È Vincent Lindon la guest star della sedicesima edizione di France Odeon, per la direzione artistica di Francesco Ranieri Martinotti. Bastano poche pellicole per sintetizzare la prestigiosa carriera dell’attore francese: Betty Blu di Jean Jacques Beinex, L’odio di Matthieu Kassowitz, La crisi di Coline Serrault, L’amore sospetto di Emmanuel Carrere e Titane di Julia Ducourmau.
Seppur gioviale e sorridente, dichiara di non amare troppo le interviste e, candidamente dichiara:
“Mi sarebbe piaciuto essere nato ai tempi di John Wayne, Jean Gabin e di tanti altri grandi attori che facevano un film e poi basta. Niente interviste. Adesso, prima che iniziano a pormi delle domande, sono interessati più a scattare delle foto con i loro telefonini che ad ascoltare e guardarci in faccia.”
Agli inizi della sua lunga carriera ha recitato nel film di Vite strozzate di Ricky Tognazzi. Che ricorda di quell’esperienza?
Ho sempre voluto fare un film in Italia. C’è stata questa occasione. Non conoscevo l’italiano. Infatti, ho recitato in francese e pensavo che non mi avrebbero scelto. Ricordo che nel cast c’erano Luca Zingaretti, Sabrina Ferilli e Ferzan Ozpetek come aiuto regista. È stata una bellissima esperienza e spero di poter avere possibilità di recitare nuovamente in Italia.
Nel 2017 ha interpretato Rodin, film diretto da Jacques Doillon. Nel 1988, Bruno Niutten aveva affidato a Gerard Depardieu il ruolo del grande scultore francese. Quel film lo ha ispirato in qualche modo?
Non l’ho visto, anche se stimo moltissimo Gerard come attore. Allo stesso modo, non ho letto il romanzo Quel che serve di notte di Laurent Petitmangin, da cui è tatto n questo mio ultimo film Jouer avec le feu di Delphine e Muriel Coulin,. Mi piace improvvisare e non essere condizionato dalla lettura di un testo o dalla visione di un film.
In Jouer avec le feu è un meccanico, cinquantenne, padre di due figli; Louis se ne va di casa per studiare alla Sorbona e Fus, il figlio più piccolo, si avvicina a gruppi di estrema destra.
La vicenda ruota intorno a un padre che ama allo stesso modo due figli; sia quello che conduce una vita tranquilla e senza sbalzi che quello che crea problemi.
Come è stato lavorare al fianco di Stephan Crepon e Benjamin Voisin, due giovanissimi attori che interpretano il ruolo dei figli?
Tutti pensavano che entrambi avrebbero imparato da me ma, invece, è accaduto esattamente l’opposto; ho appreso tantissimo da loro e quest’esperienza mi ha fatto ringiovanire. In un certo modo li ho divorati, mi sono piazzato alle loro spalle, li ho guardati e ho ammirato questa loro naturalezza. Inizialmente sembrava avessero nei miei confronti una sorta di soggezione, ma poi mi hanno accolto come un amico. Il segreto di un attore sul set è quello di saper ascoltare, condividere e mettere in gioco le proprie certezze.
La sua carriera è costellata da tanti film di impegno politico. Basti pensare Welcome di Philipe Liorret e alla trilogia sul mondo del lavoro di Stephan Brizè: La legge del mercato, In guerra e Un altro mondo. Cosa risponde a chi la definirebbe il Gian Maria Volonté francese?
Sono anni che mi fanno questa domanda. Fino ad adesso, sono stato paragonato a dodici attori. Ovviamente non ho niente contro Gian Maria Volontè, un attore formidabile, che vidi per la prima volta nel film I senza nome di Jean Pierre Melville.
Come ha scelto di diventare attore?
Ci sono attori che recitano per distrarsi, altri per vanità e per il piacere di mostrarsi. Sono diventato attore per caso, non era la mia passione iniziale. L’ho scelto perché amo le persone, la gente. Ricordo che un giorno mi telefonò mio padre e mi disse: “Trovati un lavoro che ti fa alzare alle otto di mattina ogni giorno”. Non ci pensai due volte e mi iscrissi a un corso di teatro. Nel mio primo film comparivo per dieci secondi, poi per trenta, poi sempre di più, fino a che recitare è diventata la mia scelta di vita.
Come sceglie i film da interpretare?
Ai registi che incontro dico spesso: “Fammi vedere che film fai e ti dirò chi sei”. Sono nell’età nella quale ricevo tanti premi. L’avessero spalmati quando avevo trenta o trentacinque anni, li avrei goduti di più. Quando ero più giovane ero il classico attore nei confronti dei quale si diceva: “Peccato, non ha ancora vinto nessun premio.” Non posso fare altri tipi di film dopo quelli che ho interpretato. I film hanno fatto di me l’uomo che sarei voluto diventare.
France Odeon 2024: il programma della 16esima edizione