L’Amica Geniale: Storia Di Chi Fugge e di Chi Resta è la terza stagione della serie televisiva italo-statunitense creata da Saverio Costanzo: prodotta da Wildside, Fandango e The Apartment, con Unimedia e Mowe per Rai Fiction, HBO e Timvision, è la trasposizione dell’omonima serie di romanzi di Elena Ferrante.
La serie è distribuita all’estero da Fremantle in versione sottotitolata e con il titolo My Brilliant Friends.
Le prime due stagioni (L’Amica Geniale e Storia del Nuovo Cognome) sono disponibili su Rai Play; ogni serie è composta da 8 episodi, ed è in preproduzione la quarta e ultima, Storia Della Bambina Perduta. La Terza è in onda su Rai Uno dal 6 febbraio 2022.
La Trama
Il romanzo prosegue la narrazione là dove si era interrotta con Storia del nuovo cognome e segue le storie delle due protagoniste attraverso gli anni settanta. Prossima alle nozze con Pietro Airota e autrice di un libro di discreto successo, Elena torna a Napoli, dove incontra Enzo e Pasquale che la informano che Lila non sta bene e vuole vederla. Raggiunta l’amica, Lenú deve prometterle che, se Lila starà male, si occuperà lei del figlio Gennaro. Scopre delle terribili condizioni di Lila, sfruttata in fabbrica fino al deperimento fisico. Oltretutto, Lila viene convinta da Pasquale e da Nadia (figlia della professoressa Galiani) a iscriversi al partito comunista per ribellarsi alle tremende condizioni di vita in fabbrica, agli abusi di Bruno Soccavo e per il suo salario misero…
La Recensione
Continua l’adattamento del capolavoro di Elena Ferrante L’Amica Geniale.
Se la prima stagione vedeva in cabina di regia Saverio Costanzo, che ha saputo perfettamente catturare lo spirito del tempo del racconto attraverso la sua cifra stilistica impetuosa e insieme vischiosa, riuscendo a dare il via alla storia attraverso i dibattiti esistenziali dentro cui si sbattono le protagoniste; e se nella seconda si è aggiunta Alice Rohrwacher, che ha reinterpretato il quartiere, la vita quotidiana, il trascorrere del tempo e le ferite che lascia sui copri e sulle coscienze, restituendo l’affresco sociale attraverso la famiglia; per questa terza, Storia di Chi Fugge e Di Chi Resta, il capitolo più verboso e politico della quadrilogia letteraria -e probabilmente per questo il meno avvincente pure se sempre enorme, almeno dal punto di vista dei libri- arriva Daniele Luchetti, uno che di politica e costume se ne intende e non poco.
L’autore de La Scuola e di Anni Felici ha sempre raccontato in modo nuovo, con estrema partecipazione umana e senza contrapposizioni facili e scontate, destra e sinistra, fascisti e comunisti degli anni ’70; mettendo in controluce il talento nervoso dei suoi interpreti confrontandoli con personaggi mai facili o bidimensionali, abituati a mettersi in discussione.
E lo continua a fare, naturalmente, con la sua declinazione de L’amica Geniale, volutamente ancorato alla realtà e ad uno stile che fa della verosimiglianza il suo credo, scegliendo come sempre di non concentrarsi sui protagonisti ma di intesser un’opera quanto più possibile corale, fotografando così nel miglior modo possibile, un paese, l’aria che si respira(va), i valori in cui si crede(va), e soprattutto le parole che (non) si dicono.
È insomma un lavoro in sottrazione, quello di Luchetti, che preferisce far parlare le azioni con i personaggi continuamente a confronto con la realtà: ed ecco che dal magma ribollente emerge allora la libertà femminile, la contestazione studentesca, la lotta operaia. È così che esce fuori un piccolo capolavoro: di scrittura, di riscrittura e di interpretazione. Perché ci pensano Margherita Mazzucco e Gaia Giraci a dare spessore ai loro caratteri, riempiendo ancora una volta di mille sfumature il rapporto complesso, sfaccettato, problematico e doloroso che lega indissolubilmente Lenù e Lila.
Il libro della Ferrante è come una costruzione gigantesca e preziosa, costruita da abili muratori che si fanno raffinati architetti: tutto al proprio posto, tutto perfettamente inserito in una narrazione che sa essere coerente e incredibilmente densa e coesa senza rinunciare al fascino dell’affabulazione. Il suo adattamento cinematografico (perché si, L’Amica Geniale è cinema in tv in ogni senso) rispetta ogni virgola, ma soprattutto la sua struttura drammaturgica, traslando il linguaggio ma impedendo che ciò che rende la storia quella che è non scivoli via tra le maglie di una rete che abbraccia tutto.
Come nelle pagine, allora, anche nelle sequenze della serie tutto si specchia nella dualità delle due protagoniste: ora antagoniste, ora sorelle, ora nemiche ora sconosciute, sempre una la parte mancante dell’altra. Se Lila sceglie di restare e lavorare spezzandosi le mani e la schiena per un figlio che decide di crescere da sola senza un marito accanto, Lenù si allontana e va al nord, dove decenni fa lo studio permetteva orizzonti negati a un meridione legato a determinate dinamiche economiche. Come una spola, le vite delle due donne vanno avanti e indietro tra povertà e ricchezza, felicità (poca, a dire la verità) e tristezza,
Il riscatto e l’invidia sociale, l’emarginazione culturale, la fragilità, lo sporco delle periferie, la sofferenza delle fabbriche, la frustrazione dello scrittore, l’esaltazione della realizzazione; e ancora, il femminismo, il patriarcato in crisi, la società dei consumi sono tutti gli elementi che contribuiscono a formare quel mosaico sfuggente che è la storia di un paese e quindi la sua cultura, la sua crescita, il suo passato e quindi il suo futuro. E dentro tutto, o sopra tutto, il cambiamento della società attraverso le storie che ne rivelano l’essenza mentre cambiano loro stesse sotto gli occhi dello spettatore (e del lettore).
Un flusso continuo, che Luchetti in Storia Di Chi Fugge e Di Chi Resta intelligentemente ritrae allontanandosi dallo stile di Costanzo e della Rohrwacher (ovviamente) e tenendosi ben saldo sulle sue ossessioni, nella sua confort zone da dove osserva l’Italia che sta cambiando non senza dolore. E allora mette dentro alla sua macchina da presa un vigore che nelle ultime prove su grande schermo si era leggermente appannato, una forza dirompente che scruta nell’intimo di tutti ma si apre al mondo che li circonda.
Se quindi lo svolgimento della narrazione si snoda su più punti di vista e percorsi, alla fine L’Amica Geniale si fa emozione mentre tenta di fondere rabbia e contemplazione, impulsi violenti e riflessioni teoriche; nel disperato tentativo, destinato a rimanere frustrato, di raggiungere la felicità.
Ci sono forze immani, straordinarie, in gioco, in Storia Di Chi Fugge e di Chi Resta: le forze motrici di anime che si arrampicano testarde per scavalcare i confini che la vita sembra imporre. Per sondare alla fine la vertiginosa verità che divide il bene dal male, la Bontà dalla Cattiveria, per colmare la distanza che separa i due concetti. “Mi sento brutta, di cattivo carattere. E tuttavia sento il bisogno di essere amata”, dice da qualche parte Elena Ferrante: il senso profondo di Lenù-Lila.
Per capire cosa sia, la Cattiveria, e cosa siamo noi.