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73 Festival di Venezia: Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (Concorso)

Spira Mirabilis, tanto impegnativo per l’attenzione quanto stupefacente per i frutti che permette di raccogliere, è il recente lavoro documentaristico della coppia Massimo D’Anolfi-Martina Parenti, che arriva quest’anno con tutta la sua forza altra a prendersi il posto che merita nella selezione ufficiale

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“Essere immortale è cosa da poco:
tranne l’uomo, tutte le creature lo sono,
giacché ignorano la morte;
la cosa divina, terribile, incomprensibile,
è sapersi immortali”
J.L. Borges, L’immortale

Spira Mirabilis, tanto impegnativo per l’attenzione quanto stupefacente per i frutti che permette di raccogliere, è il recente lavoro documentaristico della coppia Massimo D’AnolfiMartina Parenti, che arriva quest’anno con tutta la sua forza altra a prendersi il posto che merita nella selezione ufficiale.

Un flusso visivo evanescente e insieme attaccatissimo alla terra, alla vita, attraversata nei suoi elementi costitutivi: fuoco, terra, aria, acqua. Il parto di Spira Mirabilis, concettualmente, è un uomo alle prese con l’immortalità: precisamente Shin Kubota ed i suoi studi sulla Turritopsis, micro medusa “che non ha mai fine”. Un viaggio riflessione astratto e concretissimo attorno al sogno-inganno dell’eternità: una spirale mirabile in cui l’immagine arriva a toccare profondità percettive dentro le cose che attraversa. Istantanee di materia, forma, colore, spirito concatenate dalla voce narrante dell’Immortale di Borges rendono talmente vicini e comprensibili le creature della vita diverse dall’uomo, le vere immortali che non hanno coscienza, da volerle ‘toccare’: dalla pietra delle montagne, base per la costruzione-restauro delle statue del duomo di Milano, al metallo di strumenti da forme di navicelle e dal suono particolarissimo prodotti a Berna, dalle micro meduse ed alla loro buffa ed affascinante morte e rinascita, al fuoco e allo spirito di un popolo e della terra che l’ha generato, gli Indiani Lakota, indefessamente resistenti all’annientamento dei bianchi.

Assonanze visive e poetiche, brusche interruzioni, cambi di formato: una contrazione e una dilatazione sulla falsariga di un respiro, con la voglia di usare le mani, di toccare quelle forme, di stare dentro quelle cose, di comprenderle sempre più.  Il nostro occhio probabilmente smarrito da anni ed anni di distacco da ciò che ha intorno non riesce più da solo a ritrovare quel modo di guardare, ha bisogno di una lente percettiva che non alieni, ma che ci renda quel senso di appartenenza, che ci torni a far diventare parte delle cose immortali, senza altre domande da porci. Come le Statue in cima alle guglie del duomo di Milano, così spaventosamente vive nella fissità di sentinelle dell’eterno divenire, come il suono delle sculture sonore di metallo, talmente percettivo, ancestrale, da accompagnare il respiro e il battito dei bimbi prematuri in terapia intensiva…

Spira Mirabilis è in primis uno straordinario messaggio per l’occhio, violentato certo per la rottura di schemi a cui aggrapparsi: apparentemente così piatto nel non rendere un senso narrativo, nell’urtare l’orecchio in suoni sfibranti e ridondanti, nel richiamo a concezioni filosofico esistenziali scambiabili per sfoggio di cultura e supponenza… Niente di tutto questo. Spira Mirabilis io lo imporrei come esercizio visivo indispensabile per rimediare ad una maleducazione percettiva propinata dai media e da una istruzione… Da una società incapace di rendere i suoi componenti davvero parte della mortale ed eterna esistenza. Dovremo imparare a guardare davvero ciò che ci circonda e noi stessi, senza paura.

Maria Cera

  • Anno: 2016
  • Durata: 121'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia, Svizzera
  • Regia: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti

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