Michele Manzolini e Federico Ferrone giocano a mescolare immagini d’archivio, documentarie e di finzione. I loro film sono stati selezionati ai festival di Venezia, Karlovy Vary, Shangai e Torino. I fratelli segreto è il loro ultimo lavoro presentato alla Festa del Cinema di Roma.
I fratelli segreto: la favola della nascita del cinema
Tre fratelli partiti dal nulla, un nome che sembra presagio: Segreto. Dalla povertà dell’Italia fine Ottocento alle notti febbrili di Rio de Janiero. La storia dei fratelli Pasquale, Gaetano e Alfonso. Emigrati, piccoli criminali, re della notte carioca e primi cineasti della storia del Brasile. Un film sulla nascita del cinema che assomiglia a una fiaba. O Forse una bugia ben raccontata.

Una storia affascinante
Con questo film riportate alla luce una storia sepolta da tempo. Come siete venuti a conoscenza della vicenda dei fratelli Segreto?
Federico Ferrone: Non conoscevamo questa storia. Il tutto nasce da Hermani Heffner, responsabile della Cineteca di Rio, che ha approfondito la vicenda, poi, grazie all’interessamento di due case di produzioni, una brasiliana La Bang Films e l’altra italiana la Stayblack e successivamente con RAI Cinema, è stato possibile passare a un livello successivo e concepire un vero progetto cinematografico.
A me e a Michele è stata concessa massima libertà e con il supporto di una squadra di ricercatori abbiamo avuto l’occasione di raccontare la storia di Pasquale, Gaetano e Alfonso che, poco più che bambini, partano dall’Italia, precisamente da San Martino in Cilento, per approdare in Brasile, in un’epoca in cui è difficilissimo conservare ogni tipo di testimonianze, soprattutto quelle di tipo filmiche.
L’intera vicenda, o almeno parte di essa, è stata ricostruita attraverso le tracce che abbiamo ritrovato nei casellari giudiziari, articoli di giornali e le innumerevoli testimonianze orali, trasmesse dai nonni ai nipoti. Probabilmente, molto resta ancora celato nei meandri del tempo e ci auguriamo, con il nostro film, di suscitare l’interesse e la curiosità su questa affascinante vicenda.

Tra mito e realtà
La scarsa disponibilità di notizie certe è stata una difficoltà che avete superato abilmente. Per chi non conosce la storia, I fratelli Segreto può trarre in inganno e sembrare un mockumentary, non lo è di certo, Pasquale, Gaetano e Alfonso sono realmente esistiti, ma nel vostro film diventano figure quasi leggendarie.
Michele Manzolini: Lavorare con frammenti di storia ci ha costretto a trovare una formula per comprendere nel nostro racconto anche i fatti non dimostrati nei documenti. Tutte quelle voci, testimonianze orali, ipotesi trasmesse nel tempo e allora abbiamo fatto ricorso alla favola. Questa formula, d’altronde, si prestava perfettamente a presentare anche alcuni tratti realmente accaduti: tre fratelli, poverissimi, partano verso l’ignoto per vivere un’avventura. Poi c’è l’elemento cinematografico che conserva sempre qualcosa di meraviglioso, magico… di favolistico appunto. Così è nata una rappresentazione tra realtà e mito.
Abbiamo composto un mosaico, un racconto che, solo in parte, è basato su fatti realmente accaduti. È stato molto divertente provare a raccontare un qualcosa partendo da minimi particolari, giocando con la macchina cinema e le sue origini, con una forma estremamente libera. Un gioco che racconta l’epopea di una famiglia d’immigrati che potremmo definire un C’era una volta in Brasile… piccoli criminali che diventano i re della notte.
Poi c’è anche una storia parallela riconducibile a Rio de Janeiro, una piccola città imperiale dove esiste ancora la schiavitù, che diventa una metropoli del Novecento, una specie di Parigi dei tropici. Una città che corre velocemente, superando la visione esistenziale dei tre fratelli, i quali non la riconoscono più, nonostante abbiano contribuito, forse non essendo consapevoli, a questa trasformazione, che li ha inglobati e sbigottiti. Dal1910, infatti, non realizzano più film e la loro presenza si perde nel nulla.
Il padre del cinema brasiliano
Nonostante tutto ancora oggi uno dei tre fratelli Segreto, precisamente Alfonso, è ritenuto il padre del cinema brasiliano.
Federico Ferrone: Si, almeno tra gli addetti ai lavori. La giornata del cinema brasiliano coincide con l’arrivo di Alfonso a Rio, dove giunge con una piccola cinepresa Pathe, acquistata a Parigi su commissione dei fratelli, già da tempo in Brasile, che avevano fiutato l’affare dell’intrattenimento cinematografico. Con questa piccola cinepresa, Alfonso filma il suo arrivo nella città, il primo film carioca, purtroppo andato perso.
Per tornare alla natura della vicenda tra realtà e mito è obbligo dire qualcosa sulla voce narrante che sottolinea questo aspetto.
Federico Ferrone: Il testo è stato scritto da noi, dopo aver terminato il montaggio, basandoci sulla serie di documenti consultati. Abbiamo lavorato molto bene con Nello Mascia che ha prestato la sua voce per raccontarci questa storia di una famiglia campana, come lui. La sua interpretazione ha accontentato in pieno le nostre aspettative, assumendo la funzione di un vero cantastorie.
Michele Manzolini: Con la voce narrante abbiamo provato a ricostruire il contesto dell’oralità. Abbiamo immaginato i fratelli Segreto nella loro terra, immersi nel fascino dei cantastorie girovaghi e degli spettacoli della lanterna magica. Un universo di tradizione ancestrale che preannuncia l’avvento del cinematografo e a questo, oltre che dargli voce con Nello Mascia, abbiamo provato a dargli anche forma visivamente, usando, filtri e vetri colorati… un viaggio alla scoperta della magia del cinema.

Il cinema come strumento di contaminazione culturale
Federico Ferrone: La meraviglia è un’altra componente essenziale del film, la stessa che provano i bambini quando ascoltano una storia. Per i fratelli Segreto è la meraviglia dell’avventura nel nuovo mondo.
È anche un film sull’immigrazione. nella parte iniziale il focus è su questo tema, per poi spostarsi sul cinema, intesa come macchina d’intrattenimento, ma soprattutto strumento di contaminazione di diverse culture.
Michele Manzolini: Assolutamente si. I fratelli Segreto, attraverso il cinema, diventano una sorta di ponte tra l’Italia e il Brasile. Il loro cinema sorge nei pressi del porto della città e il loro pubblico è composta principalmente da immigrati come loro.
L’attività cinematografica e in generale d’intrattenimento dei fratelli Segreto è un primo e importante passo verso un nuovo tipo d’identità, con la formazione di una classe media, di rinnovamento sociale e culturale del nascente Stato Brasiliano autonomo. E proprio in questo contesto emerge un miscuglio sociale straordinario: ex schiavi e immigrati italiani, arabi, giapponesi… il Brasile di quegli anni diventa il centro del mondo.
‘I Fratelli Segreto’: la leggenda del cinema brasiliano – Taxidrivers.it