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‘Pino’ il suggestivo documentario di Walter Fasano chiude il Bif&st

Il suggestivo documentario di Walter Fasano ricorda l'artista Pino Pascali scomparso nel 1968 a soli trentadue anni

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Una vita troppo breve, ma vissuta intensamente, quella di Pino Pascali – artista nato a Bari nel 1935 e morto a Roma in un tragico incidente di moto nel 1968 – grazie a una fusione passionale e quasi inestricabile tra arte ed esistenza.

Di questo eccezionale percorso vuole essere testimonianza privilegiata lo straordinario documentario di Walter Fasano, intitolato semplicemente Pino, ma ricco di sfumature, grazie a un bianco e nero che cattura e affascina, e che racconta in maniera complessa e affatto scontata l’estetica di Pino Pascali, l’arte degli anni Cinquanta e Sessanta, la biografia di un artista figlio dei suoi tempi.

Presentato al Festival di Torino del 2020, il film chiuderà ora il Festival Internazionale del Cinema di Bari del 2021 e sarà disponibile sulla piattaforma MUBI.

Pino: 50 anni dalla morte di Pascali.

L’occasione del documentario, ben cinquant’anni dopo la morte di Pino Pascali, è quella dell’acquisto ed esposizione, da parte del Museo Pascali di Polignano a Mare, terra d’origine dei genitori di Pino, della sua opera “Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo”: il racconto del ritorno nei luoghi delle origini è, per il regista, l’occasione per una riflessione su Pascali, in una dimensione narrativa in cui spazio e tempo sembrano annullarsi.

Quando il Museo Pascali mi ha chiesto di documentare la storica acquisizione dell’opera di Pino “Cinque bachi da setola ed un bozzolo” – racconta Fasano – la proposta è stata di allargare gli orizzonti del racconto e provare a evocare possibili contenuti “altri” (quello del ritorno alle proprie origini/radici ad esempio). Spinto dall’intensità e dalla luminosa chiarezza delle opere e della vita di Pino, nel mettere in dialogo musica, immagini, voci e suoni, mi sono rivolto a numi tutelari quali Arthur Rimbaud, Chris Marker e Alain Resnais, che ci hanno ricordato come l’esplorazione creativa sia aperta a infinite possibilità di direzione e bellezza”.

In un’epoca storica, gli anni Sessanta, in cui rovesciare gli schemi estetici e sociali era un valore aggiunto al talento individuale e alle trasformazioni collettive, Pino Pascali vive la sua stagione d’oro: enfant terrible, poco portato per gli studi, attirato dal mare e dalle sue forme, dal naturalismo e dalle luci primordiali, dal pulsare della Capitale e delle sue opportunità, il giovane Pino affamato di vita si trasferisce a Roma dove frequenta nel 1956 l’Accademia di Belle Arti e ha la fortuna di avere un maestro come Toti Scialoja che lo avvicina all’uso di materiali inusuali nell’arte.

Pino: racconto di un percorso anticonformista

Attraverso un percorso anticonformista e personalissimo, Pino cerca con bramosia la propria collocazione artistica ed espressiva, fra scultura, fotografia, installazioni e performance. Il documentario evidenzia la ricerca identitaria di Pascali fra immagini evocative, reiterazione di frammenti letterari e fotografie biografiche.

Avendo scelto la strada del racconto per immagini fotografiche – continua Fasano – ho avuto la fortuna di essere affiancato da alcuni eccezionali compagni di viaggio: Pascali innanzitutto, le cui straordinarie (e poco note) fotografie ci hanno permesso di entrare nel suo sguardo. E soprattutto Pino Musi, sempre riconoscibile per stile ed esiti proprio in quanto ricercatore del senso profondo dell’immagine. Le sue fotografie originali scandiscono la narrazione del film in una dimensione che trascende la ricerca del “momento decisivo”. Il meraviglioso repertorio fotografico di Claudio Abate, Elisabetta Catalano, Ugo Mulas ha saputo restituirci un’immagine vivida di Pino e di quella stagione creativa, di cui il gallerista Fabio Sargentini è stato demiurgo, e per noi complice di qualità insuperabile”.

Negli anni Sessanta Pino Pascali partecipa a diverse mostre collettive, finché nel 1965 realizza la sua prima personale presso la galleria romana ‘La Tartaruga’, e successivamente espone alla Galleria ‘L’Attico’, dove avvia e cementa un’ amicizia fraterna con Sargentini. In soli tre anni ottiene un notevole riscontro dalla critica e viene notato da influenti galleristi italiani e internazionali. Proprio all’apice della sua carriera, mentre alcune sue opere sono in mostra alla Biennale di Venezia, muore prematuramente a Roma in un incidente di moto (una delle sue passioni) sul Muro Torto. Con lui scompare uno dei protagonisti di una straordinaria stagione creativa dell’arte italiana e internazionale.

Materiale vario per il film

Fra i materiali utilizzati dal regista, i film di Luca Maria Patella ed Alfredo Leonardi, i testi critici e poetici rielaborati nel racconto vocale di tre narratrici d’eccezione: Suzanne Vega, Alma Jodorowsky e Monica Guerritore, “in una sintesi -conclude il regista – che cerca di attraversare spazio e tempo trasportandoci in qualche modo in prossimità della breve e intensa vicenda umana e artistica di Pino Pascali”.

Pino è una produzione Passo Uno per Regione Puglia, Fondazione Pino Pascali (www.museopinopascali.it) e Apulia Film Commission. Il progetto è nato nel 2018, nell’ambito del progetto #Pascali2018, nel cinquantesimo anniversario dalla scomparsa dell’artista.

Leggi anche la conversazione di Taxidrivers con il regista

#TorinoFilmFestival. Il cinema che restituisce la vita. Conversazione con Walter Fasano regista di Pino – Taxidrivers.it

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Pino

  • Anno: 2020
  • Durata: 60 minuti
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Walter Fasano