In concorso al 37° Bergamo Film Meeting, l’opera prima del regista rumeno Hadrian Marcu, A decent man, racconta una storia semplice, quella di Petru, un uomo prossimo ai quarantanni e alle nozze con la fidanzata Laura, in attesa del primo figlio, la cui vita viene scossa dal grave incidente stradale in cui viene coinvolta la sua collega Sonia, con la quale Petru aveva avuto una relazione. Un rapporto che si mostra in realtà insoluto, in quanto Petru, pur consapevole delle sue responsabilità nei confronti della fidanzata e del bambino che sta per nascere, non si allontana dalla sua ex (?) amante, verso cui nutre un sentimento di senso di colpa misto ad affetto per quello che tra loro c’è stato. Un comportamento ambiguo, di un uomo che ha scelto, ma forse non lo ha fatto davvero. La situazione degenera quando Laura viene a conoscenza della relazione passata (?) tra i due.
Un plot lineare, un triangolo amoroso alla ricerca di un equilibrio: un uomo contemporaneo che riflette dubbi e fragilità di un quarantenne di oggi, una realtà lavorativa (la fabbrica, l’ospedale) fatta di turni di notte e solitudine che portano all’alienazione dell’individuo, con tutta l’incapacità di sentimenti profondi tipica della società odierna; ciò si riflette nell’inadeguatezza del protagonista, diviso tra la necessità interiore di essere un uomo onesto e la superficialità dei suoi rapporti.
La sceneggiatura è tratta da un romanzo di Petru Cimpoesu, Firsc, da cui il regista trae due spunti essenziali: l’importanza del mondo del lavoro e il triangolo amoroso, che Marcu sviluppa in uno stile classico, lineare, senza sbavature, ma privo di quei picchi emotivi che avrebbero reso la storia più coinvolgente. Un’opera prima attenta ma misurata, diretta con mano sicura ma priva di originalità. Grazie anche alle ottime interpretazioni attoriali, il film risulta di facile lettura, che è il suo punto di forza come di debolezza.
Michela Aloisi