Cinquant’anni di storia del Rinascimento italiano narrati attraverso gli occhi della poetessa e nobildonna Vittoria Colonna (1490-1547): Lucilla Colonna tenta un’impresa titanica, mettendo in scena una figura complicata e affascinantissima, un’intellettuale che non smise mai di promuovere la cultura della sua epoca, rivelandosi in tal senso un vera anticipatrice di quella lotta per l’emancipazione femminile che ancora oggi fatica a realizzarsi completamente. In Festina lente assistiamo alla nascita dell’editoria, alla possibilità di diffondere, finalmente in scala più ampia, ciò che in precedenza era riservato solo a coloro che avevano accesso ai rari manoscritti disponibili. Piace, allora, che nel film di Colonna venga mostrato proprio il processo attraverso cui veniva prodotta la carta, un metodo che riutilizzava materiali provenienti dal macero degli stracci, una sorta di riciclaggio virtuoso ante litteram. Seguiamo Vittoria nella sua vita privata (il rapporto con il marito, Francesco Ferrante D’Avolos, che morì prematuramente in battaglia) e pubblica, che la vide tenere una fitta corrispondenza con le personalità più influenti del suo tempo, da Ludovico Ariosto a Pietro Aretino, nonché Michelangelo Buonarroti, di cui fu confidente e amica.
Già il solo fatto di aver illuminato una pagina Storia mai rappresentata al cinema (con tutto il duro lavoro di documentazione che ne consegue) basterebbe a decretare la bontà dell’operazione di Colonna; ma a impreziosire ulteriormente il quadro concorre lo stile naturalistico, didascalico (nel senso positivo del termine) che pervade il film: risuona non poco in ciò l’amabilissima iconografia del cosiddetto ‘Rossellini televisivo’, il quale, mosso dal genuino desiderio di fornire a un folto pubblico la possibilità di conoscere alcuni grandi personaggi (Socrate, Pascal, Agostino d’Ippona, Cosimo de’ Medici), realizzò molti preziosi lavori, in cui gli abbondanti dialoghi, derogando al dovere di sintesi delle produzioni cinematografiche, offrivano dei riferimenti essenziali per comprendere fino in fondo lo spirito di varie epoche e degli uomini più valenti che le percorsero.
A tutto ciò si aggiunga la circostanza che Festina lente non ha ricevuto alcun finanziamento statale, né altre forme di sovvenzione, nonostante l’indubbio valore culturale; è stato solo grazie alla tenacia della regista e alla bontà del suo progetto che si è riusciti a convogliare tante preziose professionalità che hanno fornito un decisivo contributo sia sul piano artistico che su quello tecnico. Non possiamo, in tal senso, mancare di segnalare la brava protagonista, Francesca Ceci, la quale è riuscita nel difficilissimo compito di portare sullo schermo un personaggio tanto complesso e sfaccettato come quello di Vittoria Colonna.
Al netto di queste considerazioni, allora, Festina lente incarna un esempio virtuoso di come si possano realizzare opere necessarie, ritagliandosi uno spazio nient’affatto minimo all’interno della spesso scialba (e gratuita) produzione cinematografica nazionale contemporanea. Tutti coloro che hanno partecipato a questo progetto meritano un sentito ringraziamento: oggi conosciamo un po’ meglio Vittoria Colonna, la sua storia, le sue incredibili imprese. Forse proprio questo dovrebbe essere il compito del cinema: portare all’attenzione del pubblico temi e questioni altrimenti destinati alla fornace dell’oblio. E il nostro paese non può permettersi di dimenticare una donna come Vittoria Colonna.
Luca Biscontini