Si è dato il via ad una nuova stagione del ShorTS International Film Festival Maremetraggio e con essa molteplici talenti emergenti e non hanno preso possesso della scena. Diversi sono i titoli che hanno colpito tra i cortometraggi presentati all’evento tra cui ‘Translocations’, in programma per la rubrica Eco-ShorTS proiettato al Teatro Miela.
Cosa succede quando l’avidità corrotta della specie si fa da parte per una nobile lezione di generosità e condivisione incondizionata? Nick Jordan in ‘Translocations’ ci educa ad una dottrina sedimentata sullo spogliarsi dei propri desideri per il bene collettivo. E quale miglior insegnante della natura? La terra, l’acqua, il sole, il vento: tutto parla di un amore incondizionato “senza ma e senza se”.
Pittoresco e vellutato, grezzo e imperfetto: il muschio si rende protagonista del documentario firmato da Nick Jordan in una eulogia all’essenzialità.
“Sono buoni narratori nel modo in cui vivono. [ ] Nella loro semplicità, nel loro potere di essere piccoli.”
Fiabesco e suggestivo nei giochi di colore, elegante e mellifluo nelle inquadrature: ‘Translocations’ è una lettera d’amore pulsante e palpabile. La lente del regista accarezza lo stagno con uno sguardo labile. La narrazione progredisce per 15 minuti, perfezionando un linguaggio intimo. Nick Jordan ordisce una metafora sulla vita che scorre limpida e diafana tra i versi pronunciati da Robin Wall Kimmerer. Lo stagno è la nemesi di un’umanità reproba schiava di se stessa. Così, senza timore o remore, il cortometraggio forza lo spettatore all’introspezione. La torbida brama dell’uomo è messa in discussione e si confronta con la flemmatica e regale atarassia dell’organismo.

“Amplia la nozione di essere una persona umana, non solo un consumatore.”
Perché limitarsi a sopravvivere quando si dovrebbe poter esistere soltanto? Perché concepire l’evoluzione solo in termini di competizione? Perché alimentare la nostra ingordigia con pretese di possesso dell’altro? Perché esigere di più dalla vita quando non si è ancora addomesticato il proprio ego a prendersi cura di ciò che si ha già?
“La loro capacità di cooperare l’uno con l’altro, di condividere le risorse limitate che hanno, di dare veramente più di quanto prendono.”

Si è persa l’arte di passare tra le fessure con delicatezza, di tendere la mano verso il prossimo, di dare. La vanità porta a spalancare le porte con baccano, a consumare e prendere laddove l’ecosistema invece insegna l’arte della reciprocità.
La cinematografia di ‘Translocations’ tinge il racconto di una poesia solenne elevata soltanto dagli spartiti musicali di Otis Jordan che intreccia il gusto della fiaba alla vulnerabilità delle pellicole drammatiche. Il regista e sceneggiatore alterna tecniche di ripresa e montaggio efficaci nel farti sentire non più spettatore bensì attore chiave di una storia da tramandare.
In ‘Translocations‘ le acque scure si trasformano in un cielo di mezzanotte, le bollicine sono le sue stelle e il resto di questo incantesimo è un bagno di verità da cui non sfuggire.
Un festival essenziale dedicato alla salvaguardia dell’arte cinematografica oltre i confini del suo formato. Scopri di più e leggi qui l’intervista esclusiva a Massimiliano Nardulli, programmatore di diverse sezioni del ShorTS International Film Festival Maremetraggio.