La città di Taranto è divisa. Una guarda verso il futuro. L’altra è ancorata nel passato, separata da un filo spinato che la rende inaccessibile anche alle forze di polizia. In quella Taranto, ferita e dimenticata, vivono due ragazzini che cercano di sopravvivere come possono, spinti dal desiderio, un giorno, di emergere da quel quartiere rimosso dalla carta e dalla memoria. Per questo cercheranno in tutti i modi di entrare nella gang delle Formiche, che controlla la zona interdetta, grazie a una guida autoritaria e testarda. Il nome, Testacalda, dice praticamente tutto.
Mondocane, la trama
In un futuro distopico, Taranto è una città fantasma cinta dal filo spinato. Sono rimasti i più poveri che lottano per la sopravvivenza, mentre una gang criminale, le Formiche, capeggiate dal carismatico Testacalda (interpretato da Alessandro Borghi), si contende il territorio con un’altra gang. Pietro, detto Mondocane per aver superato la prova d’accettazione nella gang, impone Christian al gruppo che lo deride chiamandolo Pisciasotto. Ma qualcosa si incrina nel loro equilibrio mettendo a rischio tutto quello in cui credono.
Mondocane, la recensione
Il film inizia con un’immagine simbolica. I due ragazzini, Pietro e Christian, riportano a galla un crocifisso che, per qualche strano motivo, è rimasto intatto.
Le onde del mare l’hanno protetto fino al suo ritrovamento, ma la cosa che subito colpisce è che i due non ne conoscono il significato. E questo è il primo segno di qualcosa che si è rotto, di un distacco tra la linea temporale del passato e quella del presente.
Ben presto si scoprirà di trovarsi in una Taranto spettrale: la zona interdetta, secondo la terminologia usata dagli agenti di polizia. La popolazione non ci ha messo molto a tracciare una barriera che la separa da quel mondo orfano di sogni e speranze. Questo perché Taranto Nuova, nel frattempo, è ripartita, presentando la sua nuova identità e cercando fortuna dove prima non c’era.
Legami interrotti e ritrovati
La vecchia città non è morta. La gente sopravvive come può, con lavori miseri e ripetitivi mentre in fondo le ciminiere di un’acciaieria non smettono di gettare fuori dolore e fumo. Pietro e Christian, nonostante la solitudine, si rinforzano l’un l’altro. Sin da bambini sono inseparabili, e anche di fronte alle sfide e alle avversità hanno trovato sempre un modo per risolvere tutto insieme. Mondocane parte dal concetto più puro di legame per un racconto di genere che unisce gli elementi più iconici del cinema distopico, tra il western fantascientifico alla Mad Max e il dramma che si allaccia al contemporaneo.
È questo infatti uno dei pregi del produttore Matteo Rovere, in questi anni al centro di una sostanziale rivoluzione del panorama cinematografico italiano, con prodotti innovativi e coraggiosi come Mondocane, che guarda dritto alla realtà di Taranto rileggendola secondo un linguaggio trasversale.
Contraddizioni ed equilibri
Il tema dell’ambiente rimane comunque centrale. Lo è nella vita di tutti giorni, e di conseguenza non poteva rimanere marginale in questo film. Le panoramiche suggeriscono gli effetti disastrosi dell’uomo sulla natura, ma l’immagine dell’istituto oncologico pediatrico, lasciato in mano al proprio destino, restituisce un’idea ben precisa di una città senza speranze né prospettive, frutto del distacco e della negligenza di chi ha preceduto i due protagonisti.
Due ragazzi che, anche grazie a questo legame, cercano di trovare un equilibrio così da costruirsi un futuro. Con Testacalda (Alessandro Borghi) come capo ed educatore si nota, infatti, un disprezzo verso tutto ciò che è stato Taranto, immaginando la sua idea di società viziata dal suo stesso desiderio crescente di potere. La psicologia dei personaggi principali è, infatti, uno degli altri aspetti più riusciti, considerando anche altri due personaggi presenti nel film: la giovane Sabrina (Ludovica Nasti) e la poliziotta Katia (Barbara Ronchi), centrali nello sviluppo di questo racconto corale dove tutti possono avere voce in capitolo.
Ognuno ha le proprie sfaccettature, le contraddizioni, il modo di vedere il mondo. Il che rende Mondocane una delle vere sorprese di questa Mostra . Senza dubbio.
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