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Intervista a Jan Kounen, regista di ‘The Shrinking Man’

Il regista Olandese ci racconta il suo film tratto dal racconto di Richard Matheson, con protagonista Jean Dujardin.

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C’è chi affronta la fantascienza come spettacolo, e chi la vive come esperienza esistenziale.
Tra questi, Jan Kounen occupa un posto unico: visionario, provocatore, autore capace di attraversare generi e stili con una libertà rara nel cinema europeo. Dopo Dobermann, 99 Francs e Blueberry, il regista torna con una sfida ambiziosa — adattare il classico di Richard Matheson, The Shrinking Man, trasformandolo in un racconto contemporaneo sull’ego, sulla fragilità umana e sulla riscoperta del mondo.

Noi di Taxidrivers abbiamo avuto modo di parlare con lui in occasione dell’ultima edizione del Trieste Science+Fiction Festival. Racconta con calma e passione di un progetto che riporta Matheson sotto una nuova veste, tra sfide visive e riflessioni sull’ego umano.

Dopo aver lavorato a diversi generi, come il western e il noir, questa volta porti sullo schermo un romanzo di Richard Matheson. Perché hai deciso di adattare proprio questo libro?

In realtà la scelta non è partita da me. È stata un’idea di Jean Dujardin, che come sai è un grande attore in Francia. È stato lui a proporre al produttore Alain Goldman di realizzare una nuova versione del romanzo. Quando hanno ottenuto i diritti, mi hanno chiamato e mi hanno chiesto se volessi dirigere il film. Ho detto subito: “Sì, assolutamente, voglio farlo!”.

La sfida degli effetti: creare un mondo che cresce

Il protagonista di The shrinking man diventa sempre più piccolo. Com’è stato affrontare questa sfida dal punto di vista visivo e degli effetti speciali?

La prima sfida è stata concettuale, di mise-en-scène. Non volevo raccontare la storia di un uomo che si rimpicciolisce, ma quella di un mondo che diventa sempre più grande. Restiamo sempre al fianco del protagonista: se anche la troupe e la macchina da presa “si rimpiccioliscono” insieme a lui, tutto resta proporzionato, ma il mondo cresce.
Abbiamo costruito oggetti e scenografie reali – scatole, mobili, ambienti – girando con un complesso sistema di motion control per sincronizzare i movimenti della macchina da presa. È stato un lavoro quasi artigianale, lontano dalla CGI, ma incredibilmente organico e tangibile.
Un rischio, certo, ma anche un atto d’amore verso il cinema fatto di materia e luce, non solo di pixel.

'The Shrinking man', Jean Dujardin alle prese con un pesce.

L’ego, la natura e la spiritualità nascosta nel racconto

Guardando The Shrinking man, ho avuto la sensazione che la storia parli anche dell’ego umano: un uomo che deve ridimensionarsi, accettare la propria fragilità e riscoprire il mondo. È un tema voluto?

Sì, assolutamente. Il film, come il romanzo, offre la possibilità di riflettere sulla natura della nostra esperienza. Cambiare la scala delle cose cambia anche il nostro modo di percepire la realtà. È una metafora dell’impermanenza, del cambiamento costante che viviamo.
Il protagonista attraversa un percorso di accettazione: deve “morire” simbolicamente per rinascere, riconciliarsi con la vita e con la natura. È un viaggio spirituale. Diventando sempre più piccolo, paradossalmente diventa parte di qualcosa di più grande.
Essere “niente” significa, in fondo, essere “tutto”.

Matheson oggi: un autore ancora vivo

Ora ti faccio due domande che alla fine sono quasi la stessa. Per te quanto è ancora attuale Richard Matheson? E pensi di adattare altre sue opere in futuro?

Matheson è sempre attuale. Le sue storie parlano dell’essere umano, delle sue paure e del suo rapporto con l’ignoto. Non so se farò altri film tratti dai suoi libri, ma sono felice di aver realizzato questo. È stato un omaggio anche al film di Jack Arnold, che ho sempre amato.
La mia speranza è che questo lavoro spinga il pubblico a riscoprire i romanzi di Matheson: c’è un universo intero ancora da esplorare.

'The shrinking man', Jean Dujardin cerca di tenersi su misura.

Torni a lavorare con Jean Dujardin dopo quasi vent’anni, dai tempi di 99 Francs. Com’è stato ritrovarlo sul set?

È stato bellissimo. 99 Francs era una commedia nera, folle, satirica. Questa volta invece abbiamo fatto qualcosa di molto più drammatico e intimo. Jean si è preparato tantissimo, anche fisicamente, perché il film è pieno di sequenze impegnative.
Ha dovuto recitare spesso davanti a schermi verdi, immaginando tutto ciò che lo circondava. Serve una grande immaginazione, e lui ne ha da vendere. Ritrovarlo dopo tanti anni è stato come chiudere un cerchio: due artisti che si ritrovano, più maturi, per raccontare un nuovo tipo di follia.

 

The Shrinking Man

  • Anno: 2025
  • Durata: 99'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francese
  • Regia: Jan Kounen