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Serie Tv

‘Christian’ la recensione della bella serie soprannaturale su Sky

Edoardo Pesce è un picchiatoe che vive nella Città-Palazzo della periferia romana: la sua vita violenta viene sconvolta dall'apparizione delle stimmate sulle sue mani...

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Christian è una serie di 6 episodi disponibili dal 28 gennaio 2022 su Sky Atlantic e sull’on demand.

La Trama

Christian è un energumeno di circa quarant’anni che vive facendo il lavoro sporco per conto di Lino, boss del gigantesco “Città-Palazzo” in cui vivono entrambi, insieme ad Italia, la madre di Christian, malata di Alzheimer da molti anni; Davide, figlio di Lino e grande amico di Christian; Rachele, giovane vicina di casa di Christian tossicodipendente; Tomei, disilluso medico clandestino del quartiere; Penna, Sergio e Stefanuccio, “colleghi” di Christian.

Christian ambisce ad un lavoro meno sporco e più redditizio ma le sue richieste vengono costantemente ignorate da Lino.

E le cose sembrerebbero poter solo peggiorare a causa di un misterioso e implacabile dolore alle mani che gli impedisce di portare a termine anche gli incarichi più semplici, almeno fino a quando proprio su quelle mani appaiono due stimmate e Christian, in una sera qualunque, resuscita miracolosamente Rachele, finita in un’overdose letale.

La Recensione

A volte basta dare uno sguardo agli autori di un film per inquadrare meglio l’opera. Christian, la serie di Sky Original tratta dalla graphic novel Stigmate di Piersanti con le tavole dello sbalorditivo Lorenzo Mattotti, vede alla regia Stefano Lodovichi e Roberto “Saku” Cinardi.

La storia nasce quindi sotto diversi nomi tutelari: prima di tutto, il segno underground di Mattotti. Nominato Gran Maestro del Fumetto nel 2021 durante Lucca (una specie di Oscar per l’arte sequenziale di Eisner), Lorenzo è uno dei più grandi geni viventi del fumetto italiano, capace di reiventarsi all’interno del suo segno così potente e personale eppure così sottile nelle espressioni: con Stigmate ha dato una prova enorme di sè, levando i suoi soliti cromatismi accesi ma giocando ancora meglio con il bianco e nero.

Creando una storia che si muove, anche e probabilmente soprattutto grazie ai disegni, con un inarrestabile cammino verso una fine già scritta, tra l’incedere ora delicato ora rassegnato espresso dai volti e dalle anatomie dei corpi sulla tavola, ora disperato e agonizzante grazie al layout prezioso e sempre efficace; grazie alle sue linee lunghe e nere, ai nervosi scarabocchi che si attorcigliano l’uno all’altro, emergono dal chiaroscuro volti, paesaggi, luci e ombre che delineano uno stato, un luogo dell’animo prima che un paesaggio geografico.

La trasposizione per il piccolo schermo non poteva ovviamente contare sulla deformazione del segno e dei corpi: ci pensa allora la regia di Lodovichi e Cinardi a creare atmosfera.

Il primo viene da un lungo “apprendistato” su film low budget che circumnavigavano l’horror: a partire dal suo ultimo lavoro per Amazon Prime, ovvero quel La Stanza che aveva come protagonista Edoardo Pesce, lungometraggio giocato sugli spazi e i volti, a cui probabilmente mancava il nucleo emotivo di una storia più convincente nei suoi sviluppi e colpi di scena; Saku da parte sua mette invece al servizio di Christian il suo stile moderno e veloce, il suo sguardo da regista di video musicali che sa quindi come legare il sonoro allo sguardo, memore degli insegnamenti delle immagini dei/sui Verdena, Lacuna Coil, Linea 77, Velvet e tantissimi altri, musicisti abituati a praticare con un’intimità buia.

Quello che emerge è quindi una serie evocativa e potente, con una storia che parte dal basso per andare lentamente verso l’alto: ambienti degradati e bui, inquadrature a macchina ferma e strette sui volti, per salire lentamente e quasi impercettibilmente ma inesorabilmente -come la graphic novel- verso aperture di luce, sprazzi di salvazione, sguardi di macchina più ariosi e liberi.

Ma Christian è, nel suo incedere oscuro e a volte goffo, anche un inferno di dannazione, una ricerca di salvezza negata, un dubbio che potrebbe dare sollievo all’anima se solo le domande avessero risposte: una ricerca continuamente negata, interrotta, deviata.

La narrazione ha il grande pregio di riuscire ad equilibrare l’oscurità dentro la quale si addentra con abbondanza di grottesco, enfatizzando l’incredibile attraverso un attento lavoro sul quotidiano e sugli attori, che danno corpo a gustose caratterizzazioni a partire proprio da Pesce fino alla sottovalutata Silvia D’Amico.

Christian è insomma un prodotto pronto ad aprirsi e interessare anche uno scenario internazionale, caratteristica necessaria e troppo spesso mancante in troppe produzioni nostrane; che però resta ancorato al gusto italiano postmoderno fatto di riflessioni e declinazioni di quell’epica superomistica che oggi, nel racconto dell’attualità, sembra essere la voce più potente per raccoglierne i dubbi e i dolori.

Il Bene e il Male sono “fluidi come la carbonara”, il cemento lascia spazio al colore e la Bibbia si insinua nella storia da innumerevoli crepe, con piccoli particolari sapientemente seminati qua e là.

Christian alla fine ha un gusto classico e futuristico proprio come la Città-Palazzo dove è ambientata gran parte della storia, un monolite eretto per le miserie umane dentro al quale la fotografia di Benjamin Maier, la scenografia di Massimiliano Sturiale e i costumi di Veronica Fragola restituiscono alla perfezione la parabola tra sacro e profano, immerso nelle emozioni dei suoi personaggi più veri del vero, tridimensionali, tratteggiati con intelligenza e lucidità ma soprattutto profondamente credibili anche in una storia che affonda i denti nel soprannaturale. Spingendoci a credere, una volta di più, che siamo solo noi a decidere cosa c’è oltre la realtà.

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Christian

  • Anno: 2022
  • Durata: 1 stagione, 6 episodi
  • Distribuzione: Sky Atlantic
  • Genere: thriller soprannaturale
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Stefano Lodovichi, Roberto Cinardi
  • Data di uscita: 28-January-2022