Colpisce, di primo acchito, come Andrew Haigh abbia cambiato registro, passando dalla rappresentazione melò di un amore omosessuale in Weekend all’algida fine di una lunga storia coniugale nel riuscito 45 anni. Sembra che i due film non siano diretti dallo stesso regista, eppure, a ben vedere, ciò che accomuna entrambe le opere è la capacità di creare uno stato di sospensione, in cui il tempo cronologico cede a una durata emotiva dove trova alloggio un Evento. Nel caso di 45 anni un vecchio amore del protagonista ritornava funestamente a galla, in Weekend invece è la poesia semplice di una relazione nascente, che rompendo gli schemi dona un po’ di colore a una plumbea Nottingham sfregiata da una sciagurata edilizia, a interrompere la scialba causalità che informa il succedersi dei fatti.
Il valore profondo del film d’esordio del regista inglese risiede nella ‘scandalosa’ sincerità con cui riferisce l’incontro tra due esseri umani, i quali, nonostante la brevità della loro frequentazione (un paio di giorni), si ritrovano assai coinvolti, dovendo cedere di fronte a un disarmante sentimento. Non aggiunge nulla la considerazione della loro omosessualità, ciò che conta è l’irruzione di un Evento (un amore) che magicamente riposiziona lo sguardo, convocando i due a rivisitare il proprio spazio emotivo per apportare significativi emendamenti, superando le rispettive resistenze (l’uno nei confronti della logica di un legame, l’altro nell’accettazione piena del proprio orientamento sessuale). È questa la forza del film, la capacità di raccontare senza sovrastrutture la tenerezza di un amore: il film è a livello formale assai semplice, costituito per lo più da inquadrature fisse che indugiano sui volti dei protagonisti, quasi a rovistarne tra le pieghe per carpire i più intimi movimenti interiori; ma Haigh è in grado anche di sorprendere con qualche significativa pennellata, come quel poeticissimo campo-controcampo che ci scaraventa improvvisamente fuori dall’appartamento-alcova in cui i protagonisti amoreggiano di fronte alla finestra, e la luce isolata che emana dalla loro casa diviene il cuore pulsante del grigio, uggioso, mortifero palazzone in cui si trovano.
Ciò che funziona meno nel film, anche se lo si può considerare un effetto collaterale non influente sul risultato complessivo, sono le riflessioni di Russell (Tom Cullen) e Glan (Chris New) sull’omosessualità, che paiono, a modesto parere dello scrivente, di una sconcertante retroguardia, laddove l’infinita tiritera sull’accettazione del proprio orientamento sessuale o il coming out prima con i genitori e poi nel tessuto sociale, sebbene siano tappe inevitabili e assai delicate dal punto di vista psicologico, non costituiscono più la materia di una tragedia annunciata, e forse – questa è più una domanda che un’affermazione – l’auto ghettizzazione del mondo gay è più spesso il frutto di un’errata percezione del mondo circostante che la necessaria conseguenza di un dato effettivo di realtà. Insomma, mischiamoci pure, siamo pronti, e anche se non lo fossimo cominciamo. Probabilmente uno dei pochi elementi positivi della liquidità delle società postmoderne è la riduzione progressiva degli attriti, delle differenze, in favore di un flusso omogeneo (quantunque la logica sottostante non risponda a qualche bel proposito etico ma alla massimizzazione del consumo). Ebbene, si dovrebbe torcere a vantaggio della comunità, nella sua interezza, il movimento virtuoso che annulla i conflitti e incentiva la cooperazione e la condivisione.
Weekend è un film potente che vi emozionerà, ma soprattutto vi renderà inaspettatamente consapevoli di quanto siamo pronti (ma lo eravamo già da tempo) a porre fine a un atteggiamento escludente rispetto a una differenza che, il tempo ce lo confermerà, non individua più modalità ontologiche antagoniste. Siamo preparati anche alla fisicità del rapporto omosessuale, e se ci fosse ancora qualche trombone che si scandalizza, fatelo pure suonare, la sua è una musica che durerà per poco.
Pubblicato da Teodora Film e distribuito da CG Entertainment, Weekend è disponibile in dvd, in formato 1.85:1, con audio in inglese e italiano (DD 2.0) e sottotitoli per non udenti opzionabili. Negli extra il trailer.
Luca Biscontini
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