84 Charing Cross Road, un film del 1987, diretto da David Hugh Jones, tratto dall’omonima raccolta epistolare di Helene Hanff, con protagonisti Anne Bancroft e Anthony Hopkins. Il film è stato prodotto da Mel Brooks come regalo alla moglie Anne Bancroft per il ventunesimo anniversario delle loro nozze. Il film ha vinto un British Academy of Film and Television Arts (BAFTA) per Anne Bancroft, come miglior attrice protagonista, e ha ricevuto un premio al Festival cinematografico internazionale di Mosca per l’interpretazione di Anthony Hopkins.
Sinossi
Una scrittrice statunitense, Helene Hanff, che vive a New York, è alla ricerca delle vecchie edizioni di alcuni libri che le interessano e che nella sua città sono disponibili a dei prezzi per lei troppo elevati. Dopo averne letto l’annuncio pubblicitario in un quotidiano, la donna entra in contatto con una libreria antiquaria di Londra, sita al numero 84 di Charing Cross Road, e specializzata in edizioni fuori stampa. Helene inizia così una relazione epistolare che durerà venti anni con Frank Doel, direttore della libreria. I due non si incontreranno mai, ma diventeranno amici condividendo l’amore per i libri, per la letteratura, per la lettura.
Il film, così profondamente inglese, è anche e soprattutto un’espressione d’amore a un tipo di civiltà del libro sempre più rara e forse destinata a disperdersi del tutto: quello che rifiuta il best-seller di un momento e si richiama alla conoscenza dell’autentica cultura di un Paese. Un cinema di parola, come il regista inglese David Jones aveva già mostrato di perseguire con calda sensibilità nel suo film Tradimenti, da un testo di Harold Pinter. L’occasione, questa volta, gliel’ha suggerita un libretto autobiografico in cui la scrittrice americana Helen Hanff ha raccolto un suo epistolario, durato vent’anni, dal ’40 al ’60, con il titolare di una libreria antiquaria di Londra, Frank Doel, al n. 84 di Charing Cross Road. Partecipano di questo fascino anche i due interpreti, soprattutto Anthony Hopkins nei panni dell’antiquario inglese. Un’interpretazione a buon diritto premiata al Festival di Mosca, sempre sapientemente sottotono, senza mai un momento troppo scoperto. Un’occasione per esibirsi: con una grazia raccolta e un’impassibilità quieta di classe, a ricordare il Trevor Howard di Breve incontro. Il film riporta in immagini la corrispondenza tra la Hanff (Anne Bancroft) – “Sono una scrittrice senza soldi che ama i libri d’antiquariato, ma da queste parti è impossibile reperire le opere che desidererei avere se non in edizioni molto costose e rare, o in copie scolastiche, sudicie e scribacchiate, della libreria Barnes & Noble” – e un libraio londinese (Anthony Hopkins) specializzato in vecchi volumi usati; la storia che ci viene raccontata non assume mai, come si potrebbe pensare, i risvolti tipici di una possibile storia d’amore nata tra le righe, anzi se di amore platonico si può parlare questo può essere riferito alla passione per la lettura che i due protagonisti hanno e che anima le loro lettere (“Sarà positivamente meravigliato di sentire (da me che odio i romanzi) che sono finalmente approdata a Jane Austen e che ho assolutamente perso la testa per Pride and Prejudice, al punto che non riesco a decidermi a restituirlo alla biblioteca fino a che lei non ne troverà una copia tutta per me“). Molto estroversa lei, lui dalla ironia tipicamente britannica, passano vent’anni della loro vita (dal 1949 al ’69) a raccontare e raccontarsi, coinvolgendo tutte le altre figure che ruotano attorno alle proprie esistenze. Un gusto per i ritratti intimi e i toni delicati fanno di questo film un delizioso omaggio alla vita e al tempo che scorre, un cinema di riflessione sui sentimenti e i rapporti umani, a tratti malinconico e toccante, che non può non aprire a riflessioni sul significato dell’amicizia e della generosità umana; si può dare e ricevere molto da persone lontane e mai incontrate e nulla da quelle con cui viviamo insieme tutti i giorni, ma anche su ciò che lasciamo di noi alle persone che ci hanno incontrato o scontrato casualmente in quella strada chiamata vita. Abile David Jones a rendere fluido il continuo salto tra Londra e New York, il film ha nei due protagonisti tutta la sua forza espressiva ed è adatto a tutti quelli che amano le persone e le storie che le accompagnano.