La vita che volevamo: scene da un matrimonio senza figli
Una relazione senza figli diventa improvvisamente lo spunto per interrogarsi sulla propria esistenza, sul proprio amore, sulla propria diversità.
L'ossessione è in agguato mentre il confronto con il mondo circostante emana verdetti senza appello.
Ulrike Kofler dirige un dramma intimo, tratto da una storia scritta da Peter Stamm, che descrive le difficoltà di una coppia senza figli. Qual’è la vita che volevamo? Dopo i fallimenti per tentare di rimanere incinta l’avere un figlio diventa per Alice un motivo per mettere in discussione tutto, il proprio matrimonio e persino sé stessa. Ma fino a che punto? Was Wir Wollten è il titolo originale e What We Wanted quello internazionale. Disponibile sulla piattaforma Netflix, prodotto da Film AG Produktion e Kino Produzioni.
Un film per non smettere di pensare
Trama
Alice e Niklas sono una giovane coppia di residenti viennesi che dopo aver provato insistentemente a coronare il sogno di avere dei figli decide di prendersi una vacanza di riflessione. Scelgono un bel resort in Sardegna, il luogo evocativo di alcuni dei loro ricordi più belli. Tuttavia, quando nell’appartamento accanto compare un’altra famiglia austriaca con due figli, una bambina e un adolescente, la situazione si complica.
I silenzi della quotidianità
Nonostante la grande potenza espressiva ed emotiva del personaggio di Alice, ottimamente interpretato da Lavinia Wilson, La vita che volevamo non riesce realmente a sprigionare tutta la capacità evocativa del suo racconto. Il quotidiano delle piccole cose, compreso il rapporto con l’altra coppia e i loro figli, sembra trapiantato ad hoc quasi fosse un’esigenza di copione e non il lento defluire di un senso di inadeguatezza. I silenzi ci sono ma non sono mai completi o valorizzati dalle sequenze che li contornano. Fermo restando i movimenti della macchina da presa che testimoniano di una ricerca ponderata verso un discorso d’insieme dell’immagine filmica. Il pensiero va immediato al cinema francese della Nouvelle Vague, Eric Romher in particolare, e su quella falsariga dimora in giudizio benevolo.
L’Oscar mancato
I produttori della pellicola speravano in una possibile entrata nella cinquina degli Oscar stranieri ma così non è stato. Il lavoro della Kofler, alla sua terza regia di lungometraggio, tratta un tema di certo non inedito che si è trovato a confrontarsi con titoli più aderenti alla stretta contingenza del reale. Resta, tuttavia, la consapevolezza di un cast di grandi attori, oltre alla già citata Lavinia Wilson merita sicuramente una citazione il protagonista maschile Elyas M’Barek, Niklas. Detto dei problemi di scneggiatura, scritta dalla stessa regista con Sandra Bohle e la collaborazione di Marie Kreutzer, va sottolineata la fotografia di Robert Oberrainer in grado di armonizzare con grande naturalezza luci e colori.
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