Eyes Wide Shut, un film del 1999 diretto da Stanley Kubrick, l’ultima opera diretta dal regista. È anche l’ultima pellicola girata insieme dalla coppia Nicole Kidman–Tom Cruise. Tratto dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler, il film uscì postumo negli Stati Uniti d’America il 16 luglio 1999 e fu presentato in anteprima europea alla 56ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 1º settembre 1999. Nel novembre del 1999 la Warner Bros. dichiarò pubblicamente che con un guadagno globale di 155.655.000 $, Eyes Wide Shut si assestava come il maggiore successo commerciale di Kubrick.
Sinossi
Bill, un medico senza alcuna qualità, entra in crisi quando la moglie Alice gli racconta i suoi sogni di tradimento e quando una sua paziente gli confessa il suo amore davanti al cadavere del padre. Bill si farà tentare da una prostituta, parteciperà ad un festino orgiastico in maschera dove verrà scoperto e per così dire salvato da una donna misteriosa. È la stessa di cui osserva turbato e conturbato il cadavere all’obitorio?
Partendo dal romanzo di Arthur Schnitzler, Doppio sogno, Kubrick realizza un’opera che si dimostra imperiosa sin dall’incipit, dove ascoltiamo il bellissimo walzer di Shostakovich, eco galante di una marcia funebre che ci ricorda tanto Fellini e che accompagnerà tutto il film. La colonna sonora infatti riveste sempre un’importanza fondamentale nei film di Kubrick, come dimostrato qui da quegli angoscianti tocchi di pianoforte che ci entrano nell’anima nei momenti di massima tensione del film. Ad essere “celebrata” in questo film è infatti la morte della moralità, il crollo di un impero etico (il matrimonio) che (sembra dirci il regista) ha deboli fondamenta ed è sottoposto (quindi cede) a quei mille ostacoli (tentazioni) che circondano l’esistenza dei protagonisti. Non è infatti un caso che il motore scatenante del plot sia il “doppio” tradimento dei rispettivi coniugi in quei bellissimi, eleganti, perfetti quindici minuti iniziali di puro cinema. Kubrick sfiora vette hitchcockiane nel mettere in scena la tensione, dimostrando una pulizia formale e un’essenzialità espositiva che farebbero gioire il grande maestro inglese del brivido. Opera ultima di un regista che ha chiuso in bellezza la propria immensa carriera cinematografica. Un film sensazionale, sottile, complesso, delicato, psicologico e psicanalitico, emozionale ed emozionante, uno dei migliori di fine millennio.