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Far East Film Festival

The Way We Keep Dancing ed il ritorno dell’hip hop al cinema.

Dopo il successo di The Way We Dance nel 2013, Adam Wong risveglia gli animi con un sequel di tutto rispetto.

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Il cinema di Hong Kong del regista Adam Wong torna al Far East Film Festival con The Way We Keep Dancing, sequel del suo film di esordio The Way We Dance del 2o13. E ancora una volta, Udine torna a ballare sulle note della musica hip hop.

Il poster del nuovo film del regista di Hong Kong Adam Wong, The Way We Keep Dancing.

Tentativi di cambiamento

Dopo la riuscita del primo film, Hana (Cherry Ngan) e i suoi amici sembrano aver fatto successo. In realtà, a differenza della ragazza e dello YouTuber Leung (Babyjohn Choi), molti ancora faticano a sfondare con la propria arte. Ciò che è “cambiato” è l’approccio alla cultura hip hop degli adulti ricchi e potenti, che fanno di tutto per investire su di essa offrendo al gruppo di giovani l’opportunità di lavorare alla “Strada della Danza” con annesso l’ambizioso progetto dell’Hip Park. Ma tutto ciò è, purtroppo, solo una bieca trappola.

Mr. Tong, infatti, intende solo capitalizzare. Non ha capito nulla di questa cultura, che per lui è solo strette di mano buffe, slogan e americanismi. I ragazzi ci cascano tutti. Il brusco risveglio fatto di critiche pesanti da parte degli hater del progetto e graffiti imbrattati è doloroso da accettare. Rendersi conto di essersi venduti all’egemonia edilizia della città, che non vuole investire sul distretto industriale di Kowloon per migliorarlo, è una brutto colpo da incassare.  

Da una scena del film, la coreografa dei numeri di danza e attrice nel film, mentre si esibisce in strada con Kai, il suo allievo più giovane e talento promettente.

Lo stile autoreferenziale del film

Il film, che racconta le conseguenze dell’uscita dello stesso film nelle sale, ha il merito di commentare, attraverso una intensa autoreferenzialità, la pressione dei media. L’hip hop, come arte, musica, ballo e cultura, non tollera per natura costrizioni e limiti. Necessita di libertà di espressione.

La costante presenza della telecamera in mano al giovane Leung alla ricerca di like e visualizzazione, ma allo stesso tempo di far conoscere e potenziare le qualità del distretto e dei suoi artisti, è diligentemente opprimente. Commenta la quotidianità dei fatti registrando i rumori della città, l’arte dei suoi personaggi, il freestyle vocale dei Rooftopers e gli angoli sporchi resi vivi solo dai graffiti di Grief Master, la cui opera più eloquente è una tigre in gabbia. Il graffito rappresenta alla perfezione la condizione di questi giovani pieni di energia, intrappolati in un affare che non ha nulla di costruttivo. Questa è l’immagine più potente di tutto il film.

Da una scena del film, lo YouTuber Leung arriva “accompagnato” dalla sua videocamera alla presentazione del nuovo film appena proiettato in sala.

La cultura pop americana

A far da contraltare ai tentativi di Hana, Dave, Panda, Tasha  e Leung di dar vita alla Strada della Danza, c’è il contributo video registrato da Grief Master, che da New York spiega la vera natura della cultura hip hop, i suoi inizi, le sue battaglie e le sue conquiste intervistando i primi artisti hip hop, quelli che da sempre vivono nel profondo South Bronx nella Grande Mela.

Sono i giovani di un tempo che hanno avuto questa cultura come unico mezzo di espressione dei loro sentimenti. Hanno creato un modo di vivere l’arte che non può essere trapiantato lontano dalle strade per renderla prodotto commerciale da sfruttare. L’unico, tra i giovani, a comprendere tutto ciò è Dave, il ragazzo di Hana. Egli riconosce che il vero hip hop è quello americano e, senza indugiare in compromessi, lascia tutto e tutti per raggiungere a New York l’amico Stormy, che insegna danza ai bambini, gli unici puri a poter ballare questo genere. Gli adulti, infatti, sono troppo esposti alla corruzione che la fama, i soldi e il successo portano con sé, come il film dimostra.

Da una scena del film, Dave balla e si allena da solo immerso nella notte che avvolge il quartiere industriale del distretto.

Il freestyle vocale

Le composizioni del freestyler Heyo, un tempo leader dei Rooftopers, aprono e chiudono il film. Ogni strofa contiene un messaggio. ogni parola è scelta con precisione e cura perché i suoi pezzi devono trasudare verità. Considerato un fallito nullafacente dal fratello e dalla madre anziana, trova rifugio in un minuscolo appartamento pieno zeppo dell’amore per la cultura a cui ha dedicato la sua vita. Toccherà a lui esporre con coraggio l’inganno di Mr. Tong e riabilitare il gruppo di amici. Heyo ci riesce soprattutto per se stesso, perché ha bisogno di ripulire la sua coscienza e la sua musica.

Da una scena del film, il freestyler Heyo è nella sua caotica stanza a creare sempre nuove strofe cercando ispirazione ovunque.

Tanta devozione commuove e rende inspiegabilmente orgogliosi. Si può non condividere la passione per l’hip hop, ma non si può rimanere insensibili davanti a tanta devozione per una cultura che nasce dal cuore di chi la vive così intensamente in ogni passo di danza, in ogni canzone, in ogni respiro o espressione artistica e, soprattutto, in qualsiasi angolo di mondo.

 

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The Way We Keep Dancing

  • Anno: 2021
  • Durata: 128'
  • Distribuzione: Golden Scene
  • Genere: musicale, drammatico
  • Nazionalita: Hong Kong
  • Regia: Adam Wong
  • Data di uscita: 26-June-2021
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