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Focus Italia

Nel film ‘La guerra a Cuba’ l’Italia delle fake news e dell’integrazione razziale

A dare il titolo al film, la scritta in sovrimpressione in aperura che cita Quarto Potere di Orson Welles

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La guerra a Cuba film

Uscito il 23 giugno 2021 a Prato, Rimini e Riccione il film La guerra a Cuba di Renato Giugliano rimarrà in sala fino al 27 giugno. Il film, un dramma a tema sociale, è stato scritto dallo stesso Giugliano con Mario Mucciarelli. Prodotto da RPL Film Productions è distribuito da Emera Film.  Promosso e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Cefa Onlus e Overseas, è stato anche sostenuto da una campagna di crowdfunding.

Trama

La tranquilla vita della comunità di Valsamoggia, comune sparso tra Bologna e Modena, viene animata dallo sciopero degli operai di un’importante fabbrica della zona. Ad esasperare l’atmosfera di questo evento, in sé poco rilevante, l’arrivo da Milano della reporter di un. News Blog senza scrupoli, pronta a cercare il torbido nella vita specchiata di un sindacalista straniero pur di salvare il suo posto di lavoro. La pubblicazione di notizie diffamatorie sul conto dello straniero alimenta, se non proprio scatena, l’attivismo di un gruppo politico dell’ultra destra. Fatti di violenza, dapprima isolati, trovano il suo culmine in una sparatoria, stile tiro al piccione, nella piazza del paese.

Perché La Guerra a Cuba

A dare il titolo al film, la scritta in sovrimpressione in aperura che cita Quarto Potere di Orson Welles:

"Donne cubane deliziose. Stop. Potrei inviare poema in prosa su bellezza isola
 ma non voglio spendere vostri soldi. Stop. Non esiste guerra a Cuba". 
Firmato Willand. Risponde?

Sì: "Caro Willand, invii pure poema in prosa, io procurerò la guerra".

Nonostante il tema così dichiarato del film La guerra a Cuba sia quello della manipolazione dell’informazione e della realtà alla ricerca di sensazionalismo e consenso, questo non è né l’unico tema né forse il più importante.

Uno dei bocconcini avvelenati più comuni per operare discredito verso gli stranieri arrivati in. Italia, meglio se naufraghi, è quello di denunciarne il possesso di beni che non dovrebbero essere legittimati a possedere: gadget costosi o accessori d’abbigliamento ricercati. Nel caso del sindacalista di La guerra a Cuba a provocarne la gogna sono un costoso paio di scarpe. Possiamo dire che è da questo punto che parte la storia.

A fare il paio coi distillati più tossici della distorsione mediatica (fake news, falsi miti, odiatori seriali e compagnia cantando), c’è dunque un tema racchiuso in un interrogativo a cui neanche la sociologia più sensibile riesce a dare una risposta certa. È possibile l’integrazione culturale dello straniero in un contesto di coscienze e sensibilità civili avvelenate dal consumo di massa di odio e paure preconfezionate?

Nato proprio sull’onda di un progetto di educazione all’integrazione (Tra la via Emilia e il Sud) gli autori quantomeno si pongono la questione, anche se il finale tragico della storia sembra suggerire una risposta che non lascia molto spazio all’ottimismo.

I personaggi

I personaggi, per quanto sufficientemente accurati e quasi mai sopra le righe, tentano una tridimensionalità con sfaccettature che non sempre ci rimandano indietro una vera anima. Rischiano pertanto di diventare delle maschere vuote. La giornalista Viola De Marchi (Elisabetta Cavallotti), per esempio, prova a nascondere la sua meschinità dietro raffiche di sorrisi dispensati a 360 gradi anche in situazioni che questi sorrisi non richiedono. Rimane più umano e convincente il suo collega operatore Gianmarco (Piergiuseppe Francione) che si ribella alla logica perversa dello scoop acchiappaclick abbandonando l’incarico. Convince il comandante dei Carabinieri (un ottimo Antonio De Matteo) che presta il suo servizio rischiando la vita senza la retorica del poliziotto buono.

Sul versante dei diretti interessati, gli stranieri immigrati, spicca maggiormente il ruolo di Kamal (Younes El Bouzari). Poichè irregolare, più degli altri deve stare attento a non sbagliare, pena l’espulsione. Ma nonostante il suo comportamento impeccabile, cade vittima anche lui del fango della giornalista senza scrupoli. Pagando un prezzo, l’espulsione, per una colpa che non gli appartiene e che proverà comunque a riscattare con un gesto eroico nel finale. Lo vediamo da subito agire in un atto che non è quello che sembra, rubare a casa del vecchio Nevio (Luigi Monfredini), quando in realtà lo assiste prendendosene cura. Il vecchio Nevio lo chiama Kamallo. Forse per assonanza con i camalli di Genova, tradendo la tradizione operaista e antifascista di quella terra un tempo innegabilmente rossa. Attitudini ideologiche che il regista ci mostra nella loro via d’estinzione, non più prevalenti tra la gente e comunque depotenziate e senza nerbo.

A farsi strada in questo vuoto ideologico sono i gruppi dell’estrema destra. Eddy (Danilo De Summa) è uno di loro, legge Jünger e scrive di patria e famiglia mentre recluta l’anello debole di quella comunità fino ad ora inclusiva, il buon tecnico informatico Filippo (Lorenzo Carcasci).

Una storia di invisibili

Tra i paria della società, tra gli invisibili come Kamal, gli autori aggiungono, a ricordarci forse che paura, rifiuto ed emarginazione caratterizzano anche altre condizioni individuali, un giovane omosessuale nascosto, componente di una band locale che gli altri chiamano Basso (Filippo Marchi), figlio di un assessore compiacente e fedifrago (Marco Mussoni).

Così come invisibili sembrano le lotte di Nicoletta (Annalisa Salis), che vorrebbe un mondo e un lavoro dove ritrovare la stessa armonia e soddisfazione che trae dalla sua famiglia mista allargata.

Un racconto non lineare con continui avanti e indietro.

Nel film La guerra a Cuba la narrazione à rebours parte dall’epilogo tragico per poi risalire ai fatti che lo hanno in qualche modo provocato, in una struttura non lineare che procede per salti. Questo purtroppo disorienta lo spettatore specialmente all’inizio, anche perché le indicazioni temporali in sovrimpressione sono assai poco specifiche.

La rottura dell’ordine cronologico non viene sufficientemente supportata da elementi che aiutino lo spettatore in quell’operazione di ricostruzione e colmatura che quando riesce è fonte di grande diletto. L’esposizione dei fatti e la presentazione dei personaggi diventano allora una serie di quadretti che non permettono il pieno godimento della storia in una progressione drammatica verso altitudini o profondità. Sicuramente un film che ha bisogno di decantare un minimo per essere meglio apprezzato e che tuttavia si presenta come lavoro di assoluta dignità. Considerando anche le ristrettezze produttive che appaiono evidenti. Una regia corretta anche se sovrabbondante in alcuni punti, a torto considerati bisognosi di maggiori puntelli. Per esempio quando la camera indugia su dettagli chiari che non è necessario sottolineare.

Il film La Guerra a Cuba verrà proiettato in sala fino al 27 Giugno 2021 nei seguenti cinema e orari:

Prato – Multiplex Omnia Center – ore 21:00

Rimini – Multiplex Le Befane – ore 21:00

Riccione – Multiplex Cinepalace – ore 21:00. Il 25 giugno sarà presente in sala il regista e l’attore Marco Mussoni.

 

La guerra a Cuba

  • Anno: 2020
  • Durata: 1h 41min
  • Distribuzione: Emera Film
  • Genere: Dramma sociale
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Renato Giugliano
  • Data di uscita: 23-June-2021
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