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Animals United

«Una pellicola con un gusto ‘politico’ prettamente europeo, questa è la caratteristica principale di “Animals United”».

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In tutto il mondo gli uomini distruggono il loro ambiente naturale: i ghiacciai dell’Artico si sciolgono a una velocità impressionante, l’entroterra australiano è devastato dagli incendi, ondate di petrolio causano disastri nell’arcipelago delle Galapagos. Obbligati a fuggire da un ecosistema ormai invivibile, gli animali decidono di mettersi in marcia verso New York, per ribellarsi alla guida distruttiva del genere umano, in quella che potremmo definire un’ironica e provocatoria dichiarazione di pace. La mangusta Billy, il saggio leone vegetariano Socrate, l’elefantessa Angie, la giraffa Gisella, l’orso polare Sushi, lo scimpanzé Toto, il bufalo Grugno sono solo alcuni dei protagonisti di questa avventura che unirà gli animali dei Cinque Continenti nella lotta per la costruzione di un mondo in cui tutte le creature possano finalmente vivere in pace.

Una pellicola con un gusto ‘politico’ prettamente europeo, questa è la caratteristica principale di Animals United (il titolo originale è “Die Konferenz der Tiere”). Un prodotto per adolescenti a firma tedesca e apertamente schierato dalla parte degli ecologisti: il film sostiene la campagna internazionale del WWF per la salvaguardia delle specie più a rischio sul pianeta.

Trattasi di un altro titolo che cavalca la moda del 3D e che, purtroppo, differentemente da opere recentissime come Megamind, ad esempio, lascia molto a desiderare dal punto di vista dell’animazione. Quest’ultima infatti è ‘scattosa’, poco naturale, riproponendo, in parte, i limiti dei primi film totalmente in computer graphics.

Questo titolo, a firma di Reinhard Klooss e Holger Tappe, è il classico prodotto che tenta un po’ furbescamente di cavalcare filoni ormai ben collaudati. Infatti Animals United ricorda in più occasioni una serie di successo come L’Era Glaciale: al posto della tigre dai denti a sciabola troviamo un pacioso leone, e una elefantessa sciocchina rimpiazza il mammut. Tuttavia, il film americano non è soltanto formalmente  superiore a quello tedesco, ma anche molto più divertente e originale.

Va comunque fatta una lode agli autori per la critica coraggiosa verso quegli esseri umani che trattano la natura come fosse di loro esclusiva proprietà, abusando della tecnologia e utilizzando spesso la violenza contro gli animali. Ciò malgrado, pure in questo caso poco o nulla di nuovo sotto il sole, visto che questa tematica è alla base di un caposaldo dell’animazione nipponica e non solo; ci riferiamo alla celebre serie degli anni Sessanta Janguru Taitei (conosciuta da noi con titolo di “Kimba il leone bianco”) di Osamu Tezuka. Per non parlare poi della presenza del Diavolo della Tasmania, un’altra ‘citazione’, come la chiamano quelli dei fumetti Bonelli. In questo caso il rimando è a Taz, personaggio dei mitici Looney Tunes della Warner Bros, acerrimo rivale dello scaltro Bugs Bunny.

In conclusione, il classico cartone di Natale, non fatto troppo male, sia chiaro, ma davvero di poche pretese e, questa è la cosa meno piacevole, un tantino troppo furbetto nel voler riciclare idee non proprio originali, sperando ingenuamente che nessuno se ne accorga.

Riccardo Rosati

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