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DVD/Blu Ray

L’isola di Kim Ki-duk in dvd

Kim ki-duk spinge il linguaggio fino ai suoi limiti, rivelandone ‘il fuori’, ma senza andarne ‘al di fuori’, e l’iniziale lotta tra uomo e donna, servo e padrone, terra e acqua, viene abilmente disinnescata: nuove e straordinarie figure dell’essere vengono alla luce. Come altro definire, d’altronde, quella splendida visione finale in cui Hyun-Shik si perde nel pelo pubico della donna amata, che diventa un accogliente cespuglio galleggiante sulla superficie sincera dell’acqua?

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Sinossi: In un lago vi è una sorta di villaggio turistico organizzato in casette galleggianti di diversi colori dove la gente, passa dei periodi pescando e riposando. Essa è gestita da Hee-jin, una ragazza bella ma silenziosa (forse muta) ed inquietante che affitta le casette, le pulisce, fornisce ami ed altre attrezzature ai pescatori che assiste con cibo, batterie per la luce e con la sua barca funge da traghettatrice sia degli alloggiati, sia per le persone che vengono a far loro visita (generalmente prostitute). Il coprotagonista, suo cliente, è in fuga dopo l’omicidio di una coppia (mostrato in un flashback che rivive in sogno) di cui non viene svelata l’identità. Sta meditando il suicidio, e arriva quasi a compierlo quando la polizia arriva sulle sue tracce, ma Hee-jin lo salva e si instaura tra i due un rapporto di attrazione ma a tratti violento quando una prostituta che conosce l’uomo lo va a trovare e dimostra interesse affettivo.

Recensione: Nell’acqua – sebbene nel film di Kim Ki-duk si tratti di un più gestibile lago – la vita, destabilizzata, continuamente in movimento, decentrata rispetto a uno statico punto di fuga presso il quale osservare intenzionalmente, assume dei caratteri variabili, tutto diviene flusso, il tempo cronologico si ripiega in una durata in cui l’emotività trova uno spazio plasmabile di espressione, giacché l’incessante divenire cui si è magnificamente esposti non dà tregua, un’indiscernibilità (in questo caso quella tra uomo e donna, come lo stesso regista coreano fa notare) cala sui soggetti, che si emancipano dai rigidi ruoli assegnati da un’atavica dialettica, residuo consunto dello scialbo teatro dell’Io. Abbiamo a che fare in questo significativo film con un’eccedenza che per manifestarsi passa attraverso i corpi, i quali diventano gli ulteriori schermi su cui scrivere ciò che sfugge a qualsiasi tentativo di rappresentazione; scampiamo, per fortuna, le prevedibili dinamiche erotiche, laddove qui l’amore si pone come una procedura che convoca i soggetti ad assumere una sovrumana fiducia, a mettere in campo una perseveranza eroica, a compiere un gesto radicale, tramite cui uscire fuori di sé, delirando in un masochismo (necessariamente fisico, per ovvie esigenze di traduzione simbolica) che li fa accedere all’infinità e globalità di un Evento (l’amore), cui sono ostinatamente fedeli. Il tentativo titanico degnamente portato a termine da Kim Ki-duk è quello di far fare esperienza allo spettatore di ciò che per sua natura si sottrae al vortice della rappresentazione, passando, paradossalmente, proprio attraverso essa, donando perciò alla figure che sfilano sulla superficie acquatica una nuova valenza, a patto che chi guarda sia pronto a cambiarsi gli occhi, a delirare anch’esso, a stra-vedere ciò che pur manifestandosi non smette di indicare un fuori campo assoluto che riverbera, dotandolo di una nuova luce, su quanto si mostra.

Kim ki-duk spinge il linguaggio fino ai suoi limiti, rivelandone ‘il fuori’, ma senza andarne ‘al di fuori’, e l’iniziale lotta tra uomo e donna, servo e padrone, terra e acqua,  viene abilmente disinnescata: nuove e straordinarie figure dell’essere vengono alla luce. Come altro definire, d’altronde, quella splendida visione finale in cui Hyun-Shik (Kim Yoo-Suk) si perde nel pelo pubico della donna amata, che diventa un accogliente cespuglio galleggiante sulla superficie sincera dell’acqua? Si passa dalla prosaicità del costante processo di attualizzazione al profondo lirismo di una virtualità (un passato che si giustappone e si conserva accanto al presente) che redime anche coloro che si sono macchiati dei peggiori crimini; non a caso i due protagonisti hanno entrambi commesso omicidi, e per espiare esemplarmente le loro colpe si infliggono delle pene corporali tremende (sono ormai consegnate all’immaginario cinematografico più significativo le famose scene degli ami), fornendo la concreta manifestazione del loro tormento interiore. Non si tratta in questo caso di assumere una posizione giudicante nei loro confronti, quanto di vivere insieme ad essi il flusso imperioso delle emozioni che scorre vivo sullo schermo e che, in ultimo, approda a una destinazione (l’isola), la quale, è bene sottolinearlo, pur fornendo un esempio magistrale di visionarietà sul piano estetico ed etico, è solo un momentaneo approdo che saremo costretti ad abbandonare per tornare a nuotare, a galleggiare, cercando sempre di evitare il rischio della deriva, magari imparando a surfare come suggeriva Gilles Deleuze ne La piega. È l’eccentricità del soggetto l’elemento che s’impone nella postmodernità come sfida da raccogliere: bisogna guidare il processo di trasformazione tra il vecchio e il nuovo statuto ontologico, contenendone i rischi, che pure ci sono, e spalancare le porte a nuovi ed entusiasmanti scenari che magicamente prendono forma.

Pubblicato da Raro Video e distribuito da CG Entertainment, L’isola è disponibile in dvd, in formato 16/9 con audio in coreano (DD 5.1) e sottotitoli in italiano e inglese opzionabili. Nei contenuti extra: Dietro le quinte/Intervista a Andrea Bellavita. Contiene un booklet a cura di Enrico Ghezzi, Maria Boschi e Martina Ghezzi.

Luca Biscontini

Trova il film su CG Entertainment

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  • Anno: 2000
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Corea del sud
  • Regia: Kim Ki-duk