Ci troviamo in Scozia. Numerosi agenti dell’antiterrorismo circondano l’aeroporto dove un aereo di linea sta tentando un complicato atterraggio di emergenza. Tutto riesce perfettamente e il comandante ordina ai cecchini di tenere sotto tiro colui che pensano sia il dirottatore. L’uomo, dalle chiare origini arabe, ripete invano di essere innocente e sembra intrappolato nella cabina di controllo. È terrorizzato da qualcosa.
Ad un tratto, i militari vedono uno sportello della stiva aprirsi e un bambino sui dieci anni si lascia cadere sulla pista d’atterraggio.
È con questa scena che ha inizio Blood Red Sky, il nuovo film di casa Netflix che tenta di rinnovare il genere degli horror ad alta quota con una trama sovrannaturale.
Dopo l’11 settembre sono stati molti i film ambientati nei claustrofobici corridoi degli aerei durante avvenimenti disastrosi, dai più verosimili e ispirati a storie vere come Apollo 13 e Sully, a quelli che si avvicinano più al genere monster movie tipo Snakes on a Plane.
Blood Red Sky parte mascherandosi da drammatico film d’azione e terrorismo per poi svelare la sua vera natura da monster movie.
Blood Red Sky: la storia di Nadja
La protagonista, Nadja (Peri Baumeister), è una vedova rimasta sola da oltre dieci anni con suo figlio Elias (Carl Anton Koch), il bambino che vediamo nella prima scena.
Nadja ci viene presentata come un soggetto fragile e molto malato: indossa una parrucca per coprire la totale perdita dei capelli, spesso barcolla, è molto sensibile alla luce del sole e deve iniettarsi un farmaco sottopelle a scadenza regolare. È in viaggio insieme a suo figlio per raggiungere uno studio medico di New York in grado di guarire la sua condizione. Ma nulla va liscio come previsto. Proprio sul suo volo un’organizzazione terroristica vuole compiere un attentato.
I terroristi hanno un piano studiato nei minimi dettagli: conoscono perfettamente la lista passeggeri, dove sanno esserci due persone di origine araba da far passare per attentatori. Uno dei due è Farid (Kais Setti), l’uomo della prima scena. Hanno gente infiltrata nel personale che ha reso più facile l’ingresso di molte armi a bordo.
Di certo però non potevano aspettarsi la presenza di una madre vampiro pronta a tutto pur di proteggere suo figlio.
Con un flashback ci viene svelata la natura della “malattia” di Nadja e i suoi veri effetti, la forza di volontà con cui da anni combatte la sua maledizione e i sacrifici fatti per crescere Elias.
Nadja cercherà di mantenere la situazione sotto controllo per più tempo possibile, ma nulla può dopo che uno dei terroristi si trasforma in un vampiro e dà inizio a un vero e proprio bagno di sangue.

I limiti e le intenzioni del film
Nelle due ore di montato, Blood Red Sky ci mostra una escalation di orrore e sangue in cui “il male” è facilmente trasmissibile e compromette ogni passeggero dell’aereo. Passeggeri, dei quali non ci viene raccontato nulla, sono puramente carne da macello per mandare avanti la trama. Anche la caratterizzazione della stessa protagonista non è approfondita. Non sappiamo nulla di Nadja oltre alla sua condizione e alle motivazioni che la portano su quel volo. Lo stesso vale per il comprimario Farid, del quale sappiamo solo che è un fisico diretto a un congresso. Non conosciamo le motivazioni degli attentatori né l’obiettivo dell’organizzazione per cui lavorano. Anche l’origine del morbo che trasforma gli esseri umani in vampiri resta un mistero.
Blood Red Sky ha l’unico scopo di essere un film su una mattanza ad alta quota e in questo riesce benissimo. Il climax del film è da manuale: all’inizio abbiamo un vampiro che rinnega la sua natura e non si comporta come tale, viene poi costretto a smascherarsi e ad attaccare pur di proteggere il figlio e da qui si innesca una catena di eventi che porteranno quasi tutti i passeggeri a trasformarsi in mostri e a uccidersi a vicenda in un aereo che si trasforma in una bolgia infernale.
Blood Red Sky: una regia intelligente e funzionale
Ottimo il lavoro del regista Peter Thorwarth che crea un linguaggio semplice, riconoscibile e anche vario. Sfrutta ogni ambiente dell’aereo per dare respiro alle immagini, senza però privarsi delle efficaci inquadrature nei corridoi. I movimenti di macchina sono nitidi e chiari anche nelle scene d’azione. Si capiscono facilmente i movimenti dei personaggi e le loro intenzioni senza sacrificare il dinamismo necessario a certe scene di violenza.
Thorwarth, nell’ultimo atto, utilizza anche le camere di sorveglianza per mostrare i vampiri che cercano di entrare nella cabina di comando, unico ambiente rimasto sicuro. Le immagini alla Paranormal Activity sono quelle tipiche dei mockumentary che offrono benissimo il senso di assedio e terrore della situazione.
Blood Red Sky sceglie di essere un film assolutamente coerente con il suo genere e che va incontro ai gusti del suo pubblico. Chi guarda questo film lo fa senza troppe pretese, vuole intrattenersi con del sano horror sovrannaturale in una serata estiva e di sicuro non resterà deluso.

Il ritorno dei vampiri al cinema
Blood Red Sky è solo uno di una lunga serie di film in uscita con protagoniste le terrificanti creature assetate di sangue. La Marvel ha annunciato l’uscita di Blade, film in cui Mahershala Ali vestirà i panni del cacciatore di vampiri dei fumetti della casa. Con grande probabilità entrerà a far parte dell’MCU. Anche la Sony ha deciso di riadattare un vampiro dei fumetti Marvel con l’uscita di Morbius, interpretato da Jared Leto.
Il cinema autoriale decide di riprendere queste tematiche con Renfield. Il film, diretto da Chris McKay, è un nuovo adattamento dell’opera di Bram Stoker. Come protagonista Nicholas Hoult nei panni di un seguace del Conte Dracula.
I vampiri sono personaggi che hanno sempre funzionato molto bene sul grande schermo e probabilmente stiamo per assistere all’ennesimo revival dei vampire movie.
Blood Red Sky trama, cast e trailer del nuovo horror Netflix