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MedFilm Festival 2019: Consequences di Darko Štante

Dalla Slovenia un vibrante lungometraggio d’esordio, in cui l’universo giovanile viene raffigurato alla luce di precari equilibri famigliari e di un lucido pessimismo nei confronti delle istituzioni.

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Quando un esordio al lungometraggio riesce a graffiare via completamente la superficie e a risultare destabilizzante per il pubblico, si è già sulla strada giusta. Nel caso di Consequences (Posledice) crediamo che tale risultato sia stato ampiamente raggiunto. Presentato fuori concorso al 25° MedFilm Festival, il film del giovane cineasta sloveno Darko Štante è davvero un’opera cinematografica tagliente, urticante, che non fa sconti allo spettatore quando si tratta di mettere in scena tutti gli squilibri di un universo adolescenziale, col quale né famiglie apatiche, assenti ed anaffettive né tantomeno le istituzioni riescono a stabilire un dialogo costruttivo, aperto. Il pubblico capitolino ha dimostrato pertanto maturità, nel rapportarsi alle problematiche difficili e talora scostanti di un oggetto filmico che, anche quando si tratta di mettere in scena le conseguenze (per l’appunto) più ruvide del deteriorarsi di simili contesti, con punte di violenza psicologica, verbale e infine anche fisica tutt’altro che trascurabili, non ricorre certo all’edulcorazione. Visto, anzi, il proliferare di domande attente e pertinenti al termine del Q&A, per noi di Taxi Drivers si è rivelato ancor più stimolante essere stati chiamati a moderare l’incontro.

Nato anche dalla conoscenza diretta di determinati ambienti, come ad esempio gli istituti di correzione minorili presenti in Slovenia, Consequences ha forse il suo limite nell’impronta un po’ programmatica del soggetto, da cui derivano alcune svolte narrative tutto sommato prevedibili. Tale irrigidimento risulta però sublimato dall’approccio senza filtri alle tematiche più scabrose, dalla capacità di delineare la cornice antropologica in cui si muovono i protagonisti in maniera realistica, veritiera, associando poi alla crudezza della rappresentazione qualche vibrante atto d’accusa nei confronti del disinteresse esibito dalle famiglie, dagli educatori, dalla società in genere.
Protagonista di tale racconto cinematografico è Andrej, diciassettene scaricato troppo presto dai genitori (in particolare da una madre distaccata, autoritaria, poco desiderosa di approfondire le ragioni del disagio e delle azioni apparentemente sconsiderate del figlio) e dai rappresentanti delle istituzioni, che preferiscono sbatterlo in un centro di detenzione giovanile dove l’iniziale attrito con Željko, piccolo boss di una gang abituata a bullizzare i nuovi arrivati e più in generale coloro in cui si percepisce una debolezza, si trasformerà strada facendo nel tentativo di integrarsi in quella poco raccomandabile compagnia, con esiti sempre più destabilizzanti per il ragazzo. Perché in gioco c’è anche la sua identità sessuale e come viene percepita all’esterno. Perché certe realtà visibilmente allo sbando, dove agli adolescenti più problematici non si offre alcuna motivazione per ritrovare se stessi ed è la legge del più forte ad imporsi, non aiutano affatto a disintossicarsi dalla violenza, ma, al contrario, finiscono per esasperarla ulteriormente. Infine perché di modelli positivi cui aggrapparsi non se ne vede neanche l’ombra.
Affinché il naturalismo dell’operazione venisse rispettato fino in fondo, Darko Štante ha portato avanti un lavoro lungo ed intenso con gli interpreti, tutti molto plausibili nei rispettivi ruoli, il che può lasciare basiti considerando la rudezza di certe scene ed il fatto che molti di loro sono attori professionisti, abituati perlopiù a uno stile di vita differente, non così estremo. Nessun problema. Il grande impegno e la compattezza del cast si sono infatti combinati bene con la volontà del regista, abile a sua volta nel creare un mood omogeneo, a partire dal linguaggio colorito e sboccato dei ragazzi, dalle scelte musicali e dalle location.

  • Anno: 2018
  • Durata: 95'
  • Nazionalita: Slovenia
  • Regia: Darko Štante
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