Nel 1986 usciva quello che è oggi considerato uno dei capolavori di Stephen King; quattro anni più tardi una miniserie televisiva basata su di esso si imprimeva per sempre nella mente di milioni di bambini. Oggi, a distanza di più di trent’anni, quei bambini sono ormai degli adulti ma la creatura col volto di pagliaccio, dal nome Pennywise, non smette di esercitare il suo spaventoso magnetismo. Come nell’intramontabile precedente degli anni Novanta, anch’esso narrativamente diviso in due parti, IT – Capitolo Due prende le mosse esattamente da dove eravamo rimasti: dopo aver sconfitto Pennywise, Bill, Beverly, Ben, Stanley, Eddie, Richie e Mike si ritrovano a dover mantenere la promessa fatta 27 anni prima, ossia tornare a Derry, nel Maine, nel caso in cui il mostro fosse tornato ad uccidere.
Alla regia troviamo di nuovo Andy Muschietti e la sua impronta appare evidente sin dall’apertura, tra le attrazioni di un Luna Park ambulante, dove fa la sua comparsa niente meno che Xavier Dolan. Sono tanti i cammeo di personaggi famosi, più o meno legati alla figura di IT, probabilmente molto attratti dall’idea di farne parte, anche solo per una scena o due. Ma torniamo allo stile della pellicola, particolare rispetto ai più classici e semplici horror che si vedono d’estate, debitore ad un’opera letteraria di enorme portata che le permette di elevarsi ed esibire una dignità tutta sua.
IT – Capitolo Due si prende i suoi tempi, sviluppandosi lentamente e facendo sì che le emozioni si addensino pian piano, un tassello alla volta. E allo stesso modo il puzzle di elementi che condurrà i protagonisti alla soluzione prende forma. Chiaro è che non tutti riusciranno ad apprezzarne e a metabolizzarne i 165 minuti di durata, ma ognuno di essi appare necessario al fine di vivere appieno l’esperienza insieme ai “perdenti”. È infatti questo l’appellattivo che si danno i sette ragazzini, un aggettivo che li definisce, li caratterizza, ma soprattutto li unisce, dal momento in cui combattono insieme un gruppo di bulli sino al combattimento finale contro un essere mostruoso ed ultraterreno. L’amicizia è quindi ancora il fulcro della storia, un’amicizia che supera qualsiasi tipo di ostacolo o differenza, un’amicizia che letteralmente salva la vita e dura per sempre. Grazie all’ottima scrittura di Gary Dauberman, supportato dal romanzo di King, ogni sfumatura di questo sentimento emerge in piccole o grandi dosi, modellandosi ed intrecciandosi con ciò che gli gravita intorno. Suggestioni e suggerimenti si susseguono sullo schermo, accompagnati ed arricchiti dalle musiche di Benjamin Wallfisch, alle quali risulta davvero difficile restare indifferenti.
Trattando di ricordi e di memorie, IT – Capitolo Due sembra giustamente un’opera composta di strati, da valutare a posteriori, assimilare ed elaborare con pazienza, anche alla luce di quelle che sono state le sensazioni leggendo il libro (da cui un minimo si discosta, soprattutto nel finale, ma a cui comunque si ispira) o guardando la miniserie tv. Il discorso potrebbe non valere per chi vi si accosta per la prima volta, ma il progetto resta comunque una fucina di argomenti importanti e complessi quali il bullismo, la violenza domestica, la solitudine, il senso di colpa, che oltre all’impatto iniziale possiedono un potenziale di riflessione e discussione pressoché infinito. Un’ultima grande lode va al lavoro svolto dal casting, al quale si deve una perfetta combinazione tra i volti dei giovani protagonisti e quelli degli adulti.