L’amica di Alejandro Montiel: su Netflix un noir privo di sorprese
Il prequel di Perdida è un noir che rispetta e sfrutta tutti i canoni del genere ma che non convince fino in fondo, a causa di una sceneggiatura troppo scontata e di prove attoriali non all’altezza.
Disponibile su Netflix, L’amicadi Alejandro Montiel è un thriller nella media, che sfrutta i classici elementi del genere ma che non appassiona fino in fondo, svelando fin troppo presto le carte a sua disposizione.
L’amica. Il film
La pellicola, scritta e diretta da Montiel (Perdida, Extraños en la noche, Abzurdah), racconta la storia di Pipa (Luisana Lopilato), pronta a intraprendere la sua strada come agente di polizia, al fianco di colui che considera suo mentore, il detective Juanez (Joaquin Furriel), e che la vuole per la nuova indagine. Una diciannovenne è stata brutalmente uccisa e le prove rinvenute puntano sulla migliore amica di quest’ultima.
L’amica è l’adattamento del libro La virgen en tus ojos e costituisce il prequel di Perdida, basato sul romanzo Cornelia, entrambi scritti dalla giornalista argentina Florencia Etcheves. Al centro di entrambi i progetti c’è la figura di questa giovane poliziotta, Manuela Pelari detta Pipa, alle prese con alcune misteriose situazioni che la riguardano da molto vicino.
L’importanza del passato per avvicinarsi ai personaggi
Il passato è un elemento imprescindibile per conoscere e avvicinarsi alla protagonista: durante l’interrogatorio con una sospettata, Pipa rivela di aver perso la sua migliore amica quando era solo un’adolescente.
Nel tentativo quindi di creare un contatto tra lei e l’altra ragazza, di permetterle di aprirsi in vista di un’eventuale confessione, la giovane poliziotta mette in luce un aspetto di sé tanto importante quanto complesso.
È evidente che il percorso di crescita e maturazione di Pipa non sia stato dei più facili, ed è forse anche da lì che ha origine la sua scelta di entrare nelle forze dell’ordine. Il senso del dovere, l’empatia, l’apprensione e la responsabilità non sono propriamente elementi da apprendere. O ci si nasce o forse è difficile comprenderne il valore.
A ciò si aggiungano il rispetto e la gratitudine, che caratterizzano il personaggio di Pipa e che la metteranno non poco in difficoltà nel momento in cui le sarà chiesto di spiare il suo mentore. Quest’ultimo dal canto suo non se la passa di certo meglio, segnato irrecuperabilmente dalla perdita della moglie. Con il pensiero sempre rivolto lì, l’esito delle stesse indagini è messo più volte in pericolo.
A volte è necessario lasciarsi avvolgere dal sospetto per scoprire la verità
A dare supporto e arricchire il progetto ci pensano i suggestivi scenari boschivi, ai quali si deve l’atmosfera vischiosa, avvolgente, a tratti torbida, dove rinvenire un qualsivoglia tipo di indizio diviene un’impresa impossibile. Solo rischiando di esserne completamente circondati si può arrivare alla scoperta di indizi preziosi, se non fondamentali.
L’attenzione ai dettagli, oltre che ai gesti e agli sguardi, è indispendabile per giungere alla verità. E lo sa bene Pipa, attenta osservatrice quale è, nel mezzo di un clima di sospetto che aleggia senza sosta. Lo sguardo di Montiel si sofferma allora sui primi piani, affidandogli significati o supposizioni a seconda del punto di vista.
L’amica gioca con molti riferimenti al genere noir, del quale fa effettivamente parte. Unica pecca è la semplicità di questa narrazione che non lascia spazio a colpi di scena o sorprese, necessarie in simili progetti.
L’amica sembra perdersi nei meandri della foresta in cui è ambientato
Tutto appare alquanto scontato sin da subito. Colpa anche di una sceneggiatura non così curata o elaborata come ci si aspetterebbe invece dall’adattamento di un’opera letteraria.
Chiaro che se gli elementi cruciali del film, ossia le indagini portate avanti da Pipa, non arrivano a incuriosire, appassionare o anche naturalmente intrattenere, qualcosa non sta andando per il verso giusto. Simile in qualche modo al nostrano La ragazza nella nebbia– anche quello tratto da un romanzo importante firmato da Donato Carrisi – L’amica sembra perdersi nei meandri della foresta che fa da cornice alle vicende.
La sceneggiatura (scritta a quattro mani da Montiel e da Mili Roque Pitt) è alquanto mediocre, così come lo sono le prove attoriali. Accattivante invece l’idea del prologo, a cui però purtroppo non fa seguito uno sviluppo narrativo in capitoli.