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Sentiero Film Factory 2025: intervista a Matteo Laguni

Insieme a Olivia Fanfani, Pierfrancesco Bigazzi e Andrea Rapallini, Matteo Laguni è tra gli organizzatori di Sentiero Film Factory, qualcosa che è più di un festival. A lui abbiamo fatto alcune domande sulla struttura e sul futuro della kermesse

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sentiero film factory 2025

Si è conclusa il 20 settembre l’edizione 2025 di Sentiero Film Factory, una rassegna che tra proiezioni, talk, laboratori e masterclass è in realtà molto di più di un semplice festival. E proprio in questa cornice abbiamo fatto alcune domande a uno degli organizzatori, Matteo Laguni. Prima delle domande, però, un breve riepilogo dei premi.

Il vincitore di Sentiero Film Factory 2025

È Tamago, il corto dei fratelli Orso, Peter e Benjamin Miyakawa ad aggiudicarsi il premio come miglior film della quinta edizione di Sentiero Film Factory.

Una quinta edizione che ha portato nove giorni di cinema indipendente, incontri e masterclass sui mestieri del cinema e che si è aperta con un omaggio a Star Wars e ha ospitato anche la mostra dedicata alla fotoreporter palestinese Fatima Hassouna.

Il corto vincitore pone al centro della trama due amici che una sera, dopo aver bevuto, decidono di confidarsi i loro segreti più profondi per cementare la loro amicizia. Tatsu ammette di essere ancora vergine. Kazu, invece, rivela che ogni volta che mangia un panino all’uovo (“tamago sandwich”) il suo corpo si trasforma in una donna. Tatsu è ovviamente scettico e chiede a Kazu di dimostrarlo.

Il premio, consegnato nella giornata di venerdì 19 settembre, che consiste in un contributo artistico di 750€ accompagnato da una statuetta di bronzo fuso realizzata da Simone Calcinai di Bronzetto srl, è stato assegnato dalla giuria composta dall’attrice Blu Yoshimi; la montatrice ed editor Chiara Dainese e la project manager Elena Ciofalo con la seguente motivazione: “Un film in cui la sinergia di tutti i reparti dimostra grande maturità artistica. Con la capacità di trattare la tematica dell’identità senza scadere in stereotipi e con una rappresentazione del Giappone lontana da estetismi. Un segreto che si svela con ritmo, stravaganza, tenerezza, l’imprevedibilità e fantasia”.

Altri premi

Durante la cerimonia di premiazione sono stati annunciati i vincitori delle diverse sezioni del festival.

Per la miglior regia è stato assegnato a Thelyia Petraki per 400 Cassettes. Nella stessa sezione, la miglior sceneggiatura è stata firmata da Rein Maychaelson e Corenne Ong per Sammi, who can detach his body parts, e il riconoscimento per il miglior montaggio è andato a Orso Miyakawa sempre per Tamago. Sul fronte interpretativo, il titolo di miglior attore è stato attribuito a Michael Zindel per No Skate! di Guil Sela, mentre quello di miglior attrice a Noemi Giuseppina Muoio per Domenica sera di Matteo Tortone. Per la miglior fotografia, il premio è andato a Kristina Kulova per 3MWh di Marie-Magdalena Kochova. A completare il palmarès della sezione, il Premio “Luciano del Sette” per la miglior colonna sonora è stato conferito a Daphne Gerogianni per 400 Cassettes di Thelyia Petraki.

Inoltre, una menzione speciale è stata assegnata al cortometraggio Goodbye Pig di Roberta Palmieri. Nella sezione Fuori Sentiero dedicata ai lungometraggi, il premio come miglior film è stato vinto da San Damiano di Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes. Per quanto riguarda la sezione School, il riconoscimento al miglior cortometraggio è andato a Lovers’ story: Fragment(s) di Marta Irene Giotti. Infine, il Premio speciale Florence Biennale è stato assegnato a Playing God di Matteo Burani.

Inoltre, è stata assegnata la menzione speciale CriticLab a Bitter Chocolate di Sahar Sotoodeh con la seguente motivazione: “Attraverso dettagli efficaci e con un crescendo di tensione, la giovane regista iraniana Sahar Sotoodeh racconta la complessità dell’aborto in un paese dove la libertà della donna non ha voce”. I partecipanti al laboratorio Pensare il cinema hanno assegnato la menzione a conclusione del percorso intensivo di lezioni frontali, workshop e visioni guidate, che si è svolto sotto la supervisione di Olivia Fanfani e Alessandro Amato. Durante la serata di sabato 20 settembre è stato assegnato il premio miglior videoclip ad Alice Fassi con “Onions”.

sentiero film factory 2025

L’intervista con Matteo Laguni di Sentiero Film Factory 2025

Di seguito l’intervista con Matteo Laguni, uno degli organizzatori di Sentiero Film Factory 2025.

Inizierei con una riflessione generale sul fatto che il festival comunque si è evoluto e forse definirlo festival è anche riduttivo, anche perché è un insieme di tante cose che nelle kermesse solitamente non si trovano.

Beh, un po’ sì, ma a noi piace comunque chiamarlo anche così. Forse adesso, un po’ più di prima, altri festival vicini sono stupiti della nostra durata (siamo arrivati a 9 giorni di proiezioni). Le motivazioni che ci hanno portato ad ampliare il numero delle giornate sono la possibilità di dare più spazio alle proiezioni senza perdere quello che è il nostro focus, cioè tutte le attività collaterali, come per esempio la ricerca di nuovi pubblici con i bambini (con il progetto che si chiama Sentierini). A proposito di bambini nell’autunno vorremmo continuare con le scuole che hanno partecipato a queste proiezioni (l’Istituto Comprensivo Pestalozzi e il Machiavelli) e vorremmo portare avanti un percorso di educazione visiva da festival. Non vogliamo solo insegnare loro a fare un cortometraggio di fine anno, ma vogliamo preparare dei ragazzi a poter affrontare anche un festival di cinema come fa Giffoni. Non a caso per questa edizione ci siamo fatti aiutare proprio dai selezionatori del Giffoni e da un comitato scientifico che ha studiato proprio questo aspetto. Poi abbiamo anche tutta una parte che riguarda la formazione professionale di alto livello, quindi masterclass di produzione, di regia, di sceneggiatura con Paola Mammini, Alain Parroni, Riccardo Neri. Fondamentalmente noi ci collochiamo in quella fascia di addetti ai lavori che stanno tra la scuola di cinema e il debutto nel grande mondo del cinema perché è lì che a volte si perde la strada. Ed è proprio questo il motivo per cui ci chiamiamo Sentiero. Ormai sta diventando famoso perché fa riferimento proprio al dare una strada, aumentare il gruppo di autori giovani che hanno qualcosa da dire e aiutare il gruppo di giovani produttori in modo tale che possano diventare le nuove produzioni del futuro. Quello che vorremmo fare è creare un sistema che copre tutte le fasce di età e che possa poi creare un futuro migliore a Firenze, in Toscana e poi in tutta Italia.

Questa nostra evoluzione alla quale facevi riferimento è legata al fatto che il nostro obiettivo è inserirci in quella fascia di festival che tutti gli addetti ai lavori vogliono frequentare. A tal proposito abbiamo anche inserito la nuova categoria di Fuori Sentiero, cioè il lungometraggio opera prima e seconda che avevamo sempre avuto anche negli anni precedenti, ma era come evento staccato dal festival durante l’estate. Quest’anno li abbiamo accorpati, abbiamo creato un premio apposito, assegnato in questa edizione a San Damiano e crediamo sia un passo importante. È difficile perché comunque la selva dei festival è ampia, per cui costruirsi una nicchia è difficile, ma fortunatamente a Firenze non ci sono altri festival generici come il nostro perché sono tutti festival di categoria famosissimi che hanno costruito la loro importanza su tematiche ben specifiche. Noi, invece, vogliamo essere quanto più possibile generici. Stiamo cercando anche di uscire dall’idea che il pubblico si era fatto di noi negli scorsi anni di contenitore di cortometraggi perché vogliamo essere di più.

Sicuramente si respira quello che dicevi perché ci sono tante sezioni, quindi tanto pubblico eterogeneo, e soprattutto tanta rappresentazione perché è un festival internazionale a tutti gli effetti.

Sì, ci sono 20 paesi da tutto il mondo. Ed è difficile ogni volta la selezione anche perché ci dispiacerebbe riproporre gli stessi titoli di altri festival e bisogna pensare sia al pubblico che agli addetti ai lavori.

Un festival continuo

Prima parlavi del fatto che vorreste continuare il festival, per esempio in autunno coinvolgendo il pubblico dei più piccoli. Qualche edizione fa, quando ci siamo sentiti, in effetti il festival era dislocato in tutto l’anno.

È vero e a tal proposito devo sottolineare il fatto che continua ancora la collaborazione con il cinema La Compagnia e da quest’anno abbiamo costituito anche un cinecircolo che dovrebbe essere diffuso. Vorremmo avere una continuità di proiezioni, una continuità di promozione, avere un luogo che possa ridare lustro al cinema e devo dire che, in tal senso, la nostra presenza qua in San Frediano è fondamentale nel senso che chi viene a vedere il festival capisce la forza di aver scelto questo quartiere, ma anche tutte le difficoltà perché non siamo in un cinema e non c’è un foyer. Ma questa è anche una cosa che ci differenzia dagli altri e che vogliamo mantenere anche per sperare di riportare la magia del cinema in un quartiere dove non ci sono più sale da una decina d’anni. Si tratta di un obiettivo dichiarato nonostante tutte le difficoltà del caso (come l’adattare degli spazi che non nascono per queste esigenze). Per fortuna possiamo dire che il quartiere c’è e sta rispondendo ogni anno di più, anche perché strutturando la kermesse in questo modo riusciamo ad avere un pubblico più fidelizzato.

Prima hai parlato di masterclass. Cosa puoi dire di questi importanti appuntamenti? Il bilancio è positivo?

Un bilancio sicuramente positivo per tutte quelle in programma, da quelle più classiche a quelle più sperimentali come quella sull’animazione in 2D tenuta da Matteo Ceccotti. Vogliamo cercare di spaziare il più possibile anche perché siamo un gruppo che tende ad allargare gli orizzonti.

Poi posso citare i Writing Monkeys che fanno parte dei nostri ormai dalla nascita del festival e che hanno organizzato una masterclass specifica. Allo stesso modo bilancio positivo per quella con Paola Mammini (sold out) quella con Alain Parroni di regia in collaborazione con RUFA di Roma. Ce ne sono anche di più specifiche per la produzione, per esempio, con Riccardo Neri di Lupin Film e Francesco Bruschettini di Kahuna Film che affrontano tematiche strettamente legate alla produzione cinematografica, per esempio, come si finanzia un film. E la numerosa presenza a questi due incontri fa ben capire la necessità e il bisogno di trovare nuove soluzioni di produzione perché la situazione non è delle migliori.

Masterclass ed eventi collaterali per Sentiero Film Factory 2025

A partecipare a queste masterclass sono principalmente addetti ai lavori o anche interessati che, o per curiosità o perché vogliono intraprendere questa carriera, si affacciano a questi incontri?

Per quanto riguarda la parte più strettamente di produzione abbiamo tanto pubblico composto da addetti ai lavori, ma per esempio alle proiezioni partecipa anche tanto pubblico generico che magari è curioso di scoprire altri formati. In ogni caso siamo intenzionati a mantenere sempre questo filone più industry che permette agli addetti ai lavori di frequentare le masterclass, ma al pubblico di partecipare alle proiezioni con un flusso cinematografico sempre importante.

Ed è sicuramente un bene, anche per Firenze perché magari, soprattutto per la parte di produzione e realizzazione, si tende a pensare che ci si debba spostare necessariamente in grandi città come Milano o Roma per emergere…

Il motivo per cui abbiamo aperto il festival è anche questo. Vorremmo avere anche un punto di riferimento a Firenze che comunque è un luogo centrale.

Prima facevi riferimento a eventi collaterali. Mi viene in mente, tra tutti, la mostra fotografica.

Sì, la mostra fotografica per noi è stato un passaggio necessario. A un certo punto, a causa di tutto quello che sta succedendo ogni giorno, abbiamo avuto anche il dubbio di non riuscire a fare il festival. Poi abbiamo deciso di farlo, anche in debito verso tutti coloro che si aspettano ormai che a settembre ci sia il Sentiero Film Factory. Abbiamo quindi cercato quanto più possibile di accendere una fiammella, un occhio su quella che è la situazione attuale. E l’abbiamo fatto in maniera strettamente connessa al mondo del cinema. Questa mostra, infatti, l’abbiamo trovata a Cannes a maggio dove la regista iraniana Sepideh Farsi l’ha presentata per la prima volta. In Italia credo che sia la prima volta che ci approda e ci sembrava un passaggio importante anche perché racconta di una visione orribile, che è la visione di quello che sta succedendo dal punto di vista di una ragazza di 25 anni. Lei racconta con la sua visione l’orrore che ha vissuto e per il quale si è letteralmente sacrificata. Sicuramente è una piccolissima cosa rispetto a tutte quelle che potremmo fare per aiutare. A questa si può aggiungere l’adesione (ma già ne facevamo parte) alla campagna R1pud1a – Contro tutte le guerre, dall’inizio del 2025: abbiamo anche ospitato il banchino di Emergency al quale non c’è stato neanche bisogno di chiedere la partecipazione.

Quindi un po’ grazie a questo, un po’ grazie alla varietà di titoli e alle tante sezioni ci piace che il festival sia frequentato la mattina dai bambini e dai ragazzi e la sera dagli adulti. Ci piace tantissimo l’idea che possano essere contaminati anche dalla mostra che sono, in qualche modo, obbligati a vedere. E questo lo si deve a questa forza ambivalente dello spazio a disposizione: una biblioteca bellissima, il chiostro Thouar e il portone che permette l’accesso che è aperto ogni volta che qui c’è Sentiero Film Factory.

E a proposito della sezione Sentierini dedicata ai più piccoli cosa puoi dire?

Sentierini è una sezione specifica del festival con una sua giuria popolare che deve scegliere tra sei corti. Poi c’è Pensare il Cinema, che altri non è che un collaboratore di scrittura giornalistica per giovani e meno giovani, ideato in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana e Toscana Film Commission e il Sentiero Film Lab che, invece, è tutto nostro a livello di lab, che consiste in un programma di sviluppo di progetti cinematografici ancora da girare in collaborazione con lo ShorTo di Torino, il Centro Nazionale del Corto, il Figari International Short Film Market e tantissimi altri collaboratori perché poi l’obiettivo è dare un premio che possa far viaggiare questi film.

Direzione artistica e bilancio

Una particolarità di Sentiero Film Factory è che non c’è un direttore artistico, ma ci sei te, insieme agli altri organizzatori, giusto?

Esatto. Sulla direzione artistica siamo dell’idea che sia ancora necessario gestirla noi organizzatori, cioè io, Andrea Rapallini, Olivia Fanfani e Pierfrancesco Bigazzi. Si tratta di una direzione artistica che per adesso si divide in maniera equa in base ai nostri campi d’interesse. C’è, per esempio, chi ha più propensione nei confronti dei contenuti artistici, chi per i contenuti degli eventi, chi per quelli di scrittura, di storytelling. Insomma ci dividiamo in questa cosa e crediamo che così possa funzionare ancora, anche se non è detto che il futuro non possa portare un direttore artistico perché per un determinato motivo in un determinato momento magari sarà giusto averlo. Per adesso, però, vogliamo mantenere quest’anarchia organizzativa che sembra funzionare e soprattutto ci dà una certa libertà. Sicuramente il direttore artistico è un upgrade a livello festivaliero, ma può anche limitare dal punto di vista delle scelte. Così siamo liberi nei confronti di noi stessi e del pubblico, anche perché siamo (stati) produttori, registi, scrittori, per cui vogliamo che questo ancora si senta.

Quindi bilancio positivo per questa edizione 2025 di Sentiero Film Factory?

Il bilancio è buonissimo, siamo sempre stati per strada per tutta la durata del festival perché le stanze sono sempre state piene.

Per quanto riguarda il futuro, chiaramente la nota amara è che il futuro un po’ di tutti i festival in Italia, anche a causa di quella che è la politica sulla cultura in questo momento, non dà nessuna sicurezza. Non abbiamo finanziamenti che permettono di progettare, né di anno in anno, né in tre anni per avere una programmazione triennale che permetterebbe di impostare il lavoro in un certo modo. Noi fortunatamente con quest’idea di creare un festival tutto l’anno un po’ superiamo questa mancanza perché siamo in grado di creare una specie di legame tra l’anno precedente e l’anno successivo.

Infine una cosa a cui tengo è che il festival, da 3/4 anni, deve ringraziare Estate Fiorentina, evento promosso dall’assessorato alla cultura di Firenze, che dà il finanziamento maggiore. Poi c’è anche Fondazione CR Firenze che ci aiuta da circa 3 anni e ringraziamo anche alcuni sponsor di quest’anno, Bronzetto SRL di Firenze, Birra del Borgo di Rieti e Unicoop Firenze. Per tutto il resto c’è tanta voglia di fare e tanta energia e un sistema di finanziamento interno tramite la nostra associazione Sentiero Film ETS che crea attività formative.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli