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Far East Film Festival

‘Underdog’ 1 & 2. La risposta giapponese al ‘Toro Scatenato’ al FEFF23

La risposta giapponese al "Toro Scatenato" interpretato nel 1980 dall'attore americano Robert De Niro diretto da Martin Scorsese.

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Come annunciato dallo stesso regista Masaharu Take in suo intervento registrato per gli spettatori e trasmesso all’inizio della pellicola, Underdog 1 e 2 (2021) è un film lungo, suddiviso in due episodi. Infatti, questa mattina, gli spettatori hanno trascorso quasi cinque ore sprofondati nelle comode poltrone del cinema Visionario per seguire questo epico e drammatico boxing film in concorso al Far East Film Festival di Udine.

Il poster di Underdog Part 1.

A dispetto di quanto previsto dal regista, un habitué del festival sin dal 2014, il film non scorre veloce. La violenza prolungata di pugni e montanti in scene che sembrano non terminare mai mette a dura prova lo spettatore, che nonostante questo gli concede e giustifica tale “difetto”, perché dopo tutto non si tratta di una celebrazione hollywoodiana della boxe e del suo Rocky, ove il ritmo di allenamenti e combattimenti segnano il tempo, le vittorie e le sconfitte. Qui, la cinematografia è diversa. Il tempo è dilatato. I campi lunghi consentono di osservare lo spazio desolato di una palestra vecchia  e sgangherata. Sugli spalti, la folla acclama il vincitore, mentre il sangue sgorga sui volti dei pugili. I loro occhi sono pesti dalle botte ricevute e i corpi distrutti dalla fatica catalizzano la suspence del pubblico, mentre lapilli di sudore si disperdono ovunque ad ogni bordata di violenza. Nonostante ciò, lo spettatore non vuole perdere un istante di cotanta prova di forza. Brama masochisticamente il dolore di Akira.

Akira, il pugile fallito e solo medita dopo l’ennesima sconfitta sul ring.

Una rete di relazioni

Akira (Moriyama Mirai) è un ex-pugile e campione dei pesi leggeri, che dopo aver perso il combattimento per cui aveva lavorato una vita, inizia la sua parabola discendente. Conduce una vita sregolata. Non disdegna il fumo, la compagnia anaffettiva di “esperte del sesso” negli strip bar e litri di birra in lattina. Questo stile di vita non è quello di uno sportivo e il piccolo Taro, il figlio avuto dalla ex-moglie Yoshiko, glielo rimprovera chiedendogli a gran voce di appendere i guantoni al chiodo nella speranza che questa decisione possa ricomporre la famiglia. Tuttavia, Akira è un sognatore, che non molla, ma neppure si impegna. Si comporta da perdente, ma non lo è affatto. Non lo è mai stato e non lo sarà mai, nonostante tutti glielo vogliano far credere ad eccezione proprio di Taro, che sotto sotto ammira suo padre.

Da una scena nel film, Akira e Taro al parco si confessano.

Akira sbarca il lunario facendo l’autista per il “Labirinto dei fiori”, agenzia che offre servizio a domicilio di escort. Nella notte, l’uomo scorrazza Akemi, giovane madre depressa, maltrattata e abusata da un compagno nullafacente e sfruttatore. La porta da Tabuchi, il solito cliente della sera, un giovane paraplegico fissato con la videosorveglianza essendo stato vittima di un passato tragico, di un presente altrettanto funesto e di un futuro che diventerà inesistente. La quotidianità dei due “colleghi”, Akira e Akemi, si intreccia pericolosamente, quando diventano amanti e l’uomo si affeziona a Miku, la bambina della donna. La piccola, letteralmente intrappolata nel dramma della madre, è vittima delle scelte azzardate e della disperazione della donna, già condannata per droga ed ora destinata anche alla detenzione carceraria. Il futuro della donna è incerto, ma mai come quello della povera Miku.

Da una scena del film, made e figlia fanno una tragica passeggiata al parco.

I bambini, la voce della ragione e della coscienza

È chiaro sin dall’inizio che la trama è una rete di relazioni, dove le vite e le storie dei personaggi sono tutte collegate, nel bene o nel male. La relazione più forte e curiosa in un film dai toni e dai contenuti così violenti è quella che i personaggi instaurano con i rispettivi figli. I bambini sono la voce della ragione e della coscienza. Riportano alla realtà e la analizzano trovando le soluzioni per gli adulti, così sempre troppo incapaci di scegliere la cosa giusta da fare e costantemente immemori del proprio valore e ruolo nella vita dei loro piccoli. 

Ryuta e la forza del riscatto

Tra quei bambini, dall’animo tormentato e triste, c’è anche l’adolescente Ryuta (Kitamura Takumi), giovane scapestrato, abbandonato in un orfanotrofio in tenera età, che arrabbiato con il mondo, vive per fare a botte. Colpito umanamente dalla forza di Akira, che incontra per caso, quando questi era all’apice della sua carriera, decide di cambiare vita e di crescere. Sceglie lo sport, il pugilato, dimostrandosi un campione promettente. Raddrizza la sua via. Si riscatta. Cade di nuovo, quando il passato torna e bussa alla porta per riscuotere, ma si rialza sempre. Brilla fino alla fine, non vive un solo istante della luce riflessa del suo idolo sportivo.

Da una scena del film, i pugili Akira e Ryuta incrociano i guantoni sul ring in uno scontro all’ultimo colpo.

Vincere e perdere

Al centro della lunga pellicola, sempre più popolata da personaggi e storie bizzarre, che entrano ed escono costantemente dal campo di luce dei riflettori, c’è il tema della sconfitta, che va a braccetto con quello della vittoria. Di fatto, sul ring non esiste mai sconfitta senza vittoria. Qualcuno è sempre destinato al KO tecnico o alla sconfitta ai punti. Invece, nelle due parti di Underdog, sconfitta è sempre sinonimo di vittoria, come è vero il contrario. Tutto dipende da come si vince e come si perde, ma soprattutto cosa c’è in ballo. Come vincere un titolo o un trofeo ed essere temuti da tutti conta poco, se alla fine della fiera si torna da soli in una casa buia dove ad aspettare c’è solo un padre perennemente ubriaco, così il sapore della sconfitta può non sembrare più tanto amaro, se ci si conquista il rispetto dell’avversario, la stima del pubblico e si è fatto il possibile per essere all’altezza della lotta. Di fatto, sul ring, Akira perde sempre. Eppure si conviene di uscirne comunque da vincitore come padre, amico e uomo di sport.

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Underdog 1 & 2

  • Anno: 2021
  • Durata: 131' + 145'
  • Genere: Boxing film, drammatico
  • Nazionalita: Giappone
  • Regia: Masaharu Take
  • Data di uscita: 25-June-2021
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