Più che un racconto, l’opera tratta dalla drammaturgia di una opera teatrale scritta da Saverio La Ruina; é una escalation di violenza sottile che è sempre più difficile contenere.
Un tema importante che ha affrontato il FCP, con il coraggio e la voglia di evidenziare problematiche sociali che minano la salute psico-fisica dell’individuo.
In Italia una donna su tre, dai tredici ai settant’anni, ha subito violenza fisica e la media si alza per quello che concerne la violenza psicologica; il 70% delle donne sa infatti molto bene di cosa stiamo parlando.
La polvere a cui allude il titolo, come si legge nelle note di regia, fa riferimento alle piccole violenze psichiche quotidiane, apparentemente insignificanti, che avvengono all’interno di una coppia e che, accumulandosi, danno origine a una violenza più grande e, seppure non subito tangibile, ancora più dannosa di quella fisica.
Diretto da Antonio Romagnoli, con Saverio La Ruina e Roberta Mattei, il film mette a fuoco dinamiche psicologiche di un rapporto malato che fa entrare la protagonista dentro un tunnel dal quale è sempre poi difficile uscire.
Le soluzioni registiche messe in atto da Romagnoli, attraverso le sonorità, le riprese, gli interni, sono molto funzionali ai contenuti della storia e amplificano la sensazione di claustrofobia, di fronte a gesti, dissonanze, parole che non possono non generare frustrazione e fastidio.
Il film è un’ anti-favola, dove, al posto del Principe Azzurro, echeggiano invece tanti racconti di cronaca che ogni giorno popolano i media della stampa nazionale.
Il drammaturgo e il regista dipanano la matassa di una storia che ha le valenze di una piaga sociale universale, scioglie nodi, fa comprendere quanto la vittima non sia correa ma irretita da aspetti seduttivi alternati a una violenza che diventa un ingranaggio di dolore.
Con grande dovizia di particolari, vengono evidenziate tutte le dinamiche della comunicazione, i tentativi che minano l’identità psicologica della protagonista, attraverso un calvario dove emerge un grido di dolore sordo, lancinante.
Il regista tiene molto a mettere in luce i tratti caratteriali dei due personaggi, quello maschile e quello femminile. Lei, interpretata da Roberta Mattei, dopo aver subito violenza, ha voglia di riscatto, di prendere il volo e diventare una farfalla; lui ha voglia di possesso e di scaricare su di lei una invidia rabbiosa tipica dei tratti narcisistici overt. Un problema che è bene conoscere per poterlo riconoscere.
Romagnoli, che é anche critico cinematografico e direttore editoriale, ha cominciato a collaborare con Saverio La Ruina nel 2015 con il cortometraggio Memorie di un viaggiatore.
Il loro sodalizio è proseguito con la realizzazione del lungometraggio e del documentario breve Inutile al mondo.
Saverio La Ruina, uno degli attori teatrali e drammaturgia fra i più quotati, riesce, attraverso una drammaturgia incalzante e con grande generosità, a stare dalla parte delle donne, interpretando un ruolo che non suscita certo simpatia. Roberta Mattei presta il suo volto per incarnare la violenza di genere in maniera pressoché perfetta.
Ancora un plauso al FCP, che si accinge a emettere il verdetto dei vincitori della XX edizione e che, come ogni anno, affronta tematiche sempre più importanti e sempre più complesse per costruire un mondo migliore.