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Netflix Film

365 giorni: l’erotismo trash conquista la vetta su Netflix

Il film polacco targato Netflix rappresenta un vero caso con milioni di visualizzazioni in streaming

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Adattamento di un romanzo di Blanka Lipinska (il primo di una trilogia ), 365 giorni , in streaming su Netflix,  e’ la storia di un torbido legame tra un gangster siciliano e una ragazza polacca.

Tradotto per lo schermo dalla scrittrice stessa, il film è diretto da Tomasz Mondes e Barbara Bialowas, già autrice nel 2012 di Big Love.

365 giorni: Trama

Durante un incontro tra la famiglia Torricelli e un altro gruppo criminale viene assassinato il capo di Massimo, il leader.

Trascorsi 5 anni Massimo è divenuto il nuovo Boss della cosca, con affari in tutto il mondo. A San Francisco il giovane conosce Laura Biel e sviluppa nei confronti della donna una forte passione. Quando la rincontra in Italia, in vacanza con il fidanzato, decide di rapirla e di tenerla segregata nella sua villa. Se entro l’anno la ragazza non si innamorerà di lui le ridarà la libertà. Tra i due inizia una sorta di gioco erotico psicologico.

365: Analisi di un Fenomeno.

Il peggior film di Netflix“,” cinema di cartapesta” , “brutta copia di 50 sfumature”, ” pellicola inqualificabile“:

queste e altre ancora le definizioni date da chi si è cimentato a giudicare la pellicola di Bialowas e Mondes. A dispetto di tutto ciò il film continua a mantenere saldo il suo primo posto tra le pellicole più viste sulla piattaforma streaming, diventando un vero caso mediatico.

Le motivazioni di un tale successo sono davvero da ricercare per una pellicola che si presenta come una parodia del genere erotico sentimentale e con molti limiti. Dinanzi ad un erotismo sadomaso eccessivamente ostentato troviamo una inconsistente struttura narrativa che rende lo stesso erotismo gratuito e privo di pathos.

La storia tra i due si rifà a molta parte del cinema di genere, ma spoglio di ogni contenuto e infarcito di stereotipi che rasentano il ridicolo.  Maschio italiano ricco, mafioso e virile; donna dell’est bellissima e in crisi sentimentale,  spaventata quanto ugualmente attratta dal misterioso e pericoloso carceriere.

Harmony insegna.

D’altronde Harmony, la serie di romanzi rosa di successo, da sempre insegna  come sia un mix vincente la scelta di simili personaggi standardizzati. Rude e patriarcale lui, maliziosamente innocente all’inizio lei.

L’erotismo diventa parte integrante e fondamentale di una narrazione semplice che annovera pochi fatti in realtà.

Gli eventi, pochi, servono solo da supporto al fulcro che sono i due cliché: il maschio e la femmina, che si muovono in ambienti anch’essi standardizzati. I protagonisti vivono eventi inverosimili, ma proprio per questo vengono più apprezzati.

La pellicola presenta una narrazione che in effetti non ha nulla di davvero rilevante  e i momenti di racconto vero e proprio si limitano alla parte iniziale e finale. La sceneggiatura è caratterizzata da una serie di dialoghi davvero imbarazzanti con una successione di frasi tipo ( Ti sei persa bambolina? ) che, facendo il verso ancora al Christian Grey di 50 sfumature , non producono però un effetto analogo.

L’uomo che non deve chiedere mai!

Anche la zona thriller fatica ad ottenere credibilità  mancando la necessaria solidità narrativa. L’effetto prodotto resta così solo quello dell’ esaltazione dell’uomo macho che  ordina là dove la donna esegue.

Il leit-motiv dell’uomo  di 365 giorni non ha nulla della iconica rappresentazione che ne hanno fornito pellicole cult come 9 settimane e mezzo, L’amante o lo stesso 50 sfumature ( che pure presentava molti limiti). Ciò che qui manca non riguarda unicamente un giudizio di tipo puramente tecnico: qui la sudditanza della donna è scarna, non attorniata da quello  spessore culturale e sentimentale che le conferiva altrove quasi una sua dignità.

In 9 settimane e mezzo alla fine del gioco traspare l’amore: qui c’é il vuoto di intenti dove nulla viene trasmesso e tutto si limita ad una successione di scene erotiche prive di sensualità  e dotate di una pochezza disturbante.

365: stereotipo di successo.

Aldilà delle accuse di sessismo e misoginia, 365 giorni è veramente un film centrato sul Niente, pretenzioso e noioso, con stereotipi da soap opera scadente. Anche il cast non brilla per eccezionalità: accanto ad un Michele Marrone ( Massimo) imbalsamato in una perenne espressione da ” io sono macho, narcisista e pericoloso” troviamo una Natasha Urbanska (Laura) davvero imbarazzante.

Resta da chiedersi dunque il perché del successo di un simile prodotto unicamente commerciale: forse l’origine del richiamo è proprio quel vuoto da cui è circondato.

365 giorni non genera aspettative, non crea tensione intelligente né suscita ardore e conflitto interiore. È un involucro vacuo, un intermezzo senza importanza che spegne il cervello e che genera una curiosità che, grazie ad un incessante passaparola, ne ha determinato un successo inarrestabile.

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365 giorni

  • Anno: 2020
  • Durata: 115 min
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Erotico
  • Nazionalita: Polonia
  • Regia: Barbara Bialowas