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‘Bo Burnham: Inside’ è qualcosa che non avete mai visto

Se pensate di aver visto tutto quello che il mondo del cinema e della TV ci offrono senza aver visto Bo Burnham: Inside, vi sbagliate di grosso.

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Se pensate di aver visto tutto quello che il mondo del cinema e della TV ci offrono senza aver visto Bo Burnham: Inside, vi sbagliate di grosso.

Definito come una commedia, lo speciale di Bo Burnham disponibile su Netflix è tutto meno che un comedy show come lo intendiamo noi. Una performance artistica e musicale a tratti comica. Un esperimento creativo. Bo Burnham scrive, dirige, interpreta, compone la musica, suona, canta, muove le luci e monta il tutto per creare il prodotto finale.

bo burnham

Chi è Bo Burnham?

Chi sei, Bo?

Come si può intuire dal talento multipotenziale* del personaggio, Bo Burnham viene dal mondo di YouTube ed è quello che possiamo definire un content creator.

Classe 1990, Robert Pickering ‘Bo’ Burnham è un comico, musicista, cantautore, rapper e attore americano originario del Massachusetts. Figlio di un imprenditore edile e di una infermiera, il più piccolo di tre fratelli, ha mostrato sin dai primi anni di vita forti segni di egocentrismo o, come lo definiamo oggi, di talento artistico da performer.

Il primo YouTube video di Bo è stato creato quasi per caso, su quella che nel 2006 era ancora una piattaforma video agli albori e sconosciuta ai più (il primo video su YouTube è stato caricato il 22 Aprile 2005).  Dal primo video di Bo allo speciale Bo Burnham: Inside prodotto da Netflix, sono passati quindici anni. Intanto Bo ha accumulato circa centocinquanta milioni di visualizzazioni con i suoi video su YouTube. Nel 2008, Bo firma un contratto con Comedy Central e pubblica il suo primo album musicale. Lanciato nella carriera di comico e musicista in età giovanissima, Bo si dedica anche alla recitazione, prendendo parte a vari film e show per la TV. Oggi Bo Burnham è un artista di successo.

Lanciato al pubblico internazionale dal privato della sua casa, Bo ci ritorna per girare lo speciale per Netflix Bo Burnham: Inside.

Che cosa è Bo Burnham: Inside?

Un esperimento, dicevamo. Una serie infinita di esercizi di stile, che creano un precedente unico a livello autoriale destinato ad avere lunga discendenza. Una cosa mai vista. Se vogliamo catalogarla in un genere, si può definire una commedia musicale. O meglio una satira musicale. Una satira musicale con  stile cinematografico, che prende in oggetto la società contemporanea tutta. A little bit of everything, un po’ come l’internet di cui canta.

«Welcome to the internet! Have a look around
Anything that brain of yours can think of can be found
We’ve got mountains of content—some better, some worse
If none of it’s of interest to you, you’d be the first»

(Welcome to the internet, Bo Burnham)

https://www.youtube.com/watch?v=k1BneeJTDcU

Bo prende in prestito da tutto: YouTube, i social, la TV, i video musicali, la video arte, il cinema, la pubblicità, Instagram. Ci fa un riassunto satiresco di tutto quello che quotidianamente ingurgitiamo noi, appassionati di immagini, voraci visivi, figli di una generazione che non legge, ma guarda.
Nell’internet in cui ci dà il benvenuto, la lezione di sociopolitica ce la fa Socko, un calzino a cui il performer dà voce.

Non aspettatevi dei tagli impr….

Sì, aspettatevi dei tagli improvvisi. Passiamo da una visione all’altra senza filo di continuità. Non c’è arco narrativo o racconto. Ma un’idea di base e poi il contenuto. Il contenuto è composto di diversi elementi. La struttura è simile a quella di un video per YouTube. Il visual è al livello del  cinema più elegante. Il look & feel generale, diciamo così, è schifosamente attuale e sorprendentemente uniforme, da farci invidiare (con ammirazione) il talento creativo di questo trentenne. L’editing passa dal taglio repentino (ci vogliamo ritrovare un certo cinema, ma è solo un certo YouTube) al lento cambiamento di aspect ratio, come quasi a prendersi gioco di noi. Lo schermo è nello schermo, che è nello schermo dello schermo, dove lui mostra le sue reazioni alle sue reazioni sulla canzone che canta lui stesso. Le luci creano forme e  colori con estrema semplicità; il light designer è la sua mano sinistra mentre la destra regge il microfono.

burnham

Divertente vedere come la critica sia separata tra coloro che trovano linee di genialità nell’opera di Burnham e quelli che ne perdono il senso. The Guardian, Indie Wire, The New Yorker & so on, tutti cercano di catalogare questo prodotto in un genere. Parlano di documentario, rintracciano l’assenza di pubblico, cercano il giornalismo. Tutti, ma proprio tutti, ci fanno sorridere perché si scordano di YouTube. Si improvvisano psicanalisti: addirittura c’è che lo definisce “problematico”. Ma nessuno di questi critici guarda, conosce, o esplora i sedicenni che creano contenuti per il web.

Questo è Bo Burnham. Il figlio di una generazione di artisti che non ha nulla a che vedere con i prodotti che quella critica ha guardato fino ad oggi.

Is this heaven or white woman’s instagram?

Finalmente, questa massa di artisti ha una rappresentanza ufficiale, che apre la strada per un futuro di contenuti nuovi corrispondenti  a un genere, al quale deve essere ancora dato un nome. Qualcuno prima o poi lo definirà.

Intanto sentiamo la voce disperata di un performer che si chiude in quattro mura nel bel mezzo di una pandemia.

La verità di Bo

Feel this desperate need to be seen as intelligent.

Il ragazzino, the young white kid, che cantava i’m bo yo. è lontano da qui. Bo Burnham oggi si mostra malinconico e stressato. Evidentemente nervoso per la realizzazione di un progetto che non sa quando finirà e quale sarà la sua forma (per questo è stata inventata sua maestà la Sceneggiatura, Bo!).  In questa forma di creazione, la  sceneggiatura non c’è; ci sono le idee, le emozioni, la verità di un ragazzo da solo davanti ad una telecamera.

L’apatia è una tragedia e la noia è un crimine

burnham bo

T-shirts, infradito, pantofole e camice di flanella sono il nostro unico contatto con la realtà: ci indicano lo scorrere delle stagioni nell’arco di realizzazione del progetto. Mentre dalla piccola finestra entrano spiragli di luce del mondo esterno. Lo vediamo addirittura in mutande, ah no, addirittura nudo sotto l’occhio di bue. Come in un lento sgretolarsi man mano che va avanti con il progetto, di cui non ci nasconde l’ansia a più mandate, ossessionato da questo lavoro che a un certo punto vorrebbe non consegnare mai. Ci mostra anche il dietro le quinte di uno spazio di lavoro caotico.

Can one be funny when stuck in a room?

No, crediamo di no. C’è più realismo che commedia in questo Speciale.

Bo diventa trentenne. Si mostra in tutta la sua tristezza.

And now my stupid friends

Are having stupid children

How ‘bout the music?

La sua capacità di spaziare nella vasta gamma di generi musicali, oltre che di strumenti, è disarmante. Dal synth-pop alla sua chitarra acustica, con la quale si rivela cantautore e si scusa di non suonare abbastanza bene. Da (Jeffrey) Bezos, a White Woman’s Instagram passando per FaceTime  with My Mom (Tonight): tutte le canzoni mostrano al contempo una capacità di gestione della musica e della narrazione sociale attraverso le parole cantate, a tratti raccontate.

The End

Finalmente gli applausi e le risate del pubblico – non presente – quando lui esce dall’edificio e si ritrova “intrappolato” fuori.
Can anyone shut the fuck up about any single thing, for an hour?
Era più sicuro nel suo interior digital space Bo Burnham. Chissà se ci ritornerà.
Bo Burnham: Inside curiosità
Dove lo ha girato? Lo speciale è stato interamente girato nella sua guesthouse (depandance) nella sua casa di LA.
 * Per approfondire fate riferimento a questa TED Talk

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