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Venezia 76: Lingua Franca di Isabel Sandoval (Giornate degli autori)

Lingua Franca, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia alle Giornate degli autori, è l’ultimo film della regista Isabel Sandoval, che porta al Lido di Venezia un viaggio tra immigrazione e realtà transgender nell'America di Donald Trump

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Lingua Franca, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia alle Giornate degli autori, è l’ultimo film della regista Isabel Sandoval, che porta al Lido di Venezia un viaggio delicato e pacato sull’umanità. La regista affronta, con toccante emotività, il tema dell’immigrazione e della realtà transgender. La storia ruota attorno al punto di vista di Olivia, immigrata filippina senza Green Card, che vive nella costante sensazione di terrore di essere rimpatriata. Le sue giornate trascorrono fra il lavoro come badante, per un’anziana signora russa, e nella speranza di sposare un americano per ottenere i documenti necessari.

Isabel Sandoval, da sempre impegnata nel presentare nei suoi film tematiche forti e di attualità, con questa ultima opera porta sullo schermo la doppia questione dell’immigrazione-transgender. La regista, qui impegnata anche nell’interpretazione del ruolo della protagonista, confeziona l’idea, come lei stessa ha affermato in occasione della presentazione del film, che fare cinema sia un lavoro corale. Lingua Franca è un film prepotente, contro la politica anti-immigrazione di Donal Trump, e il fatto che la stessa Sandoval è una filippina transgender rende bene l’idea dell’urgenza di affrontare gli argomenti  trattati. L’annullamento che si viene irrimediabilmente a creare, fra regista e protagonista, fra realtà e finzione, si tramuta in un messaggio umano che va ben oltre la dimensione del film. Qui Olivia (personaggio) e Isabel (regista/protagonista) sono due facce della stessa medaglia; facendo così della tematica messa in scena una vera e propria crociata personale della stessa Sandoval.

Il rispetto nel trattare e riprendere i personaggi fanno di Lingua Franca un educato affresco cinematografico. I due protagonisti, Olivia e Alex, si muovono in un ambiente usurato in cui sembra non esserci più una luce di speranza, sia a livello politico sia sul piano spirituale. In una realtà complicata la macchina da presa segue i personaggi, in una commistione di immagini sensuali e poetiche. In una sempre più claustrofobica messa in scena i due amanti si desiderano e si amano, lasciandosi trasportare dalla passione che pare non poter esistere se non in una zona franca o, che dir si voglia, di una lingua. I due amanti non parlano e i silenzi valgono più di mille parole: tra loro sembrerebbe esistere davvero, una lingua franca.

Il film si fa ricordare, soprattutto, per le tre anime che lo abitano: Olivia, Alex e Baba (la donna della quale si prende cura la protagonista). Ognuno di loro, a suo modo, cerca la sua zona franca: ecco, quindi, che le loro esistenze si incontrano, scontrano, si accarezzano in un valzer senza tempo. L’evidente incertezza esistenziale dei tre personaggi va sommata al contesto politico, alla fatica e all’affanno che trapassano ogni barriera temporale e generazionale. Lingua Franca delinea una sensazione psicologica perturbante, che vive nelle fotografie della donna anziana che così, oggi come allora, sono dominate dall’incertezza. La dimensione mentale finirà per diventare corporea-sessuale scontrandosi, irrimediabilmente, con una realtà mescolata che agogna una lingua comune, non solo verbale ma umana.

Il film, una salad bowl fra immigrazione, transgender e senilità, rischia di non essere in grado di analizzare tutte le tematiche trattate e approfondirle come esigerebbero. Lingua Franca parla proprio di comunicazione internazionale, e lo stesso titolo allude a quella capacità di relazione internazionale fra persone con diversa lingua madre. Il film finisce, tuttavia, per soffrire di un’accentuata polifonia di voci che, alla fine, non sembra risolversi, lasciando molti fili in sospeso. Quello che rimane è un quadro della “sociale” New York. L’opera, fluida e dinamica, permette alle voci esistenti di sciogliersi l’una nell’altra, creando una piacevole suggestione visiva. Una fotografia materica dei paesaggi urbani tratteggia un film difficilmente definibile, ma dal quale non si può non rimanere incantati.

Alessia Ronge

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  • Anno: 2019
  • Durata: 89'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: USA, Filippine
  • Regia: Isabel Sandoval