Il tatuatore di Auschwitz è una miniserie da sei episodi in uscita su Now. Usciranno due episodi ogni venerdì dal 10 al 24 maggio. Con la regia di Tali Shalom Ezer, la serie racconta la storia d’amore tra due detenuti ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz dove morirono più di un milione di persone.
La serie è tratta dall’omonimo best – seller di Heather Morris ed è prodotta esecutivamente da Claire Mundell attraverso la sua società Synchronicity Films in associazione con Sky Studios e All3Media International. Jacquelin Perske è produttrice esecutiva e sceneggiatrice principale, insieme ai co-sceneggiatori Evan Placey (produttore associato) e Gabbie Asher.
La colonna sonora è stata creata dal pluripremiato Hans Zimmer e Kara Talve. Il brano sui titoli di coda, Love will survive, è interpretato da Barbra Streisand.
I primi due episodi
Questa struggente storia d’amore tra due detenuti nel campo di concentramento di Auschwitz inizia con il racconto del protagonista stesso. Quest’ultimo, Lale Sokolov, decide di aprirsi con una giornalista per ricostruire la sua storia e mantenere vivo il ricordo di giorni così cupi. Un racconto difficile e interrotto dalla lacrime più volte. Tuttavia, nell’oscurità, uno spiraglio di luce che genera speranza è presente. In questo caso è rappresentato da Gisela “Gita” Fuhrmannova, l’amore di una vita di Sokolov e prigioniera anche lei nel campo.
Questa storia d’amore inizia in Slovenia, a Bratislava. Il giovane Lali, si arruola per andare in Polonia pensando di essere addestrato come meccanico. Non sa, però, che il treno sarebbe arrivato ad Auschwitz. “Il lavoro rende liberi” recita il cancello all’ingresso. I prigionieri, ignari di esserlo, si ritrovano in divisa, maltrattati e sfruttati dai generali tedeschi. In fila indiana vengono, uno alla volta, tatuati e marchiati con un numero. Da qui, il protagonista, dopo aver visto uccidere tre ragazzi senza nessun motivo, si renderà conto di non avere scelta e di essere condannato a sopravvivere per il resto dei suoi giorni.
Lali, anni dopo, racconta, alla giornalista Heather Morris, con fatica, le tragiche storie che ha dovuto sopportare negli anni. Come è diventato “tatuatore” nel campo e di come, nonostante sotto costante sorveglianza da parte di un instabile ufficiale nazista delle SS Stefan Baretzki (Jonas Nay), sia riuscito a mantenere viva la speranza e l’amore per la giovane ragazza.
I primi due episodi de Il tatuatore di Auschwitzintroducono la storia di entrambi i personaggi e il loro primo incontro nel campo di concentramento. Mostrano la crudeltà e la ferocia dei tedeschi e la freddezza con cui uccidono i detenuti. In attesa dei prossimi episodi, siamo davanti ad un racconto drammatico raccontato attraverso l’amore: l’unica arma a disposizione per poter sopravvivere.
Non esiste un lieto fine
Nella storia raccontata dal protagonista notiamo come non sia possibile scorgere un lieto fine in una storia dai tratti così drammatici. Nonostante sia sopravvissuto e sia riuscito a ricontrare l’amore di una vita, il passato è sempre vivo nei ricordi di Lali, costretto, ogni giorno a lottare contro vecchie memorie e ricordi.
Una storia che ha dell’incredibile, dalla lotta per sopravvivere nei campi al doversi riorganizzare una volta fuggito in un mondo totalmente sconosciuto. La difficoltà di raccontare, riesumare e rivivere certi episodi interrompono spesso il racconto e la scrittura del libro. Inevitabilmente la giornalista è costretta ad assecondare bisogni, esigenze e interruzioni.
Un serie, Il tatuatore di Auschwitz, capace non solo di mostrare la brutalità nazista e la mostruosità dei campi di concentramento, ma mostrare tanti lati della medaglia meno conosciuti. Le feste tenuti dai Russi nelle città occupate, il doversi riabituare ad una vita normale o il generale delle SS che chiede aiuto al protagonista durante il processo. L’autrice del libro, Heather Morris, dopo ben undici anni è riuscita a trovare una casa editrice che pubblicasse questa storia.
I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’