Sulla scia dei teen-movie che tanto piacciono agli americani, si comincia da tre giovani in cerca di trasgressione che, con le fattezze del Michael Angarano di Sky high – Scuola di superpoteri (2005), del Nicholas Braun di Single ma non troppo (2016) e del Kyle Gallner di Nightmare (2010), conoscono su internet una donna che gli garantirebbe, a quanto pare, una bollente serata di sesso.
Donna che scopriamo possedere i connotati della Melissa Leo aggiudicatasi il premio Oscar in qualità di attrice non protagonista in The fighter (2010) e che, però, segna soltanto il primo gradino verso una vera e propria discesa nell’orrore radicato nella realtà posto al centro di Red State (2011), diretto dal neworkese Kevin Smith dopo una carriera prevalentemente al servizio di commedie, da Clerks – Commessi (1994) a Poliziotti fuori – Due sbirri a piede libero (2010).
Perché, dal momento in cui veniamo a conoscenza di una setta guidata da un pastore magnificamente incarnato dal compianto Michael Parks, fanatico religioso interessato a ripulire la società del male lavandola con il sangue dei peccatori, se inizialmente può tornare alla memoria il tanto discusso massacro di Jonestown più volte rielaborato sul grande schermo (ricordiamo, tra gli altri, Il massacro della Guyana di René Cardona Jr), è, in verità, sull’assedio operato nel 1993 dalla polizia per espugnare il ranch texano di Waco – dove aveva sede l’organizzazione dei davidiani – che volge lo sguardo la quasi ora e mezza di visione.
Infatti, una volta esposto il feroce odio manifestato dai membri della congrega nei confronti degli omosessuali, ai quali non esitano a sparare in testa dopo averli del tutto avvolti in pellicola trasparente, in maniera tutt’altro che prevedibile l’insieme si sposta dalle parti di un moderno western, con John Goodman nei panni di un agente speciale ed un lungo scontro a fuoco tra forze dell’ordine ed esaltati destinato a generare molti cadaveri.
D’altra parte, la dichiarata intenzione del regista non era quella di spaventare lo spettatore, bensì di metterlo a disagio tramite un horror che, con trailer nella sezione riservata ai contenuti speciali, viene reso disponibile da Koch Media in una limited edition blu-ray corredata di booklet all’interno della collana Midnight Factory; come pure un altro inedito cinematografico da brivido: February – L’innocenza del male (2015).
Debutto dietro la macchina da presa per l’attore Oz Perkins che, figlio dell’Anthony hitchcockiano, esordì in scena interpretando proprio un dodicenne Norman Bates in Psycho II (1983), un film che il neo cineasta ha messo in piedi al fine di esprimere la sensazione di vuoto e di abbandono dovuta alla perdita di entrambi i genitori.
Con tematiche demoniache in sottofondo, infatti, ne sono protagoniste una Kiernan Shipka dalla agghiacciante ed enigmatica potenza e la Lucy Boynton di Sing street (2016) nei ruoli di due matricole iscritte ad un istituto cattolico femminile, le quali – l’una che ha inventato una scusa per non fare i bagagli, l’altra dimenticata dai genitori – si rivelano le uniche due studentesse che non tornano a casa durante la pausa di metà semestre.
Due figure femminili che, tutt’altro che amiche, si vedono costrette a vivere una convivenza forzata all’interno di un campus deserto; man mano che alla loro vicenda si aggiunge quella di una ragazza dal passato oscuro cui concede anima e corpo Emma”Scream 4”Roberts, forse fuggita da un reparto psichiatrico.
E, sotto la produzione del Bryan Bertino autore di The strangers (2008), sono la Lauren Holly di Scemo & più scemo (1994) e il James Remar de I guerrieri della notte (1979) ad impreziosire ulteriormente il cast di un lungometraggio di paura che, asciutto, elegante e stilizzato, si evolve lentamente e s’immerge in una fredda e desolata ambientazione guardando anche a Lasciami entrare (2008) di Tomas Alfredson.
Mentre accoltellamenti e sgozzamenti arrivano ad infarcire un agglomerato di angoscia in fotogrammi che, come già accennato, non manca di toccare anche l’argomento possessioni.