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Serie Tv

Better Call Saul 5: una serie che continua a regalarci pagine di cinema

Dalla prima alla quinta stagione l’identità del protagonista cambia e si rafforza

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Bagman, l’episodio che più di tutti merita il grande schermo

Cominciamo a parlare della quinta stagione di Better Call Saul dall’ottavo episodio, Bagman, girato quasi interamente nel deserto e costato, rispetto agli altri, il doppio del tempo per le riprese. Cinema. Puro. Il cinema che ci manca, mentre comunque ringraziamo le piattaforme come Netflix, generose di serie ancora da gustare e i nostri televisori per la loro grandezza, la definizione delle immagini e dei suoni.

Le scene di Better call Saul, come quelle di Breaking Bad meriterebbero davvero il grande schermo. Per quei tagli e quegli sfondi così perfetti che, a casa, verrebbe voglia di interrompere la visione e studiarseli, anziché farli semplicemente scorrere. Composizioni curate meticolosamente, dai campi lunghi fino alla mania dei dettagli: nel deserto è la banconota infilzata da una foglia di cactus o il foro del proiettile nella fiancata dell’automobile.

In un episodio precedente, il gelato che si scioglie sul marciapiede e le formiche che lentamente se ne impossessano. Può essere semplicemente un tappo, alla fine del nono episodio, che Kim vuole portare con sé. La macchina da presa sosta, non solo per farci ammirare colori e inquadrature, ma per suggerire significati, e simboli.

Dicevamo, Bagman. Saul (Bob Odenkirk) si trova a vagare nel deserto insieme a Mike (Jonathan Banks) e due borsoni pieni zeppi di banconote. Ora, il peso di sette milioni di dollari non è trasportabile a mano, ma concediamo a Better Call Saul questa licenza logica. La situazione paradossale dovrebbe farci ridere. Invece, il fisico sfatto di Saul, le labbra arse, le rughe in evidenza, l’abituccio blu con la bella camicia sgargiante insanguinati (già, perché lui e Mike sono reduci da una sparatoria non da poco), tutto ciò rende l’episodio davvero drammatico, di un grottesco che sfiora la tragedia.

Fa pena, il nostro Jimmy-Saul che beve la propria pipì per non soccombere alla sete, mentre Mike non si sogna neanche di aiutarlo. Insomma, un Laurence d’Arabia stremato, nella catastrofe di chi sta pagando la più eclatante delle sue imprudenze.

Fino alla terza stagione: origini della nuova identità

Ma la serie, dall’inizio, ci ha regalato altre pagine di cinema, nella sua perfezione narrativa e stilistica. E nella sua totale autonomia rispetto al racconto di Breaking Bad da cui dipendeva, e dal quale si è presto emancipata.

Fino alla terza stagione abbiamo visto le origini dei comportamenti strampalati di Saul. Anzi, di Jimmy McGill che doveva fare i conti con il passato, con un fratello maggiore (Chuck), soprattutto, che voleva fargli pagare debiti in parte suoi, ma per lo più, rivendicazioni ingigantite da una mente malata e mai pacificata.

La quarta stagione: si rafforza la nuova identità

Nella quarta stagione, il nostro stravagante eroe, superato il lutto per la parte di sé vittima di Chuck, e per il copione recitato insieme a lui, porta quasi a termine la sua trasformazione da Jimmy McGill a Saul Goodman. Pensavamo fosse finita, tanto gli episodi sembrava accelerassero, ma nella quinta stagione la sua nuova identità si rafforza.

Coerente, con l’  inventiva e lo scarso rispetto delle regole, lo strafottente Jimmy non cede ai ricatti del sistema e ci è ancora più simpatico. Personaggio con un solido spessore nel suo sfarfallio e nella sua apparente faciloneria.

Cosa ne sarà della relazione con Kim?

La nostra curiosità sull’incontro temporale tra Better call Saul e Breaking Bad si è un po’ affievolita. Ci lasciamo coinvolgere dalle tante sorprese: la storia del protagonista e gli intrecci paralleli del cartello della droga. Dai personaggi inquietanti come Gus Fring e i Salamanca, con i quali Saul interagisce consapevolmente, anche se, suo malgrado, i contatti tra loro saranno più rischiosi della sua mancanza di ponderatezza.

Altri sono i nostri desideri di sapere: per esempio, del rapporto tra Saul e Kim Wexler (Rhea Seehorn). La donna di Jimmy (è rimasta solo lei a chiamarlo così) è assente nella serie principale, che principale non è più. Si stancherà Kim degli eccessi del compagno, se ne andrà, morirà?

Lasciarlo, oramai no; anzi, è sempre più attratta dai modi di lui, il loro legame sempre più saldo. Anche perché, dietro l’aspetto molto perbene di Kim, si nasconde un’anima simile a quella di Jimmy. Non abbiamo dimenticato quanto si è divertita insieme a lui, nei primi episodi, a truffare degli estranei, gratuitamente. E come abbia accettato, e continui a farlo, i mezzucci bizzarri per raggiungere gli scopi, che sembrano scandalizzarla, ma solo all’inizio.

Una scena (una soltanto) ce la mostra ragazzina; scena molto efficace a giustificare la ribellione profonda che condivide con il suo compagno, dietro la parvenza di donna affermata e sicura di sé. A spiegare, in pochi minuti, le complicità che continuano nel tempo, e si consolidano.

Che ne sarà poi del futuro di Saul, dopo Breaking Bad?

Altro elemento narrativo sospeso riguarda il futuro di Saul dopo la fuga, alla fine di Breaking Bad, il destino di Gene Takovic, la terza identità di Jimmy-Saul. Nelle stagioni precedenti lo vediamo all’inizio di tutti gli episodi. Nebraska. Bianco e nero. Lui, irriconoscibile, gestisce una pasticceria e vive nella paura di essere scoperto.

La vicenda di Jimmy-Saul, durata dieci anni, è rivissuta nella memoria di Gene e ora deve sciogliersi, per forza. Pensiamo che, oltre la sesta stagione, già programmata, non ce ne saranno davvero più. In Breaking Bad (che narra eventi dal 2008 al 2010) Saul è più giovane di come ci appare in Better Call Saul (che inizia nel 2002) e non si può andare avanti ancora molto con un’età così dissonante. che riguarda anche altri personaggi in età, come Gus Fring e Mike Ehrmantraut. Un’altra licenza, questa, che però comincia a stridere.

Ad ogni modo, con le sue rughe in più, con la sua parlantina facile e ancora nei suoi completi attillati e colori chiassosi, quante altre scelte avventate dovrà fare Saul prima di mettere la parola fine a tutte le stagioni? Quanti altri colpi di scena ci regalerà? E con quale conclusione?

Peter Gould, ideatore della serie insieme a Vince Gilligan ha dichiarato: “ Il mio sogno è dare a Better Call Saul una chiusura soddisfacente come fu per Breaking Bad. Ero così orgoglioso di aver preso parte al modo con cui abbiamo chiuso la serie principale. In effetti il mio timore nel portare avanti Better Call Saul era solo questo, di offuscare Breaking Bad”.

Diremmo che, almeno per le cinque stagioni viste fin qui, il pericolo è stato scongiurato.

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  • Anno: 2020
  • Durata: 10×50'
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Vince Gilligan, Peter Gould
  • Data di uscita: 25-February-2020