Una famiglia decisamente disfunzionale, quella che si svela, poco a poco, nel corso del film Wildland, opera prima della regista danese Jeanette Nordahl (prodotta da Snowglobe), un dramma dai toni cupi presentato al 30° Noir in Festival e vincitore del Black Panther Award 2021, che racconta una storia oscura di illegalità e matriarcato, inteso come predominio psicologico e sociale della donna (qui della madre) per ruolo e status, nell’ambito di una relazione madre/figli ai confini della legalità e oltre i limiti della morbosità.
La diciassettenne Ida rimane orfana improvvisamente, dopo un incidente stradale in cui la madre perde la vita e lei stessa rimane lievemente ferita. Per collocarla comunque in una famiglia (lei vorrebbe stare da sola ma è troppo giovane e traumatizzata), i Servizi Sociali decidono di affidarla alla zia Bodil, sorella della madre che lei a malapena conosce (e non è un caso se la madre di Ida non aveva più rapporti con lei), e che vive con i tre figli ormai adulti.
Apparentemente ben accolta, la ragazza si renderà conto molto presto delle attività illegali svolte dai suoi tre cugini maschi per vivere, coinvolti in giri di droga, usura e violenza criminale, tutte gestite e coordinate dalla zia, che trattiene a casa i figli con le rispettive mogli/fidanzate ed esercita un controllo assoluto sui loro destini.
Quando la potente matriarca Bodil decide di far entrare anche Ida nel circuito criminoso, iniziando a renderla testimone di azioni illegali e violente commesse dai cugini, per la ragazza si aprirà un dilemma esistenziale, mentre la zia farà di tutto per vanificare le sue richieste di aiuto ai Servizi Sociali e far ricadere su di lei colpe gravi commesse dal figlio più instabile, con un finale inatteso e decisamente ‘noir’.
La cinematografia scandinava continua a proporre personaggi femminili di notevole spessore e a scandagliarne la psicologia: Wildland, infatti, mette al centro della narrazione due donne, la giovane Ida che nonostante il suo spaesamento è in cerca di sicurezza, calore familiare e di un luogo cui appartenere e che ben presto dovrà fare i conti con la cupa realtà della sua nuova famiglia, e l’altra, la zia Bodil, potente e implacabile dominatrice che dispensa ordini e sorrisi con la stessa fermezza, alla quale nessuno sembra poter dire di no ma che pagherà un alto prezzo per mantenere la sua posizione di controllo.
La performance delle due protagoniste femminili, la giovane Sandra Guldberg Kampp, nel ruolo di Ida, e la nota attrice danese Sidse Babett Knudsen (già protagonista della serie televisiva Borgen- Il potere), in quello della zia, porta un film con qualche imperfezione registica e di sceneggiatura, ad un livello qualitativo decisamente elevato e ad una narrazione originale, conferendo credibilità alle emozioni ed alla psicologia dei personaggi, che vengono trasmesse anche agli spettatori.
«Il mio film parla della necessità di appartenere – racconta Jeanette Nordhal – è una storia di mafia al femminile, con al centro una ragazza e la sua nuova famiglia, l’incontro con l’amore e l’inevitabile sacrificio finale. La storia è costruita in forma circolare, specchio di un’eredità sociale, una dipendenza che sembra impossibile infrangere, per quanto si cerchi di farlo. Fin dall’inizio ero attratta dal fotografare la violenza: che cos’è e come si manifesta? Amore e violenza coesistono: ci sono al tavolo della colazione, in ogni sorriso, conversazione e perfino in una carezza. È questo il potere distruttivo dell’amore familiare».
La giuria del Festival, presieduta dal produttore Carlo Degli Esposti, con l’attrice Camilla Filippi e il regista Gianluca Maria Tavarelli, nell’assegnare il Black Panther Award del 30° Noir in Festival a Wildland ha fornito la seguente motivazione:
“Per aver saputo raccontare la scelta di un’adolescente che abbraccia una famiglia maledetta pur di sentirsi parte di un gruppo, con una regia capace che sceglie consapevolmente di rallentare la narrazione permettendo allo spettatore di scendere negli inferi al fianco della protagonista.”
Positivo il bilancio complessivo del Noir in Festival, che quest’anno ha presentato, a causa dell’emergenza Covid film ed incontri sulla piattaforma MYmovies e che, per la prima volta, ha portato online il meglio del genere noir, dal cinema alla letteratura passando per le serie TV.
Jeanette Nordhal
Diplomata all’Independent Film School di Copenhagen, con il saggio di diploma ‘Waiting for Philì, Jeanette Nordhal ottiene la nomination per il miglior cortometraggio al Danish Academy Award del 2013. Già durante gli studi lavora come aiuto regista della seconda unità in film di successo come ‘The Keeper of Lost Causes’ e nella celebre serie ‘Borgen’. Il suo primo cortometraggio, Nylon è presentato al Festival di Göteborg. Wildland è il suo primo lungometraggio.
Filmografia
2020 Kød & Blod (Wildland)
2016 Nylon (cm)