
Del lungometraggio d’esordio di Federico Rizzo, il cui titolo si presenta quale omaggio sia all’opprimente carcere di Fuga da Alcatraz di Don Siegel che al particolare humour di Fuga dalla scuola media di Todd Solondz, già parlammo su queste pagine, nell’aprile del 2009, in occasione della sua uscita nelle sale cinematografiche.
L’uscita del dvd distribuito da Officine Ubu, però, ci offre l’occasione di tornare su questa interessante produzione indipendente che, mantenendosi abilmente in bilico tra amarezza e ironia, affronta la tanto discussa tematica della precarietà lavorativa tricolore attraverso la vicenda del giovane laureato modello in “vulcanologia” Gianfranco Coldrin, il quale, con le fattezze di Angelo Raffaele Pisani, viene declassato all’ultimo grado della scala professionale di un call center, mentre la fidanzata convivente Marzia, aspirante giornalista interpretata da Isabella Tabarini, si trova costretta a lavorare come centralinista per un telefono erotico.
Vicenda che, in maniera decisamente più interessante del contemporaneo (e sopravvalutato, bisogna ammetterlo) Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, racconta l’Italia dei contratti a progetto tirando in ballo anche interviste a veri operatori telefonici dei call center, al cui interno un anno di lavoro si presenta ormai quale surrogato al servizio militare.
Per circa 95 godibili minuti di visione all’insegna della riflessione che, tra il cinema di genere e l’effetto quasi didattico della docu-fiction e senza rinunciare a momenti surreali come quello in cui Peppe Voltarelli improvvisa una canzone nei panni di un bizzarro agente della sicurezza canterino, vedono coinvolti anche nomi noti quali Luis Molteni e Natalino Balasso.
Oltre al pluripremiato direttore della fotografia Luca Bigazzi, intervistato – insieme ai produttori e al regista – nel backstage di dodici minuti incluso nella ricca sezione extra del dvd, comprendente il trailer, sei scene eliminate, il videoclip di Voltarelli, un escursione sul set e interviste a Rizzo, Angelo Raffaele Pisani e i veri precari.
Francesco Lomuscio