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France Odeon

‘Les filles désir’ il viaggio di Princia Car

Dieci anni di lavoro condiviso per raccontare la formazione di una generazione

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princia car

Tra i film selezionati per la 17esima edizione di France Odeon, anche Les filles désir di Princia Car.

Una rivoluzione silenziosa e dal basso, quella di Prïncia Car, che dai sobborghi marsigliesi porta alla ribalta la voce degli emarginati. Con Les filles désir, la regista trasforma il teatro in uno strumento potente di espressione e guarigione collettiva.

Al centro della storia c’è Omar, giovane leader che prende in gestione il centro estivo del quartiere, spazio simbolico della sua infanzia. Sostenuto da una comunità affiatata, sta per sposare la diciassettenne Yasmine. L’armonia apparente si incrina con il ritorno di Carmen, amica d’infanzia dal passato difficile, che riapre ferite nascoste e fa emergere il peso invisibile della mentalità patriarcale.

Girato con i ragazzi dei laboratori teatrali della regista, il film è una testimonianza vibrante di autodeterminazione e presa di coscienza. Un racconto sincero, autentico, che ci interroga sulle gabbie sociali e culturali ancora presenti nei nostri contesti più fragili. (Fonte: ufficio stampa)

Nella cornice del festival abbiamo fatto alcune domande a Princia Car sul suo film.

Les filles désir di Princia Car

Cosa ha significato realizzare questo film al quale hai lavorato per diverso tempo con diverse persone?

Per rispondere a questa domanda devo fare un passo indietro e raccontare la storia del film. Quasi dieci anni fa mi sono incontrata con Johanna, la produttrice, e Lena, la co-sceneggiatrice, a Cannes. Abbiamo lavorato per una compagnia di produzione e insieme abbiamo accompagnato il film Mustang di Deniz Gamze Ergüven.

princia car

Poi devo dire che sono nata e cresciuta a Marsiglia, ma ho studiato fuori e quando sono tornata mi hanno proposto di animare un atelier di scrittura. Ho incontrato i protagonisti del film che avevano 14 anni all’epoca e che ora hanno tra i 20 e i 25 anni.

Tutti insieme abbiamo fatto un piccolo film che è stato presentato al festival di Clermont-Ferrand e da lì non ci siamo più lasciati. Così facendo abbiamo sviluppato una maniera di scrivere collaborativa che abbiamo applicato in questo film. Pensa che, per realizzare le scene e scrivere i dialoghi, siamo passati da un palco di teatro perché i miei genitori hanno una compagnia teatrale. Grazie a loro ho invitato questa squadra di bambini (cioè gli attori e le attrici del film) e, a partire dalle scene che abbiamo scritto io e Lena, improvvisiamo, filmiamo ed è così che sono nati i dialoghi. Quindi questo film è davvero un film condiviso. È (stato) così magico ed emozionante riuscire a farlo, che è (diventata) un’avventura che abbiamo condiviso per anni.

Sono estremamente orgogliosa della squadra che siamo riuscite a guidare per tanti anni. Ci abbiamo creduto fin da subito anche se è difficile fare un film. Per fortuna Johanna l’ha prodotto velocemente, subito pochi mesi dopo averlo finito di scrivere. Tutto questo nonostante tutti ci continuassero a dire che sarebbe stato difficile, che era comunque un primo film con attori non conosciuti e un film di gruppo.

Prima di arrivare qui il film è stato a Cannes…

Sì, il giorno in cui abbiamo saputo che eravamo a Cannes ho chiamato i ragazzi per avvisarli. Mi hanno detto Princia, ma è uno scherzo, non è possibile. Erano 10 anni che ci dicevamo che un giorno saremmo andati a Cannes, ma era più per sognare e invece ci siamo andati veramente ed eravamo increduli e contentissimi. Da quel momento il film è andato all’estero (adesso siamo a Firenze) ed è comunque un po’ magico realizzare un’opera che è andata a Cannes, che è stata proiettata in un cinema, davanti a migliaia di stranieri.

Romanzo di formazione?

Secondo te è corretto dire che Les filles désir è un film di formazione? Alla fine sia la realizzazione che il film stesso sembrano essere un vero e proprio viaggio di formazione (considerando anche che ci avete lavorato per diversi anni…).

Sì, si può dire che la realtà e il film sono simili in questo senso.

Poco fa hai parlato di film di gruppo. In effetti è così, non c’è un solo protagonista. Addirittura si potrebbe pensare che le protagoniste siano delle ragazze, ma poi non è così. Nella prima parte, se si deve individuare un protagonista, si pensa a Omar, mentre nella seconda parte sono sicuramente le ragazze a essere più importanti, grazie soprattutto all’arrivo di Carmen che sconvolge tutto. Prima di chiederti di Carmen, ti volevo chiedere come hai lavorato con i personaggi e con il fatto, per esempio, che, fatta eccezione per Yasmine e Carmen (che servono a categorizzare l’idea di ragazza che ha il gruppo di Omar), non si vedono altre ragazze all’interno del film. Nonostante il titolo lasci intendere che saranno centrali, ciò non avviene, almeno visivamente. Come hai lavorato in questo senso?

Diciamo che c’è una frontiera un po’ fluida tra la realtà che ho vissuto durante questi anni con i giovani e la finzione che vediamo sullo schermo. Io ho incontrato un gruppo, che è il gruppo che si vede nel film, e la (loro) storia è anche un po’ il mio vissuto. Sono giovani dei quartieri marsigliesi, molto solidali tra loro, divertenti, ma comunque chiusi nel loro gruppetto. Quando succede come nel film, che una donna entra in questo gruppo, si percepiscono molto velocemente certi limiti e si cominciano a fare domande riguardo alla posizione della donna. Il film, in qualche modo, ha riflettuto le domande che ho fatto a questo gruppo inizialmente di soli ragazzi che ho incontrato.

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Les filles désir è, più in generale, una riflessione sulla giovinezza, ma anche e soprattutto sulla figura della donna e su come viene vista nel mondo. Carmen, per esempio, con il suo arrivo sconvolge e distrugge tutto quello a cui erano abituati, tutto quello che si vede nella prima parte (i ragazzi che pensano che le donne siano o brave come Yasmine o delle facili come Carmen, che aveva abbandonato il gruppo per fare la prostituta anni prima). Lei rappresenta una novità per tutti, ma soprattutto per Yasmine che finalmente apre gli occhi – e noi spettatori con lei – e capisce come comportarsi.

Sì, Yasmine è il personaggio che cambia di più nel film. E Carmen è il rivelatore di ogni persona. Arriva in un gruppo che segue le regole che sono dettate dal gruppo stesso e che sono rigide: ognuno ha il suo posto, ognuno ha il suo potere, c’è un sistema di dominazione, tutti rispettano Omar. È un posto che è comodo, ma allo stesso tempo è molto chiuso ed è difficile sapere cosa vogliono davvero.

L’arrivo di Carmen permette a ognuno di farsi delle domande e di pensare che forse non sono esattamente dove vogliono essere. Si domandano: seguo quello che voglio seguire o seguo il gruppo? Così facendo molti si rendono conto di seguire semplicemente il gruppo. Carmen è un rilevatore, soprattutto per Yasmine che capisce che quello che stava vivendo non era davvero il suo sogno.

Princia Car e il legame con Marsiglia

Prima hai parlato di Marsiglia. Anche la città si può considerare una sorta di personaggio del film che si evolve in relazione ai personaggi stessi perché all’inizio è tutto buio e cupo e poi, con l’arrivo di Carmen, cominciano ad arrivare la luce e i colori e tutto cambia. Si potrebbe quasi dire che Marsiglia è un personaggio perché rende comunque universale la storia che te hai deciso di ambientare lì, ma che potrebbe svolgersi ovunque.

Sì, ho scelto Marsiglia per i motivi che ti dicevo, cioè perché io sono nata lì e perché questo gruppo l’ho conosciuto lì, ma in effetti avrei potuto lavorare con un gruppo in qualsiasi altro luogo. In ogni caso essendo tutti marsigliesi avevo molto a cuore di rispettare comunque da dove venivo e da dove venivano. Poi c’è da dire che Marsiglia si prestava bene perché è molto ambivalente: una città allo stesso tempo molto felice e colorata, ma anche con dei lati più cupi ed è anche una maniera di caratterizzare questi personaggi che vivono una quotidianità normale.

Ci sono infatti tanti temi all’interno di questo film. Dalla morte, solo accennata all’inizio, alla violenza, la gelosia, l’amicizia, l’amore e molto altro. E le reazioni dei personaggi in relazione a queste tematiche si evolvono nel corso del film.

Sì, in questo è molto codificato, quasi un po’ teatrale in effetti. Sicuramente il personaggio di Omar è quello che porta la questione in modo più evidente perché è il più grande ed è il capo del gruppo, è responsabile di tanti bambini, del suo gruppo. Poi ovviamente anche gli altri personaggi cambiano e si evolvono in questo senso. Leïa Haïchour, l’attrice che interpreta Yasmine, dice spesso che per il suo personaggio può essere una sposa, può essere una di facili costumi e può non essere nessuna delle due, l’importante è solo poter scegliere. Quello che il suo personaggio vuole dire attraverso il film è che purtroppo tante ragazze non hanno la possibilità di fare questa scelta.

Il viaggio del film

Il film è in Italia con France Odeon dopo il passaggio a Cannes. E poi immagino proseguirà il suo viaggio. Come sta andando?

Siamo molto contenti, abbiamo avuto una reazione molto positiva in Francia con dei ritorni interessanti. Ora il film non ci appartiene più, abbiamo fatto un tour e lo abbiamo fatto conoscere a degli spettatori che sono delle incognite perché sia a Cannes sia in questo festival il pubblico partecipa perché ama il cinema. La reazione del pubblico è comunque positiva e recentemente una ragazza mi ha ringraziata dicendomi Finalmente dei corpi del 2025 e una maniera di parlare del 2025. Noi abbiamo solo cercato di parlare come la realtà di oggi e sono felice che siamo riusciti a produrre questo film per il quale siamo stati fortunatamente abbastanza liberi, finanziati da France 3, Canal+.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

Les filles désir

  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Princia Car