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Ip Man 4 di Wilson Yip: il round finale della saga con Donnie Yen (FEFF22)

Donnie Yen rientra in doppietta con Wilson Yip per presenziare al capitolo finale della avvincente e longeva saga di Ip Man 4, maestro d’arte Wing Chun e ispiratore di Bruce Lee

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Per i fidelizzati della saga, questo è un appuntamento conclusivo ed essenziale. Ip Man 4 di Wilson Yip con Donnie Yen, l’intramontabile, mette i puntini sulle i sull’evoluzione della leggenda del maestro e dell’arte del Wing Chun fuori dai confini nazionali. Donnie Yen le suona di santa ragione anche agli americani (alla onestissima età di 56 anni); i combattimenti sono molteplici, orchestrati alla perfezione, una garanzia del franchise Ip Man. La sceneggiatura, seppur semplice, questa volta regala spunti su più livelli, non ultimo il fatto che vada a servire la grande manovra di egemonia culturale che sta operando la Cina. Qui si condanna un modello, non i personaggi. Quindi, è bene prepararsi a leggere l’intrinseca metafora anti-americana, per nulla celata sotto la parabola discente del grande eroe del Wing Chun.

Ip Man 4: la trama

Abbiamo lasciato il maestro Ip al numero 3 della saga, dopo aver sconfitto Mike Tyson e aver dimostrato la genuinità della sua tecnica. La moglie è morta di cancro e l’ha lasciato con i due figli, Ip Chun e Ip Ching. Il quarto episodio vede il figlio più piccolo ormai adolescente, refrattario al sistema educativo. Espulso da scuola, il padre è costretto a prendere in considerazione la possibilità di spedirlo in America a studiare.

Ad aggravare il suo concerno, il fatto che gli viene diagnosticato un tumore in rapida diffusione.

Ecco che Ip Man parte in direzione di San Francisco, dove avrà modo di incontrare anche il suo ex allievo Bruce Lee (Kwok Kwan Chan), che nel frattempo sta divulgando il Wing Chun all’estero. La comunità cinese locale si mostra molto contraria, reduce dai numerosi scherni ed episodi di razzismo che l’hanno vista vittima nella società americana. Tutti i maestri di kung fu locali, tra cui il presidente della CBA (Chinese Benevolence Association), non appoggiano il proselitismo di Bruce Lee, e di riflesso quindi neppure il suo maestro. Purtroppo Ip, dipende da questa CBA per permetter al figlio di studiare là.

Gli eventi degenerano rapidamente quando, a suon di calci e pugni, il corpo dei marines viene umiliato, la figlia del presidente della CBA anche, e tutti quanti cercano vendetta. Chi da una parte fa muro alla possibilità di integrare il kung fu nell’addestramento dei marines (perché è roba da “gialli”), chi non ne vuole sapere di mescolarsi con una cultura altra.

Ip Man 4 di Wilson Yip

Ip Man 4: l’eredità di Donni Yen e Bruce Lee

Donnie Yen ha accettato di terminare la saga Ip, ma non senza ammettere che ormai quel personaggio era diventato più forte della sua stessa presenza. Succede spesso nella tradizione cinematografica: Daniel Radcliff è stato Harry Potter fintanto che era troppo cresciuto per poter sembrare ancora quel bambino (la saga di Harry Potter, 2001-2011); Matthew Perry è rimasto Chandler (Friends, 1994-2004); così come Mark Hamill si è portato il peso di Luke Skywalker tutta la vita. E via così, per La signora in giallo (a.k.a. Angela Lansbury) o il Tenente Colombo (Peter Falk)…

Ip Man 4 è uscito nel dicembre 2019 in Cina con il classico successo al botteghino: sono tutti indiscutibilmente molto affezionati al personaggio di Ip Man, realmente esistito e un po’ padrino del wushu, quello fatto bene. Donnie Yen tra l’altro, è sempre stato perfettamente calzante nel ruolo, non c’è ombra di dubbio. Perciò sarebbe stata quasi una blasfemia trovarci qualcun altro, al suo posto. Yen sa ancora picchiare duro, malgrado non sia più un giovinetto e ne abbia prese diverse nel suo passato di maestro e giustiziere.

“Dinanzi alle ingiustizie, devo alzarmi e combattere. È per questo che abbiamo scelto le arti marziali.”

Le coreografie sono sempre eccellentemente curate, non c’è che dire: Woo-Ping Yuen è una garanzia. Cosa si aggiunge in Ip Man 4 di Wilson Yip? Prima di tutto, l’omaggio a Bruce Lee: bisogna aver visto un po’ del Bruce Lee vero, in passato, per apprezzare le scene in cui viene riportato in vita nelle strade buie di San Francisco. In un incontro che è un po’ uno spin off e un po’ un revival, mentre il maestro osserva la scazzottata a lato, assistiamo alla modernizzazione del prodigio Lee. La tecnica è molto più veloce, volante, le inquadrature non “falsano” alcuno dei colpi: gli stunt hanno fatto passi da gigante nel tempo, così come la post produzione. Il risultato, mi verrebbe da dire, è una spettacolarizzazione del gesto che non rende più lo stesso merito al padronanza dell’arte. Bruce Lee, insomma, se fosse nato adesso, avrebbe anche potuto saltare un po’ meno per aria, pur creando lo stesso scompiglio emotivo.

Purtroppo non me ne intendo di arti marziali così nello specifico, non so valutare questo scontro karate vs kung fu che ritorna nel film. Ma a livello coreografico, assistiamo ad una danza piacevolissima, ovviamente accompagnata da effetti sonori molto più grandi, come se fosse uno scontro tra titani per la sopravvivenza del pianeta. E in un certo senso lo è, perché la posta in gioco, come si vedrà a seguire, è l’ideale dominio cutlurale del pianeta.

In una escalation di cattiveria e in un successivo affinamento delle battaglie, nell’ultimo scontro il Maestro Ip sfida il sergente Barton Geddes (Scott Adkins). La velocità degli scambi è un vortice, lo spettatore non può assolutamente rimanere indifferente alla pioggia di pugni e calci. Un Ip Man così punitore non l’avevamo visto.

Ip Man 4 di Wilson Yip

“Stronzo razzista! Guardati attorno. Noi siamo la cultura. La tua supremazia è puro odio e intolleranza”

In Ip Man 4 di Wilson Yip, si parla di razzismo e di egemonia culturale. E nemmeno troppo velatamente.

Ormai è una questione di Stato, e sapendo che lo Stato di cui parliamo si muove su linee comunicative affilatissime, tutto il film è una emanazione dell’idea che la Cina sia in lotta con l’America. I ballerini contro i buzzurri, l’arte marziale contro l’addestramento bestiale dei marines. Le urla dei generali contro il moderato bisbiglio del maestro Ip.

Ad un certo punto questa incarnazione diventa macchiettista. Cina e America se le danno di santa ragione, ma è con una mossa chirurgica molto meno gorilla dello stile del marine, che Ip mette un punto fermo alla questione. Conoscendo un po’ di cultura cinese, si potrà notare come alla fine, è l’esercito americano che accoglie il kung fu. Mentre la China Town rimane là, solida nelle sue tradizioni e nella sua lingua. La forza e la massiccia presenza della tradizione cinese non cedono: anche se si concedono, e le seconde generazioni poi fanno le cheerleaders. Insomma, la forza della tradizione millenaria è più convincente della coercizione.

Ip stesso rientra a casa, convinto che sia quello il posto dove vuole rimanere: quello che ha conosciuto fuori, non è così allettante come sperava. La sua legacy, è ancora in patria, e nello specifico, nelle mani del figlio.

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Ip Man 4

  • Anno: 2019
  • Durata: 105 minuti
  • Genere: Azione, arti marziali
  • Nazionalita: Hong Kong, Cina
  • Regia: Wilson Yip
  • Data di uscita: 20-December-2020