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01 distribution riscopre in dvd i “musicarelli”

01 distribution continua il suo lavoro di riscoperta su digitale dei vecchi titoli appartenenti alla preziosissima library Titanus. Quindi, dopo lo spaghetti western, è il turno del musicarello, genere canoro-sentimentale che, parente povero del musical americano, si costituì tra gli anni Cinquanta e Settanta di titoli i cui protagonisti non erano altro che i miti della canzone popolare dell’epoca.

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01 distribution continua il suo lavoro di riscoperta su digitale dei vecchi titoli appartenenti alla preziosissima library Titanus. Quindi, dopo lo spaghetti western, è il turno del musicarello, genere canoro-sentimentale che, parente povero del musical americano, si costituì tra gli anni Cinquanta e Settanta di titoli i cui protagonisti non erano altro che i miti della canzone popolare dell’epoca.

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E, con il vacanziero Stasera mi butto (1967) interpretato da Rocky Roberts e Mi vedrai tornare (1966), che ha invece per protagonista Gianni Morandi, entrambi diretti da Ettore M. Fizzarotti, sono dodici i lungometraggi – tutti inediti in home video – che 01 riporta alla luce.

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Lo stesso Fizzarotti – tra i registi maggiormente dediti al filone – ne firma addirittura altri quattro, a partire dal popolarissimo Non son degno di te (1965) che, secondo tassello di una ideale trilogia costituita anche dagli ancora inediti in dvd In ginocchio da te (1964) e Se non avessi più te (1965), vede sempre Morandi nei panni del fidanzato di Carla alias Laura Efrikian (all’epoca sentimentalmente legata al cantante romagnolo), il quale si decide a rompere il fidanzamento quando sorprende la ragazza a baciarsi con il ricco Giorgio, con il volto di Stelvio Rosi.

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Una classica love story morandiana in bianco e nero che il futuro autore di Sgarro alla camorra (1973) firmò poco prima dell’accoppiata di pellicole quasi gemelle interpretate dalla grande Caterina Caselli: Nessuno mi può giudicare (1966), nel quale, regalandoci, tra le altre, Sono qui con voi, L’uomo d’oro e Se lo dici tu, accompagna nei panni di una commessa dei Grandi Magazzini la storia d’amore tra Federico alias Fabrizio Moroni e la collega Laura, con il volto della succitata Efrikian, e Perdono (1966). Sfruttando lo stesso trio di protagonisti impegnati nei medesimi ruoli del film precedente, quest’ultimo concede maggiore spazio al lato canoro, con la bionda dal caschetto che, decisa a fare successo nel mondo dello spettacolo, si cimenta in una serie di memorabili pezzi comprendente, oltre alla bellissima Cento giorni e al successo del titolo, Tutto nero e Puoi farmi piangere, rispettivamente cover di Paint it black dei Rolling stones e I put a spell on you di Alan Price.

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Ed è sempre Fizzarotti a firmare Il suo nome è Donna Rosa (1969) che, aprendo sulle note di O’ sole mio interpretata da Al Bano, vede l’ugola d’oro della canzone italiana nei panni del povero pescatore napoletano di cui s’innamora Rosetta alias Romina Power, che il padre Antonio, con le fattezze del mitico Nino Taranto, vorrebbe invece spingere tra le braccia del figlio della vedova Donna Rosa ovvero Bice Valori, a cui è personalmente interessato.
Mentre Aldo Grimaldi dirige la storica coppia d’innamorati ne L’oro del mondo (1968), il quale, al di là delle sempre apprezzabili esibizioni di Al Bano, che esegue anche l’arcinota Nel sole, lascia non poco spazio ai siparietti comici di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, come lascia oltretutto intuire il sottotitolo del film: I 2 salumieri.

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D’altra parte, oltre all’aspetto musicale è proprio quello relativo alla risata che trova spazio in questi titoli, come testimonia soprattutto Zum zum zum-La canzone che mi passa per la testa (1969) di Bruno Corbucci che, accanto a Little Tony innamorato di Rosalia alias Isabella Savona e preso a cantare La donna di picche, Stasera mi pento con tutto il mio cuore e, sui go-kart, Bada bambina, pone uno stuolo di caratteristi (e non solo) del calibro di Nino Terzo, Enzo Cannavale, Lino Banfi e Paolo Panelli.
Oltre al piccolo Popoff (all’anagrafe Walter Brugiolo), insieme al quale, tra vacanze ed inaspettati arresti, torna nel sequel Zum zum zum n. 2 (1969), sempre a firma di Corbucci ed accompagnato da una colonna sonora spaziante da Solo per te a Lacrime e pioggia, cover di Rain and tears degli Aphrodite’s child; senza dimenticare T’amo e t’amerò cantata al telefono.

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Mentre troviamo Rita Pavone in un tris di lungometraggi costituito da Rita la figlia americana (1965), Rita la zanzara (1966) e Non stuzzicate la zanzara (1967). Il primo, a firma dello specialista Piero Vivarelli, cui dobbiamo San Remo-La grande sfida (1960) e Io bacio… tu baci (1961), pone la piccola scatenata – affiancata dai Rokes – nei panni di una ragazza americana adottata da un ricco con le fattezze di Totò, amante della musica classica e che odia le canzoni.
Il secondo, invece, nel quale imita anche Mina interpretando E se domani, la vede nei panni di una pestifera ragazzina che, ospite di un collegio, fa innamorare un timido professore – compositore in segreto di canzoni – con il volto di Giancarlo Giannini; mentre, tra una situazione in cui si cimenta nella parodia di Marilyn Monroe e Qui ritornerà cantata durante una pedalata di gruppo in bicicletta, si avverte non poco un certo taglio internazionale dovuto con ogni probabilità alla regia della futura vincitrice dell’Oscar Lina Wertmüller. Autrice anche del terzo, il quale, con evidenti influenze felliniane (non a caso, nel cast c’è Giulietta Masina), ci mostra i protagonisti dell’episodio precedente alle prese con un festival, nonostante il parere contrario del padre della ragazza. E Giannini ci regala perfino una bizzarra esibizione canora alla Beatles

Francesco Lomuscio

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