosciuto attore caratterista Julian Richings.
Nella sezione Assault & Accident brilla Barbakan del regista polacco Bartlomiej Zmuda, in cui l’inimmaginabile diventa realtà.
La Gran Carrera di Kote Camacho
In concorso anche corti di animazione nella sezione Animated I-II-III, con opere più o meno sperimentali, tra le quali spiccano The Backwater Gospel del danese Bo Mathorne, un horror western splatter in stile comic, in cui gli abitanti di una cittadina sperduta e terrorizzata dalla morte finiscono per farsi a pezzi l’un l’altro. Dalla Germania, invece, il divertentissimo Flamingo Pride, girato dall’Israeliano Tomer Eshed, che gioca coi luoghi comuni del mondo omosessuale, utilizzando come protagonisti dei fenicotteri rosa e immaginando il loro giorno dell’orgoglio a ritmo di musica tecno in pieno stile Love Parade. Molto divertente anche il corto d’animazione francese D’Une Rare Crudité, girato da Marion Szymczak, Emilien Davaud e Jérémy Mougel, in cui viene osservata la vita della natura (frutta, verdura e fiori), sulla quale interagiscono clima, fauna e azione dell’uomo. Maliziosamente potrebbe essere definita una sorta di presa in giro al vegetarianismo.
Nel programma speciale, tra gli ospiti, da segnalare i corti selezionati dalla casa di produzione di cortometraggi inglese Candella Films, che ha presentato una serie di opere tra cui il curioso documentario di Benjamin Wigley, PS Your Mistery Sender: è la particolare vicenda di un misterioso fan che invia oggetti allo stilista Paul Smith, che li colleziona, durante un arco di vent’anni. Il documentario è un’intervista allo stesso stilista che mostra i bizzarri oggetti. Sempre della Candella, Sunny Boy di Jane Gull, uno straziante sguardo sul mondo di un ragazzo affetto da una rara malattia della pelle che non gli permette d’esporsi alla luce, e il bellissimo Rite di Michael Pearce. È la giornata di un padre che tenta di redimersi per il figlio, ma non resiste al richiamo della sua vita fatta di sbornie e violenza. Un ritratto del mondo hooligan inglese con alcune sequenze di rara bellezza all’interno di un pub. Per scoprire le assegnazioni dei vari premi in ogni categoria potete consultare il sito ufficiale del festival (www.interfilm.de), mentre il vincitore assoluto della ventisettesima edizione è un corto spagnolo girato da Kote Camacho e intitolato La Gran Carrera. Un affresco che racchiude riflessioni politico-sociali e che fonde magistralmente una resa visiva che si rifà agli inizi del ‘900 e soluzioni tecniche moderne.
Arrivederci al prossimo anno.
Davide Casale