Su Netflix dal primo dicembre 2023.
American Assassin inizia con un attacco terroristico piuttosto cruento. Senza nessuna motivazione, degli assassini armati di mitra falciano un villaggio vacanze. Tra questi anche Mitch Rapp (Dylan O’Brien), che vede la propria fidanzata, a cui pochi attimi prima aveva chiesto di sposarlo, freddata da ripetuti colpi di fucile. La sequenza è veloce, violenta (come anche il resto del film), ma sopratutto, molto realistica. Questo intende fare Michael Cuesta (quasi una premessa con il pubblico sugli intenti della sua storia), mettere subito davanti agli occhi dello spettatore la violenza – e la sua imprevedibilità – di cui oggi siamo testimoni, tutti i giorni.
Se i primi minuti hanno un tono e una messa in scena credibile, tutto, a partire dall’interpretazione degli attori fino alla realizzazione effettiva del film viene come messo da parte, lasciando spazio a sviluppi sempre meno plausibili, tradendo completamente le intenzioni iniziale e il patto stretto con il pubblico all’inizio del film. In seguito all’attentato, Mitch ingaggerà una battaglia senza sosta con il nemico. Nel giro di 18 mesi si trasformerà in un’efficente macchina da guerra, tanto da essere notato dalla CIA per il suo comportamento violento e sospetto. Assoldato e sottoposto a un duro allenamento seguito da Stan Hurley (Michael Keaton), veterano della Guerra Fredda, Mitch viene arruolato per un’operazione segreta.
A perdere di credibilità, oltre l’intero film, è sopratutto l’attore protagonista, incapace di reggere sulle spalle un ruolo, prima e dopo, completamente diverso. Il suo sguardo, il suo fisico e la sua presenza sullo schermo mancano del carisma necessario al suo personaggio, già poco credibile sulla carta, sia per i tempi che per i modi con cui gli autori decidono di portarlo sullo schermo. Lo stesso vale per Michael Keaton, l’unico a dare un minimo di carattere a una pellicola altrimenti piuttosto scialba, nonostante le numerose location, lo spirito adrenalinico delle sue scene e l’assoluta mancanza di filtri nel mostrare la violenza.
Tratto dai libri di Vince Flynn, American Assassin è un thriller piuttosto confuso nei suoi intenti. Nonostante un buon inizio l’intera struttura non regge il peso delle sue premesse. Dopo la prima parte, Michael Cuesta sembra sbagliare strada (letteralmente), ambientando, inspiegabilmente (anche per i stessi protagonisti), una parte del suo film nella periferia romana, anche qui, talmente poco credibile da sembrare improbabile e impensabile.