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Figari international short film festival

‘Swimming with Wings’, una metafora aulica sulla solitudine dello straniero

Prima regola fondamentale: non affondare, rimanere a galla sempre e non lasciare che le acque gelide vincano sulla volontà di arrivare a riva.

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Cos’è una casa? Cosa distingue due mura fredde e una finestra da un rifugio, dalla proprio fortezza emotiva, anche se spoglia di tetti e maniglie in ottone?
Presentato alla serata d’apertura della nuova stagione del Figari International Short Film Festival, Swimming with Wings è una intima escursione verso destinazioni ignote. Un documentario che padroneggia l’arte dell’animazione per portare a galla la desolazione, la solitudine e la perdizione più recondite.

C’era la guerra quindi ce ne siamo dovuti andare.

La prefazione per un racconto, ahimè, letto e riletto. Ogni anno milioni di persone varcano i confini della propria patria perché quest’ultima ha ormai perso il suo odore di casa, puzza solo di trappola, di soprusi, macerie e abusi di tirannie che hanno addirittura perso il pudore di fingersi altro ma si presentano ad oggi nel pieno della loro malvagità. 

Daphna Awadish Golan, regista e illustratrice, ha delicatamente dipinto il quadro di una modernità flagellata e solitaria. Esplora le acque dell’immigrazione, nello specifico una fuga da Israele verso i Paesi Bassi, in un sincretismo di tecniche e narrazioni che risulta aulico nell’eleganza con la quale spoglia il tema dell’ostilità che si è soliti adottare.

La voce della verità

La nostra eroina è una bambina, del resto chi più dei fanciulli ha un cuore puro e abbastanza intatto da vedere la verità senza lasciare che il proprio sguardo venga corrotto? E così il personaggio si rende diafano, siamo io e te, sono loro, siamo tutti noi.

Trionfo e sconfitta, può uno stesso corpo vivere un’esistenza così idiosincratica? Questa è la realtà di chi fugge: perdi tutto, giorno dopo giorno, ma una sola vittoria vale una vita intera passata a fallire.

È difficile saltare con i vestiti bagnati addosso.

La lirica dell’intero cortometraggio riverbera in una metafora così essenziale ma curata al millimetro: imparare a nuotare. Gli stranieri sono trascinati da acque tanto familiari fino a sbarcare su sponde infestate dalla maledizione dello sconosciuto. Si abbandona ogni parte migliore di sé e lungo il viaggio si scoprono nuovi pezzi da collezionare, da custodire o da lasciar andare. Si è appesantiti di responsabilità e paure, cari abbandonati per strada e il ricordo dei profumi di casa. Diventa difficile buttarsi all’avventura; ogni volto, ogni voce diventano un carico che non si può scrollare di dosso, e forse non si desidera neanche farlo. Così è difficile saltare con i vestiti bagnati addosso; i vestiti sono pesanti e ti fanno affondare.

In Swimming with Wings i nostri protagonisti saltano all’occhio per i loro indumenti colorati che spiccano rispetto al resto dei nativi. Forse un modo per simboleggiare come ognuno si porti addosso degli strati di sé ai quali non vuole rinunciare. Che sia l’accento, il ricordo della propria nonna, l’andatura, la risata del migliore amico d’infanzia o la corposità del capello. O forse è un modo per mostrare come, nonostante tutti gli sforzi e le lezioni apprese, non ci si adatti mai davvero, né si venga mai pienamente accolti in terre straniere: si sarà sempre percepiti come qualcosa di estraneo, come l’altro.

Devi immergerti molto in profondità [..] non è molto piacevole per me perché non c’è aria lì.

Navigare queste acque sconosciute incute ancora più timore se “non ti è permesso indossare gli occhiali”. Chissà, forse l’autrice vuole sottolineare come spesso gli emarginati fossero destinati ad esserlo fin dal principio perché la società gli ha negato ogni strumento per essere qualcun altro oltre che nessuno. Non vogliono che tu veda la verità né che tu sia visto, non vogliono che tu abbia chiara la strada da prendere ma piuttosto ti appannano la vista per poi punirti per i tuoi passi falsi. È difficile riconoscere la strada da prendere se non la si può guardare, scrutare, ammirare.

La solitudine trova sempre compagnia

Daphna Awadish Golan condensa, nei 10 minuti del corto, un candore infantile con una consapevolezza così matura ed evoluta da far pietà. Introducendo dei personaggi secondari che affiancano la nostra narratrice e protagonista diveniamo testimoni di un amore senza bandiera o confini. Bambini provenienti da diversi paesi esprimono in lingua diversa le stesse volontà e gli stessi quesiti.

Quando sei felice qui?

Celine Song discutendo l’ispirazione per la sua pellicola Past Live disse in un’intervista: “In realtà avevo la sensazione che, oltre a tradurre tra due lingue e due culture, stessi anche traducendo tra due parti di me stessa”. Osservando i personaggi interagire è viscerale e palpabile il modo in cui ognuno di loro si riscopre e si riconosce nell’altro. Il tono di voce – stupito prima ed elettrizzato dopo -, il passo deciso verso quelle acque profonde e scure intimidivano tanto da non  trovare un compagno col quale condividere questa paura.

Swimming with Wings ci dà un avvertimento: imparare a nuotare e non lasciarsi trascinare nell’abisso.

Se pensi che sia molto diverso, respira profondamente e poi fai finta che sia la tua vera casa.

Scopri cosa il Figari International Short Film Fest ha riservato per la sua 15ª edizione.

 

Swimming with Wings

  • Anno: 2023
  • Durata: 10 minuti
  • Distribuzione: Studio Wasia
  • Genere: Animazione
  • Nazionalita: Paesi Bassi, Israele
  • Regia: Daphna Awadish Golan