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Qualcosa striscia nel buio e Ragazza tutta nuda assassinata nel parco: due diverse facce del thriller italiano anni Settanta

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Ricordate quel Contronatura che, diretto nel 1969 da Antonio Margheriti, portò sullo schermo la vicenda gotica di un gruppo di persone costrette dal maltempo a rimanere chiuse in una dimora fuori mano?

Autore in precedenza soltanto del western Vendetta per vendetta e di qualche sceneggiatura, lo sconosciuto Mario Colucci l’ha tenuto probabilmente a memoria, due anni più tardi, quando mise in piedi la sua opera seconda: Qualcosa striscia nel buio, rientrante tra i titoli di genere che videro coinvolto il viscontiano Farley Granger nella fase calante della propria carriera e che qui veste i panni di uno psicopatico.

Del resto, proprio come nel film di Margheriti, tutto prende il via da una combriccola di individui destinati a chiedere ospitalità in una solitaria villa e che, oltre al citato Granger, includono una coppia in chiara crisi coniugale formata da Giacomo Rossi Stuart e Lucia Bosé, un ispettore dalle fattezze di Dino Fazio, un Angelo Francesco Lavagnino professore di filosofia amante dell’esoterismo, uno Stan Cooper medico e la sua assistente Mia Genberg.

Tutti accolti dal padrone di casa John Hamilton (pseudonimo di Gianni Medici) e dall’amante Giulia Rovai e destinati a prendere parte ad una seduta spiritica volta ad evocare l’antica proprietaria dell’abitazione, con le inevitabili, spaventose conseguenze.

Perché, mentre Contronatura era maggiormente interessato all’aspetto erotico della storia, Colucci privilegia quello horror tirando in ballo una minacciosa presenza strisciante di cui vediamo soltanto la soggettiva e immergendo l’insieme in una lugubre atmosfera per costruire una crescente tensione.  

E lo fa sfruttando un’impostazione teatrale suggerita dalla quasi totale ambientazione in interni, al servizio di un thriller soprannaturale che è CG Entertainment (www.cgentertainment.it) a riscoprire su supporto dvd nella collana CineKult, con contenuti speciali rappresentati dal trailer e da venticinque minuti in cui prendono la parola il giornalista e critico cinematografico Davide Pulici, il cineasta indipendente Roger A. Fratter e Manuel Cavenaghi, autore del volume Cripte e incubi.

La stessa CG Entertainment che, all’interno della medesima collana, rende disponibile un’altra rarità made in Italy recuperata dal dimenticatoio: Ragazza tutta nuda assassinata nel parco, che doveva inizialmente intitolarsi Prater shock e che è stato firmato nel 1972 dall’Alfonso Brescia in seguito specializzatosi nelle pellicole che ebbero per protagonista l’idolo della canzone napoletana Mario Merola.

L’Alfonso Brescia che già aveva sperimentato nel 1970 il giallo rosa tramite Il tuo dolce corpo da uccidere e che parte in questo caso da un’apertura in bianco e nero nella Berlino del 1945, per poi spostarsi dopo i titoli di testa nella Madrid del presente (ma inizialmente il film si sarebbe dovuto ambientare a Vienna) e porre in scena un tragico fatto: il ritrovamento, sul vagone di un tunnel dell’orrore in un luna park, del cadavere di un uomo che aveva stipulato poche ore prima un’assicurazione per la vita di un milione di dollari.

Un fatto che precede minacciose telefonate ricevute da Catherine Wallenberger alias Pilar Velázquez, figlia della vittima, da parte di qualcuno che dice di essere a conoscenza dell’identità dell’assassino; man mano che la donna stringe una relazione con il Chris Buyer interpretato da Robert Hoffmann, agente inviato dall’assicurazione al fine di investigare su quanto accaduto.

Nel corso di circa un’ora e mezza di visione che, con la ragazza morta suggerita dal titolo in arrivo una volta superata la metà, più che riallacciarsi al successo riscosso allora da Dario Argento attraverso L’uccello dalle piume di cristallo e i suoi primi italian thrilling sembra guardare al filone che Sergio Martino aveva creato a cominciare da Lo strano vizio della signora Wardh.

Infatti, con i grandi Adolfo Celi e Philippe Leroy inclusi nel cast, anziché puntare sull’efferatezza degli omicidi tipica del futuro artefice di Profondo rosso e Tenebre l’operazione presta maggiore attenzione alla presenza di nudità femminili e sesso; fino ad una piuttosto atipica rivelazione conclusiva.

Con sezione extra dispensatrice del trailer e di trentuno minuti di intervista allo sceneggiatore Gianni Martucci, poi regista, tra gli altri, de La dottoressa sotto il lenzuolo e I frati rossi.

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