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71 Locarno Festival: il film di apertura, in prima mondiale, è Les Beaux Esprits di Vianney Lebasque

L'Opening Film di questa settantunesima edizione di Locarno è Les Beaux Esprits, produzione francese del regista Vianney Lebasque, in prima mondiale

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S’inizia evocando la libertà, e con lei il suo limes esistenziale e logistico, per la settantunesima edizione del Locarno Festival, che quest’anno s’inaugura in coincidenza dell’anniversario della Confederazione Elvetica.

Dopo la tradizionale serata gratuita di pre-festival durante la quale è stato proiettato Grease – restaurato nel colore, nel suono e nella definizione in occasione dei quarant’anni dalla sua prima uscita in sala –, l’apertura ufficiale nella tradizionale cornice pardata di Piazza Grande esordisce con un omaggio a Leo McCarey, e con lui al mito di Stan Laurel e Oliver Hardy, proponendo Liberty (1929), magistralmente musicato dal vivo da Zeno Gabaglio e Brian Quinn, che attraverso il loro suono hanno enfatizzato l’atmosfera ancora straordinariamente contemporanea di quest’opera cinematografica, alludendo in alcuni passaggi a composizioni che approcciano alla musica elettronica.

A seguire l’Opening Film, che partecipa all’ambito Prix du Public UBS, mette in movimento la trama di Les Beaux Esprits, produzione francese del regista Vianney Lebasque, in prima mondiale.

Martin, l’allenatore della squadra francese per diversamente abili, osa l’imbroglio pur di partecipare ai giochi paraolimpici e non perdere i cospicui contributi da parte della federazione: completa perciò il suo effettivo con giocatori normodotati, tra cui Stan e Pippo, due trentenni nullafacenti; la squadra decolla, dunque, a cuor leggero per Sidney, ignara del rischioso affare in cui sta per rimanere invischiata.

Ispirato a una storia realmente accaduta ai Giochi paraolimpici di Sidney 2000 – durante i quali un giocatore di basket aveva dichiarato di non essere affetto da alcun handicap, scatenando uno scandalo che aveva coinvolto l’intero sistema – Les Beaux Esprits dapprima calca il tono della commedia per rivelarsi poi un vero e proprio racconto di formazione. Qui il tema sportivo diventa un ottimo pretesto per esplorare le fenditure di tracce più profonde e aprire a un’autentica riflessione sul tema dell’integrazione e delle relazioni umane.

La regia è abilmente curata nell’inquadratura sportiva, che, però, non prende mai il sopravvento: rapisce lo spettatore senza colonizzare l’attenzione e, complice la sceneggiatura, permette che il processo empatico si attivi senza bisogno di suggerimenti o forzature sul pubblico. Il ritmo narrativo è vivace e coinvolgente: in una dimensione speculare la vita di strada procede con quella del basket, lasciando esprimere il gioco individuale e il gioco di squadra in un’alternanza di vittorie, sconfitte e contraddizioni da cui nascono il gruppo e insieme la persona, emergono azioni e visioni più ampie che conducono lo spettatore, amabilmente, a esplorare in una prospettiva dialettica le frontiere dell’umanità, senza perdere il gusto della risata.

Ed è proprio l’essere umano al centro del programma di questa edizione di Locarno 71, nelle parole del suo Direttore artistico Carlo Chatrian : “Mettere al centro del programma l’uomo può apparire scontato; tuttavia pare che mai come in quest’epoca le persone abbiano paura di guardare in faccia il prossimo. Si preferisce abbassare lo sguardo, farlo cadere su un piccolo monitor che non ci abbandona mai e che, come una coperta di Linus, ci copre il volto. Allora lo schermo del cinema, così grande da non poter essere evitato, acquista un nuovo ruolo”.

Maria Chiara Salvini

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  • Anno: 2018
  • Durata: N. d.
  • Distribuzione: Videa
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Francia